Unicredit-Banco Bpm, Commissione Ue prende tempo su golden power 

La Commissione europea non dovrebbe pronunciarsi domani in merito all’utilizzo del “golden power” da parte del governo italiano nell’ambito dell’operazione che aveva coinvolto UniCredit e Banco Bpm. Secondo quanto riferito a Bruxelles, la conclusione del dossier sarebbe già stata predisposta dai servizi competenti, ma il suo avanzamento sarebbe sospeso presso il gabinetto della presidente Ursula von der Leyen, presumibilmente per evitare ripercussioni politiche nei confronti dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni. L’indagine è condotta nel quadro della procedura “pilot”, lo strumento con cui la Commissione tenta di prevenire l’avvio formale delle procedure di infrazione. A occuparsene sono in particolare la direzione della commissaria ai Servizi finanziari Maria Luís Albuquerque e quella della Concorrenza, posta sotto la responsabilità della vicepresidente esecutiva Teresa Ribera. Fonti europee riferiscono che il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti avrebbe incontrato, a margine della riunione dell’Eurogruppo, la commissaria Albuquerque. Sebbene non sia stata fornita alcuna conferma ufficiale, è ritenuto verosimile che la questione legata all’esercizio del “golden power” sia stata affrontata nel corso del colloquio. Già al Consiglio Ecofin di ottobre, a Lussemburgo, la commissaria si era espressa con fermezza, dichiarando che la Commissione avrebbe fatto ricorso agli strumenti a sua disposizione in relazione a qualunque elemento potesse ostacolare la realizzazione del mercato unico dei servizi finanziari. Una fonte qualificata ha tuttavia riferito che la commissaria starebbe ancora lavorando intensamente sul dossier. Nella valutazione preliminare trasmessa al governo italiano il 14 luglio scorso, redatta ai sensi dell’articolo 21 del regolamento europeo sulle concentrazioni e firmata dalla vicepresidente Ribera, si sostiene che il decreto di attivazione del “golden power” relativo all’operazione UniCredit-Banco Bpm comporterebbe una limitazione alla libera circolazione dei capitali e inciderebbe sulle competenze esclusive della Banca centrale europea in materia di vigilanza bancaria, in quanto unica autorità legittimata a imporre requisiti prudenziali nell’ordinamento dell’Unione. Alla valutazione preliminare, e alla successiva risposta del governo italiano, dovrebbe seguire la posizione definitiva della Commissione, da cui dipenderà l’eventuale apertura di una procedura di infrazione. Stando alle informazioni attualmente disponibili, tuttavia, non è stato ancora individuato il momento per procedere alla decisione finale.

Giorgetti, restano problemi su direttiva tassazione gas, bene dazi su piccoli pacchi extra Ue 

Nel corso della sessione pubblica del Consiglio Ecofin dell’Unione europea, svoltasi a Bruxelles il 13 novembre, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha ribadito la posizione di veto dell’Italia rispetto alla proposta di revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia, confermando le considerazioni già espresse dal governo riguardo alle criticità ancora presenti nel testo negoziale. Pur riconoscendo che l’ultimo compromesso predisposto dalla Presidenza di turno rappresentasse, dal punto di vista italiano, un avanzamento rispetto alle precedenti versioni, il ministro ha osservato che restano elementi ritenuti problematici e tali da impedire un’adesione alla proposta. Nel suo intervento, Giorgetti ha richiamato il contesto economico e geopolitico mutato rispetto al momento in cui la Commissione europea aveva presentato la proposta, nel luglio 2021, sostenendo che nell’attuale fase fosse prioritario preservare la competitività dell’economia europea. Ha ricordato che l’Italia continua a risentire degli elevati prezzi dell’energia, in particolare del gas naturale, un fenomeno acuito dall’interruzione delle forniture provenienti dalla Federazione Russa, considerate essenziali per il sistema industriale nazionale. Alla luce di tali condizioni, il ministro ha insistito sulla necessità di individuare una soluzione ritenuta equilibrata, che tenesse conto delle specificità produttive e infrastrutturali dei singoli Stati membri. Entrando nel merito della riforma, Giorgetti ha evidenziato che le aliquote minime previste per il gas naturale risultano ancora troppo elevate e che il loro incremento potrebbe incidere in modo significativo sui costi energetici, soprattutto nei settori industriali esposti al rischio di delocalizzazione. Ha aggiunto che, sebbene combustibili quali GNL e GPL presentino un minor impatto ambientale rispetto ad altri prodotti energetici di origine fossile, una loro sostituzione su larga scala non sarebbe realisticamente attuabile nel breve periodo. Per tali ragioni, ha invitato le istituzioni europee a proseguire il lavoro tecnico, al fine di definire un quadro più sostenibile sia in termini di aliquote minime sia in relazione alla durata del periodo transitorio. Un ulteriore elemento considerato sensibile dal governo riguarda la possibilità di differenziare l’aliquota nazionale sui carburanti destinati al trasporto commerciale su strada rispetto a quella applicata al trasporto privato. Giorgetti ha ricordato che questa facoltà risponde alle peculiarità geografiche e logistiche del territorio italiano. Pur riconoscendo l’utilità del periodo transitorio e della clausola di revisione previsti nella proposta, il ministro ha chiarito che la cessazione della differenziazione dovrà essere subordinata a una valutazione della Commissione europea, che dovrà tener conto della disponibilità di carburanti più sostenibili e degli effetti dell’allineamento delle aliquote sul mercato interno. Nella stessa riunione, l’Ecofin ha inoltre approvato la modifica del regolamento europeo in materia doganale, introducendo un’imposta sui piccoli pacchi provenienti da Paesi extra-Ue, in particolare dai mercati asiatici, per importi fino a 150 euro, finora esenti da dazi. La misura, sostenuta con forza dall’Italia e già promossa da Giorgetti durante l’Eurogruppo del giorno precedente, nasce dall’esigenza di contrastare quella che viene considerata concorrenza sleale derivante dalla crescente diffusione di spedizioni online provenienti da piattaforme non europee, fenomeno ritenuto dannoso per il commercio al dettaglio. L’accordo raggiunto prevede inoltre la possibilità, per gli Stati membri che lo riterranno opportuno, di anticipare l’applicazione della norma già al 2026 rispetto all’entrata in vigore generale fissata per il 2028. Secondo quanto riferito dal ministro, il governo italiano valuta positivamente l’introduzione della nuova disciplina doganale, ritenuta coerente con il più ampio dibattito europeo sui temi della concorrenza e sulla necessità di tutelare le imprese del continente da pratiche considerate distorsive del mercato. Tale risultato, ha osservato, si aggiunge alle posizioni espresse dall’Italia sulla direttiva in materia di energia, rispetto alla quale Roma continua a richiedere un approccio maggiormente equilibrato, capace di conciliare gli obiettivi ambientali con la salvaguardia della stabilità economica e sociale degli Stati membri.

Bce, record di fiducia nell'euro, ma l'Italia è terzultima

A oltre venticinque anni dalla sua introduzione, l’euro continua a registrare livelli elevati di fiducia tra i cittadini dei venti Stati membri dell’area valutaria. È quanto emerge da un’analisi pubblicata dalla BCE, che, sulla base dei dati dell’Eurobarometro della Commissione europea, ha rilevato come il sostegno alla moneta unica abbia raggiunto una media dell’83%, con un incremento diffuso nel decennio iniziato nel 2020. Nonostante tale tendenza, l’Italia rimane tra i Paesi con i valori più contenuti, collocandosi al terzultimo posto, davanti soltanto ad Austria e Grecia. Secondo lo studio, il rafforzamento della fiducia risulta particolarmente evidente tra le fasce più giovani della popolazione, per le quali l’euro rappresenta soprattutto uno strumento pratico e funzionale, associato a una ridotta disoccupazione, alla capacità dell’area dell’euro di rispondere agli shock derivanti dalla pandemia e dal conflitto in Ucraina, nonché alla funzione di stabilizzazione dei prezzi. Per le generazioni più giovani, inoltre, la valuta unica è percepita come un importante fattore abilitante per la mobilità e i viaggi all’interno dell’Unione. La Banca centrale europea sottolinea come, in quasi tutti gli Stati membri, il sostegno alla moneta sia aumentato in misura significativa negli anni 2020 rispetto ai due decenni precedenti, soprattutto nei Paesi che presentavano livelli iniziali più bassi, quali Cipro, Lituania, Portogallo e Spagna, dove la fiducia avrebbe registrato incrementi vicini ai venti punti percentuali. Fa eccezione la Grecia, che continua a collocarsi all’ultimo posto con un valore di poco inferiore al 60%, in calo rispetto agli anni 2000 ma in lieve ripresa rispetto al decennio successivo. L’Italia presenta un livello di fiducia lievemente inferiore al 75%, mentre la Francia si posiziona poco al di sopra e la Germania supera l’80%. L’analisi evidenzia inoltre come i miglioramenti più consistenti si registrino tra i cittadini che hanno concluso gli studi prima dei sedici anni, tra gli over cinquantacinque e tra le donne, gruppi tradizionalmente più scettici nei confronti della moneta unica. Dal 2000 al 2024 il sostegno femminile all’euro sarebbe passato dal 61% al 78%, riducendo significativamente il divario rispetto agli uomini. Parallelamente alle analisi sulla fiducia, la Banca centrale europea ha diffuso il settimo Bollettino economico del 2025, dal quale emerge che nel terzo trimestre dell’anno l’economia dell’area dell’euro ha registrato una crescita dello 0,2%, in aumento rispetto allo 0,1% del trimestre precedente. Pur in assenza di una scomposizione dettagliata della spesa, gli indicatori disponibili suggeriscono un contributo positivo della domanda interna, mentre le esportazioni nette avrebbero mostrato un andamento più contenuto.  La Banca centrale europea ha rilevato che la crescita del terzo trimestre continua a presentare differenze significative tra le principali economie dell’area. Il prodotto interno lordo reale è aumentato dello 0,6% in Spagna, dello 0,5% in Francia e dello 0,4% nei Paesi Bassi, mentre è rimasto stabile in Germania e in Italia. Tra i Paesi di dimensioni minori, solo l’Irlanda ha registrato una lieve contrazione. Complessivamente, il risultato dell’area risulta coerente con le proiezioni macroeconomiche elaborate dagli esperti della BCE a settembre 2025, dopo gli aggiustamenti legati all’atteso minor contributo dell’economia irlandese rispetto ai dati effettivi. 

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