Manovra: difficoltà nella maggioranza, confronto aperto sulle pensioni

Nel dibattito sulla manovra finanziaria emergono tensioni all’interno della maggioranza, in particolare sulle misure previdenziali. In merito al riscatto della laurea ai fini della pensione anticipata, l’indicazione iniziale fornita dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel suo intervento in Senato era che la riduzione del valore contributivo non avrebbe avuto effetti retroattivi. La stessa linea era stata ribadita informalmente dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti rispondendo alle domande dei cronisti a Montecitorio sulla nuova formulazione dell’emendamento governativo. Il testo successivamente depositato in Commissione Bilancio presenta tuttavia un’impostazione diversa, poiché la misura che prevedeva l’abbassamento del peso del diploma di laurea riscattato non risulta più presente. Il relatore della Lega Claudio Borghi ha attribuito tale discrepanza a un errore del ministro, sottolineando come, secondo il nuovo testo esaminato in Quinta Commissione, le risorse inizialmente attese da questa misura verrebbero reperite attraverso una rimodulazione dei fondi iscritti nello stato di previsione del Ministero dell’Economia, destinati alle infrastrutture e ancora da ripartire. Rimarrebbe invece, allo stato attuale, l’allungamento delle cosiddette finestre mobili per l’uscita anticipata dal lavoro. Su questo punto la Lega ha espresso insoddisfazione, ritenendo insufficiente la parziale revisione dell’impianto originario. Claudio Borghi ha fatto sapere che il gruppo chiederà una nuova riformulazione dell’emendamento, ribadendo l’assenza di qualsiasi volontà politica di innalzare l’età pensionabile. L’ipotesi di un ulteriore intervento dell’esecutivo è stata considerata plausibile dal capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Lucio Malan, secondo cui, se l’obiettivo ideale sarebbe l’eliminazione delle finestre, una prospettiva più realistica consisterebbe quantomeno in una loro significativa attenuazione. Nel frattempo, il confronto ha rallentato i lavori parlamentari. Dopo una seduta notturna, le votazioni in Commissione Bilancio sono riprese nel pomeriggio, ma sono state nuovamente sospese con l’arrivo dell’emendamento governativo. Nei corridoi di Montecitorio si sono svolti incontri bilaterali tra i capigruppo di maggioranza e opposizione e i rappresentanti del governo, alla presenza del ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e del sottosegretario al Tesoro Federico Freni.

Dall’opposizione, il capogruppo del Partito democratico Francesco Boccia ha espresso una valutazione fortemente critica, sostenendo che l’esecutivo avrebbe superato una soglia problematica, trasformando quello che appariva come un intervento discutibile in una riforma previdenziale realizzata in modo improprio e lesiva di diritti acquisiti. Lo stesso esponente ha riferito che l’opposizione ha chiesto una sospensione dei lavori, ritenendo evidente una profonda divisione all’interno della maggioranza e giudicando la manovra confusa e inadeguata, con effetti sociali concentrati sempre sugli stessi soggetti. Alla base delle tensioni vi è una delle misure contenute nel maxi emendamento da 3,5 miliardi di euro approdato a Palazzo Madama, con cui il governo ha ridefinito l’impianto del disegno di legge di bilancio approvato in ottobre. I nodi principali riguardano, da un lato, l’allungamento delle finestre mobili per la pensione anticipata e, dall’altro, la norma poi accantonata sul riscatto della laurea breve. La proposta tuttora in discussione prevede, per i lavoratori che matureranno i requisiti per la pensione anticipata a partire dal 2031, un progressivo posticipo della decorrenza del trattamento. In particolare, per chi raggiungerà i requisiti nel 2031 è previsto uno slittamento di tre mesi, che aumenterà a quattro mesi nel 2032 e 2033, a cinque mesi nel 2034 e a sei mesi nel 2035. Accanto a questa previsione, il testo originario contemplava una riduzione progressiva, dal 2031, del valore del riscatto della laurea breve ai fini del raggiungimento dei requisiti per il prepensionamento. Tale clausola era stata presentata dalla maggioranza come una misura di salvaguardia per compensare eventuali effetti finanziari legati alla previdenza complementare. In alternativa, la Lega aveva ipotizzato il reperimento delle risorse attraverso un incremento dell’Irap negli anni successivi, proposta che aveva incontrato la contrarietà di Forza Italia, espressa dal capogruppo Maurizio Gasparri, il quale aveva richiamato il rispetto degli accordi già definiti.

Bce: economia euro più forte del previsto, nuovo taglio sempre più remoto

L’ultima riunione di politica monetaria dell’anno della Banca centrale europea si è svolta senza modifiche all’impianto dei tassi di interesse, che il Consiglio direttivo ha deciso di mantenere invariati. Nel corso dell’incontro, l’istituto ha aggiornato al rialzo le previsioni macroeconomiche, confermando una dinamica dell’economia dell’area euro più solida rispetto alle attese formulate nei mesi precedenti. Secondo le nuove stime, la crescita del prodotto interno lordo dell’eurozona è ora prevista all’1,4 per cento nel 2025, in aumento rispetto all’1,2 per cento indicato a settembre, e all’1,2 per cento nel 2026, rispetto all’1 per cento precedentemente stimato. Per il 2027 è attesa una crescita pari all’1,4 per cento. Le proiezioni sull’inflazione indicano un andamento complessivamente vicino all’obiettivo di medio termine: i prezzi al consumo dovrebbero aumentare del 2,1 per cento nel 2025, dell’1,9 per cento nel 2026, dell’1,8 per cento nel 2027 e del 2,0 per cento nel 2028. Nel corso della conferenza stampa successiva alla riunione, Christine Lagarde ha riferito che la Bce si trova in una posizione adeguata sul fronte della politica monetaria. Ha precisato che la decisione sui tassi è stata adottata all’unanimità e che, durante la riunione, non si è discusso né di un’eventuale riduzione né di un aumento del costo del denaro. La presidente ha inoltre sottolineato che il Consiglio direttivo resta aperto a tutte le opzioni in funzione dell’evoluzione dei dati, pur osservando come la resilienza dell’economia e il mantenimento dell’inflazione su livelli prossimi all’obiettivo rendano al momento meno probabile la necessità di ulteriori tagli, in assenza di nuovi shock. Riguardo al contesto internazionale, Lagarde ha richiamato l’elevato grado di incertezza legato al conflitto in Ucraina e alle persistenti tensioni commerciali globali. Ha tuttavia evidenziato che le esportazioni europee e i consumi interni hanno mostrato risultati superiori alle attese, contribuendo in modo significativo al sostegno dell’attività economica. Sul tema del sostegno a Kiev, la presidente ha espresso fiducia nella capacità dei leader europei di individuare una soluzione condivisa, ribadendo al contempo che la Bce non può avallare ipotesi che comportino rischi di finanziamento monetario degli Stati, pratica vietata dai trattati. In merito al progetto dell’euro digitale, Lagarde ha ricordato che la Bce ha completato il proprio lavoro preparatorio e che ora la responsabilità delle decisioni spetta al Consiglio e al Parlamento europeo. Ha chiarito che l’obiettivo dell’istituto non è quello di porsi come modello, bensì di garantire, nell’era digitale, l’esistenza di una moneta che rappresenti un’ancora di stabilità per il sistema finanziario. In questo contesto, ha osservato che accanto alla forma materiale della moneta della banca centrale è necessario sviluppare un’espressione digitale della stessa sovranità. Interpellata infine sulla propria successione alla guida della Bce, Lagarde ha mantenuto una posizione di neutralità, affermando che esistono numerosi candidati di elevato profilo, tra i quali Isabel Schnabel, ma anche altri potenziali nomi presenti e futuri. Ha aggiunto che la decisione sulla nomina spetterà al Consiglio europeo e verrà assunta al di fuori della Banca centrale europea, senza commentare la questione della nazionalità del futuro presidente.

Mps-Mediobanca: Giorgetti, nessun tipo di ingerenza 

Nel corso di un intervento alla Camera, Giancarlo Giorgetti ha circoscritto il perimetro politico della vicenda relativa ai rapporti tra Monte dei Paschi di Siena e Mediobanca, oggetto di attenzione da parte della Procura di Milano. Il ministro dell’Economia ha chiarito che il Ministero dell’Economia e delle Finanze non ha né guidato né condizionato l’operazione, precisando che le decisioni che hanno condotto all’Offerta pubblica di acquisto e scambio su Mediobanca sono state assunte in piena autonomia dagli organi societari di Mps. Giorgetti ha ricostruito il contesto sottolineando come l’operazione sia stata deliberata dal consiglio di amministrazione della banca senese e come il Tesoro, in qualità di azionista, si sia limitato a prendere atto delle scelte compiute e delle motivazioni sottostanti. Ha inoltre ribadito una linea di separazione tra il ruolo dello Stato azionista e quello del management, evidenziando che le interlocuzioni istituzionali si sono concentrate esclusivamente sull’esigenza di assetti in grado di garantire stabilità e prospettive di lungo periodo, senza interferenze nei processi decisionali. Nel delineare il quadro complessivo, il ministro ha richiamato l’evoluzione di Mps rispetto alla fase del salvataggio pubblico del 2016, ricordando che l’intervento statale aveva finalità di tutela dei risparmiatori e della stabilità finanziaria. Ha quindi richiamato la ricapitalizzazione del 2022, realizzata con il contributo del Tesoro e del mercato secondo il principio del pari passu, come passaggio decisivo per l’avvio di un nuovo piano industriale e il ritorno alla redditività. In questo contesto, Giorgetti ha espresso fiducia nell’amministratore delegato Luigi Lovaglio, evidenziandone il ruolo nel risanamento dell’istituto.

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