Manovra: Giorgetti alla Lega, nessuno taglio alle opere, e su banche decide Parlamento

Nel corso di un incontro al Ministero delle Infrastrutture convocato dalla Lega per discutere della legge di bilancio, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha escluso l’ipotesi di tagli alle opere infrastrutturali, definendo “una fake news” le notizie relative a riduzioni di fondi per le metropolitane di Roma, Milano e Napoli. Ha precisato che si tratta unicamente di rimodulazioni temporali delle risorse, nell’ambito della normale dialettica tra il Ministero dell’Economia e gli altri dicasteri, confermando così l’assenza di tagli effettivi. Nel suo intervento, Giorgetti ha sottolineato che ogni decisione su un eventuale aumento del contributo delle banche sarà di competenza del Parlamento, ribadendo che la manovra contiene misure di ben maggiore rilevanza. Riguardo alla tassazione degli affitti brevi e delle locazioni turistiche, ha chiarito che si tratta di un tema che non riguarda solo la fiscalità, ma anche aspetti più ampi, e che sarà comunque il Parlamento a stabilirne l’esito. Durante la riunione, il titolare di via XX Settembre ha inoltre fornito rassicurazioni sulla cosiddetta “pace fiscale”, indicando la possibilità di estendere la platea dei beneficiari e ricordando che il Ministero ha collegato le disponibilità finanziarie alla maturità effettiva delle opere, in modo da non bloccare inutilmente fondi pubblici. In merito al Piano Casa, ha aggiunto che le risorse potranno essere attinte dal Fondo Clima e dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, già a partire dal 2026. Sul piano politico, Giorgetti ha evidenziato che i saldi della manovra restano invariati, ma che la politica potrà incidere sugli equilibri parlamentari. Ha ricordato, in linea con quanto sostenuto da Forza Italia, che l’accordo sulle banche è stato definito dal Ministero dell’Economia e che l’approvazione delle misure dipenderà dai numeri in Parlamento, dove sarà complesso introdurre modifiche significative senza compromettere la coesione della maggioranza. La prossima settimana si inizia con un tour de force di audizioni in Senato, e a chiudere sarà lo stesso Giorgetti, giovedì 6 novembre. Dopo di che si aprirà il risiko degli emendamenti.  Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha invitato a mantenere “una grammatica comune” durante la discussione della legge di bilancio, rivendicando la natura politica del governo e ricordando che la manovra non potrà superare i 18 miliardi di euro per ragioni già ampiamente illustrate. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un messaggio per gli ottant’anni di Federmanager, ha infine affermato che l’Italia “è tornata a correre” e che il Paese è oggi in grado di affrontare le difficoltà meglio di altre nazioni europee, grazie a provvedimenti che mirano a consolidare il percorso di crescita e sviluppo intrapreso negli ultimi anni.

Panetta, “Euro digitale aumenterà concorrenza fra le banche”

Nel corso della conferenza stampa a Firenze, al termine della riunione sui tassi della Banca Centrale Europea, il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta ha ribadito che l’introduzione dell’euro digitale rappresenterà un importante fattore di stimolo per la concorrenza nel settore bancario. L’avvio della nuova fase del progetto, approvato nel corso dell’incontro, segna un passo significativo verso la creazione di una valuta digitale europea pienamente operativa. Panetta ha evidenziato come lo sviluppo di un’infrastruttura europea dedicata possa offrire un vantaggio strategico agli istituti di credito, che attualmente si avvalgono in larga misura di operatori e piattaforme extraeuropee per la gestione dei pagamenti. La nuova architettura, ha spiegato, permetterà di rafforzare l’autonomia del sistema finanziario dell’Unione, riducendo la dipendenza da circuiti internazionali e favorendo un mercato interno più competitivo e integrato. Il governatore ha inoltre precisato che i costi complessivi del progetto per le banche europee saranno limitati e pienamente gestibili. Tornando su un tema già affrontato di recente durante il convegno dell’AcriPanetta ha sottolineato che l’impatto economico per il settore sarà contenuto, soprattutto se confrontato con i benefici strutturali attesi in termini di efficienza, sicurezza e competitività del sistema bancario europeo.

La Bce lascia i tassi invariati

Il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse nell’area euro. In base alla decisione assunta, il tasso sui depositi presso la banca centrale resta fissato al 2%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,15% e quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 2,40%. La scelta, secondo quanto comunicato dall’istituto di Francoforte, riflette una valutazione di stabilità delle condizioni economiche e monetarie nel contesto europeo. La Bce ha sottolineato che l’inflazione si mantiene prossima all’obiettivo del 2% nel medio termine e che la valutazione delle prospettive inflazionistiche da parte del Consiglio direttivo rimane sostanzialmente invariata rispetto alle precedenti riunioni. Pur in presenza di un contesto economico internazionale complesso, l’economia dell’Eurozona continua a mostrare una moderata capacità di crescita, sostenuta dalla solidità del mercato del lavoro, dai bilanci robusti del settore privato e dagli effetti positivi derivanti dalle precedenti riduzioni dei tassi. L’istituto ha tuttavia evidenziato che le prospettive restano caratterizzate da elementi di incertezza, in particolare a causa delle tensioni geopolitiche e delle controversie commerciali che incidono sui flussi economici globali. Il Consiglio direttivo ha ribadito la propria determinazione a garantire che l’inflazione si stabilizzi intorno all’obiettivo del 2% nel medio periodo, confermando un approccio di politica monetaria basato sull’analisi dei dati disponibili e su valutazioni periodiche in occasione di ciascuna riunione.

Ue, la maggioranza chiede a von der Leyen modifiche alla legge di bilancio

Prosegue il confronto tra Parlamento europeo e Commissione von der Leyen sul futuro bilancio pluriennale dell’Unione Europea per il periodo 2028-2034. Le principali forze politiche di centro — popolari, socialisti, liberali e verdi — hanno indirizzato una lettera congiunta all’esecutivo comunitario per chiedere una revisione sostanziale della proposta presentata lo scorso luglio, in particolare riguardo alla governance dei fondi per agricoltura e coesione. La proposta della Commissione europea, elaborata prima della pausa estiva, prevede una ristrutturazione radicale dell’architettura finanziaria dell’Unione, con la riduzione dei programmi da 52 a 16, l’accorpamento dei fondi agricoli e di coesione e un rafforzamento delle competenze a livello nazionale. Il quadro finanziario complessivo ammonterebbe all’1,15% del prodotto interno lordo europeo — in lieve crescita rispetto all’1,13% del bilancio precedente — e raggiungerebbe l’1,26% se si include il rimborso del programma NextGenerationEU. Nella lettera inviata all’esecutivo comunitario, i partiti che sostengono la maggioranza a Strasburgo hanno espresso contrarietà alla prospettiva di una progressiva “rinazionalizzazione” della gestione dei fondi europei, chiedendo invece di rafforzare il ruolo delle regioni e degli enti locali nella programmazione e nell’attuazione dei progetti. Le forze politiche firmatarie hanno sostenuto che la previsione di bilanci distinti per singole politiche — come agricoltura, coesione, politiche sociali e affari interni — garantirebbe maggiore prevedibilità e trasparenza, oltre a una più chiara destinazione delle risorse verso le priorità dell’Unione. Un altro punto centrale della missiva riguarda il rispetto del ruolo del Parlamento europeo nella fase di approvazione dei piani nazionali, attraverso i quali la Commissione intende gestire la distribuzione dei fondi. I firmatari hanno insistito sull’applicazione orizzontale dei principi di condizionalità legati al rispetto dello Stato di diritto, chiedendo che venga utilizzato il regolamento già in vigore in materia, per evitare un possibile “deficit democratico” nel controllo e nell’uso delle risorse comuni. Fin dalla sua presentazione, la proposta della Commissione aveva suscitato forti perplessità tra le associazioni di categoria e gli attori territoriali, in particolare nel comparto agricolo, dove la prospettiva di un accorpamento con i fondi di coesione è stata accolta con preoccupazione. Anche diversi rappresentanti regionali e amministratori locali hanno manifestato contrarietà a una centralizzazione della gestione finanziaria, ritenendo necessario mantenere un legame diretto tra i fondi europei e i territori beneficiari. Nella giornata di ieri anche il Comitato europeo delle Regioni si è espresso a favore di una revisione della proposta, sottolineando l’importanza del principio di sussidiarietà e della partecipazione diretta delle autorità locali nella programmazione europea. In risposta alla lettera, il portavoce della Commissione, Balazs Ujvari, ha adottato un tono prudente, affermando che l’esecutivo “è pronto ad ascoltare” le posizioni del Parlamento, ma che al momento non intende entrare nel merito dei contenuti della missiva. In base ai Trattati, il Parlamento europeo ha la facoltà di approvare o respingere il bilancio pluriennale, ma non di modificarlo nel corso del processo di approvazione. Con questa iniziativa, le principali forze politiche mirano dunque a influenzare preventivamente il negoziato, evitando un’eventuale bocciatura in sede finale. Già lo scorso maggio, con una risoluzione adottata a larga maggioranza, l’Assemblea di Strasburgo aveva anticipato le proprie aspettative su un bilancio europeo più trasparente, equo e orientato alla crescita territoriale. La lettera rappresenta ora un ulteriore passaggio politico nel tentativo di indirizzare la futura architettura finanziaria dell’Unione verso un equilibrio tra coesione, sostenibilità e democrazia istituzionale.

  1. Manovra: Giorgetti alla Lega, nessuno taglio alle opere, e su banche decide Parlamento
  2. Panetta, “Euro digitale aumenterà concorrenza fra le banche”
  3. La Bce lascia i tassi invariati
  4. Ue, la maggioranza chiede a von der Leyen modifiche alla legge di bilancio