Il Pd apre su Gaza e Meloni chiede un vertice sulla ricostruzione

La tregua è a rischio e bisogna fare il possibile per irrobustirla: per queste ragioni il Pd è pronto a valutare quali saranno le proposte del Governo per aiutare a stabilizzare l'area. Soprattutto è pronto a votare a favore di una missione di peacekeeping nella Striscia, che naturalmente, per i dem, deve passare attraverso il voto del Parlamento che potrebbe essere per la prima volta “unanime”. Ad assicurarlo è stato il responsabile Esteri Giuseppe Provenzano che, insieme al capogruppo della Camera Chiara Braga, ha spiegato che il Pd è pronto a fare la sua parte per la pace in Medio Oriente. I dem aprono quindi all'esecutivo, pur ritenendo fondamentale l'immediato riconoscimento dello Stato di Palestina. Il tutto mentre la premier Giorgia Meloni, tornando dal vertice di Sharm el-Sheikh, continua a garantire che l'Italia è pronta a fare tutto ciò che servirà e ha chiesto nel corso del Cdm di martedì che tutti i ministeri e le istituzioni coinvolte nel progetto di ricostruzione si riuniscano per fare il punto sui prossimi passi. 

L’Italia c’è per la ricostruzione e per l’invio di militari a Gaza 

Se l'Onu lo richiederà, l'Italia sarà pronta a partecipare con i suoi militari a una forza di stabilizzazione a Gaza. Questo scenario, però, ancora non è vicino. E servirà a mettere in sicurezza la Striscia segnando la fine della prima fase emergenziale e l'inizio della vera e propria ricostruzione. Sono i due tempi di una sorta di tabella di marcia emersa nella riunione della task force insediata a Palazzo Chigi, con vari ministri, il nuovo inviato speciale della Farnesina per Gaza Bruno Archi, Protezione civile e Servizi, che ha definito le linee di intervento (sanità, istruzione, agricoltura, sicurezza e intelligence) da inserire in un “piano organico”. Dovrebbe essere quel “paper” annunciato da Giorgia Meloni al vertice di pace di Sharm el-Sheikh, e l'orizzonte per la sua presentazione potrebbe diventare la conferenza sulla ricostruzione che l'Egitto ospiterà a novembre. Le prossime settimane sono considerate cruciali. Il 7 novembre a Roma è atteso Abu Mazen, che dovrebbe essere ricevuto a Palazzo Chigi e al Quirinale. L’appello del Vicepremier Antonio Tajani “all'unità politica” sulla partecipazione alla forza di interposizione a Gaza è stato accolto dalle opposizioni. Intanto l'emergenza si affronta con gli aiuti umanitari, e il governo prepara il più grande invio.  

Intesa del centrodestra sulle banche. Verso il Cdm per il varo della manovra

I partiti di governo dopo una giornata ad alta tensione trovano la quadra in un vertice di maggioranza convocato dalla premier Giorgia Meloni a Palazzo Chigi per chiudere la partita sulla legge di Bilancio. La manovra approderà così in Cdm, un segnale chiaro che la premier ha mandato ai partiti che la sostengono sul fatto che il tempo era scaduto. Al tavolo con la premier, dopo una giornata di fibrillazioni in particolare tra Lega e Forza Italia, siedono i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi mentre il titolare dell'Economia Giancarlo Giorgetti è in video collegamento da una delle stanze del Fondo Monetario Internazionale a Washington. L’intesa che filtra non conterrà una sola misura ma più interventi per raggiungere il risultato di gettito previsto, i 4,4 miliardi. Ci sarebbe comunque la tassa del 27,5% sulle banche e le assicurazioniche dovranno liberare i depositi vincolati in base alla norma del 2023 che tassava, in alternativa, gli extraprofitti al 40%. Di fatto non si tratta di tasse sugli extraprofitti in senso stretto. Ci sarebbe poi l'aumento dell'Irap di 2,5 punti e anche una modifica sulla norma che consentiva nel 2026 di recuperare le perdite che non si era potuto scontare (al 65%) sui bilanci di quest'anno, e ci sarebbero anche altre norme minori. Il tutto deve ancora essere presentato nel complesso ai rappresentanti delle banche. La riunione tra gli alleati arriva dopo una giornata ad altissima tensione proprio su questo punto: la Lega che ribadisce la propria linea e Forza Italia che avverte di non essere disponibile ad appoggiare in alcun modo (nemmeno nel voto in Cdm) nessuna forma di tassazione degli extraprofitti. Altro capitolo che ha fatto tribolare la maggioranza è quello della rottamazione quinquies. Fonti di maggioranza spiegano che un'intesa di massima ci sarebbe. La pace fiscale in primis non riguarderebbe le omesse dichiarazioni dei redditi e non avrebbe una prima rata più pesante; sarebbe, inoltre, confermata la scansione in 56 rate bimestrali in 9 anni. Confermato che il taglio dell'Irpef (2,7 miliardi) avrà benefici limitati per i redditi più alti. Sulle pensioni, invece, il Dpb certifica che il congelamento dello scalino del 2027 riguarda solo i lavori gravosi e usuranti. Ai rifinanziamenti sulla sanitàprevisti l'anno scorso dalla legge di bilancio, si aggiungono 2,4 miliardi di euro per il 2026 e 2,65 miliardi per il biennio successivo. Sono prorogate per il 2026 le stesse condizioni previste per il 2025 in merito alle disposizioni in materia di detrazione per interventi edilizi: dunque, bonus ristrutturazione al 50% per la prima casa. Capitolo sostegni alle imprese: si favoriranno gli investimenti in beni materiali attraverso la maggiorazione del costo di acquisizione valido ai fini del loro ammortamento, per un valore complessivo di 4 miliardi di euro. Saranno presenti nel triennio il credito d'imposta per le imprese ubicate nelle zone economiche speciali (ZES) e per le zone logistiche semplificate (ZLS). Arriva anche una nuova proroga, al 31 dicembre 2026, della sterilizzazione della plastic e sugar tax. Si rafforza anche il pacchetto famiglia da 1,6 miliardi con il finanziamento della riforma del caregiver familiare e il potenziamento del bonus per le lavoratrici madri con almeno 2 figli e con redditi annui sotto i 40mila euro. Tra le novità in arrivo anche l'ampliamento delle detrazioni per le famiglie con un solo figlio. Novità anche sull'Isee: non solo si esclude la prima casa ma viene rafforzato anche il coefficiente dal secondo figlio in poi.

(Pagina di Nomos – Legge di Bilancio 2026) 

Il Campo largo conferma la Toscana. Giani vince con il 54%

In Toscana il centrosinistra stravince grazie a Eugenio Giani che centra la conferma a governatore con il 54% delle preferenze, staccando il candidato di centrodestra Alessandro Tomasi di 13 punti. La vittoria è schiacciante: Giani tocca il 54%, mentre Tomasi si ferma al 40,8% e Antonella Bundu, di Toscana rossa, al 5,1%. Il risultato supera di gran lunga anche l'ottimo dato del 2020 che aveva visto Giani superare la sfidante leghista Susanna Ceccardi con il 48,6%, e trascina in alto il Pdprimo partito con il 34,4%. 

Al secondo posto c'è FdI, 8 punti sotto i dem (26,6%), e terza lista per preferenze raccolte è la Casa riformista-Giani presidente, che con l'8,83% fa gongolare il leader di Iv Matteo Renzi. Seguono nel centrosinistra Avs al 7% e M5S al 4,3%. Mentre nel centrodestra, 20 punti sotto FdI, si piazza Forza Italia con il 6,1% seguita dalla Lega al 4,4%, E' ora! Lista civica Tomasi presidente al 2,3% e Noi moderati all'1,1%. Il dato che supera ogni lista e candidato è però quello dell'astensionismo, con un'affluenza al 47,7%, 15 punti sotto quella del 2020. E se è vero che cinque anni fa i numeri erano gonfiati dall'election day delle amministrative insieme al referendum per il taglio dei parlamentari, la cifra resta comunque la più bassa nella storia delle elezioni regionali toscane. 

Dopo il flop della in Toscana Vannacci è sotto accusa

“Chi pensa mi fermi, non mi conosce”. Roberto Vannacci non si nasconde: all'indomani del flop della Lega alle elezioni regionali in Toscana con il 4,4%, il vicesegretario e responsabile della campagna elettorale del Carroccio è pronto a rilanciare la sfida rispondendo alle accuse di chi lo considera responsabile del risultato. Il partito di via Bellerio si interroga sui motivi del flop seppure in una Regione storicamente rossa come la Toscana. Chi vota ha sempre ragione, è il mantra di Matteo Salvini quando i risultati sono tutt'altro che brillanti. I numeri parlano chiaro: circa il 2% in meno rispetto alle ultime elezioni europee del 2024 e oltre 17 punti percentuali rispetto al 2020, quando Susanna Ceccardi era candidata alla guida della Regione. La stessa europarlamentare leghista toscana, dopo gli screzi sulla scelta dei candidati alle regionali, in un post su Facebook si complimenta con Alessandro Tomasi. Ora per ricomporre toccherà a Matteo Salvini 

Appendino minaccia le dimissioni. Conte chiude: mai ricevute

Il voto in Toscana, col calo dei consensi dal 7% al 4%, ha scosso il M5S e ha ravvivato un dibattito che, dalla Costituente di fine 2024, si era un po' spento, con l'estromissione di Beppe Grillo e la fine del duello col presidente Giuseppe Conte. Il tema è il rapporto col Pd: nessuno mette in discussione che, per sconfiggere il centrodestra, il campo largo sia necessario ma nell'ultima riunione dei parlamentari la deputata Chiara Appendino ha criticato l'atteggiamento del M5S, giudicandolo troppo schiacciato sulle posizioni dell'alleato, e ha minacciato le dimissioni da vicepresidente del Movimento 5 Stelle in dissenso con la linea del leader Giuseppe. Indiscrezioni giornalistiche uscite durante l'ultima assemblea dei parlamentari pentastellati e mai smentite o rettificate formalmente dalla diretta interessata. Giuseppe Conte sulle possibilità di dimissioni della vicepresidente Chiara Appendino è netto: “Non c'è stato nessun annuncio e io non ho ricevuto nulla”. “Appendino poneva un tema di postura, di come si sta in un'alleanza” ha raccontato la deputata Vittoria Baldino. Le regionali stanno rappresentando un test interno di gradimento della strategia delle alleanze. Per la presidente Todde, “il progetto è paradossalmente rafforzato”, ma nel M5S i distinguo non mancano. 

Salvini apre la campagna di Stefani in Veneto, Zaia capolista

Ripartire dai “valori” fondanti, accantonare un certo tipo di messaggio eccessivamente “ideologico”, tornare a “valorizzare il territorio”. Non si placano, nella Lega, i malumori per il flop in Toscana e per quello che ne è considerato il responsabile, Roberto Vannacci. Una nuova grana per Matteo Salvini, che si somma alle tensioni dei lombardi per l'intesa sul Veneto che, di fatto, apre le porte a FdI in quella che era una roccaforte leghista. In attesa di un confronto che si preannuncia acceso nel prossimo consiglio federale, il leader mette il cappello sulla candidatura di Alberto Stefani per il dopo Luca Zaia, che annuncia la sua candidatura in tutte le province del Veneto, con un evento che doveva essere di coalizione ma di fatto è monocolore. Al Teatro Geox è pienone, perché il partito vuole fare pesare la sua presenza sul territorio. E pazienza se gli alleati non si sono presentanti è il live motive. “E' una delle più grandi gioie” avere il candidato leghista, esordisce Matteo Salvini sul palco, non negando che la “battaglia” sia stata dura per spuntarla sul partito di Giorgia Meloni. Quindici anni di governo di Zaia “lasciano il segno” e “non sarà semplice” raccogliere il testimone, sottolinea il leader, che rivendica l'Autonomia che sta per raggiungere “le prime pre intese nelle prossime settimane”. 

Il Governo conferma il Memorandum Italia-Libia

Governo e maggioranza hanno confermato che non intendono rinunciare al Memorandum Italia-Libia su cui si fonda “la strategia nazionale di contrasto ai trafficanti di immigrati e di prevenzione delle partenze dalla Libia”. L'intesa si rinnoverà automaticamente il 2 novembre 2025 e sarà quindi vigente per altri tre anni a partire dal 2 febbraio del 2026. Respinte le mozioni delle opposizioni che non sono riuscite a presentare un testo unico. Dagli anni 2000, tutti gli esecutivi di tutti i colori hanno potenziato gli sforzi per ridurre i flussi migratori attraverso accordi con i paesi terzi. Ma è stato il governo Gentiloni (ministro dell'Interno Minniti), il 2 febbraio 2017, a volere il primo Memorandum di intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica italiana. Il Governo Meloni, nonostante le polemiche e le numerose inchieste e prese di posizione contro la Libia, ha quindi deciso di agire in continuità e di approvare la mozione di maggioranza. 

Meloni ha presieduto con il re di Giordania la riunione del Processo di Aqaba

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha co-presieduto, insieme al re di Giordania Abdullah II, la riunione del Processo di Aqaba sul contrasto al terrorismo e all'estremismo violento in Africa occidentale. Alla riunione hanno partecipato oltre trenta delegazioni. Tra i leader presenti i presidenti di CiadNigeria e Sierra Leone, il presidente del Consiglio del Togo, il presidente del Consiglio nazionale (camera alta del Parlamento) dell'Algeria, nonché' diverse delegazioni a livello ministeriale, oltre a inviati speciali per la regione, ed esperti internazionali della materia. La riunione ha permesso un confronto sulle strategie per combattere i fenomeni del terrorismo e dell'estremismo violento, analizzando, in particolare, l'azione per eliminare il finanziamento del terrorismo contrastando il nesso con la criminalità organizzata transnazionale, i traffici di droghe, armi ed esseri umani. Durante l'incontro la presidente del Consiglio si è confrontata con gli interlocutori sul nuovo paradigma nelle relazioni con l'Africa attraverso il Piano Mattei, con l'obiettivo di affrontare le cause profonde dell’instabilità e del terrorismo attraverso investimenti sul capitale umano e su uno sviluppo sostenibile. La presidente Meloni si è anche confrontata sulle strategie di contrasto al nesso terrorismo-crimine. 

Le Pen attacca Meloni “le invidio Pnrr pagato da noi”

Il modello Meloni per la Francia? “La cosa che forse le invidio è l'enormità del piano di rilancio che ha riguardato l'Italia e che noi, la Francia, andremo a pagare”. Marine Le Pen, ai microfoni della radio pubblica France Inter, parla del Governo italiano e dei risultati economici della premier. Le esternazioni della rappresentante del Rassemblement National a Roma fanno saltare sulla sedia, per motivi opposti, rappresentanti della maggioranza e dell'opposizione. Alle parole non proprio lusinghiere della leader francese risponde indirettamente FdI. 

Landini dà della “cortigiana” a Meloni. La premier attacca

Giorgia Meloni una “cortigiana” e la corte è quella di Donald Trump. È bufera sulle parole pronunciate da Maurizio Landini in tv nei confronti della presidente del Consiglio. Ed è proprio la premier a scatenare il dibattito sui social. Parole, accusa, utilizzate da chi “è obnubilato da un rancore montante”. Nessuna offesa sessista ma “un giudizio politico”, ribatte Landini, con una nota che non basta a fermare le polemiche, anche perché dal leader della Cgil non arrivano scuse per la scelta del termine, quantomeno infelice. Il palco è quello di Martedì ed è il giorno dopo la firma degli accordi di pace per Gaza di Sharm el Sheik. Appena accolto Landini, il programma fa riascoltare alcune delle parole della premier pronunciate sul sindacato nelle ultime settimane. Scelta, quella del termine cortigiana, che è “in qualche modo sessista” come sottolinea in diretta lo stesso conduttore Giovanni Floris. Tanto che Landini precisa: volevo dire “stare alla corte di Trump, essere la portaborse di Trump”. La stessa cosa che ribadisce dopo essere stato sommerso da una batteria di dichiarazioni piene di indignazione e solidarietà a Meloni. 

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 13 ottobre, tra i partiti del centrodestra Fratelli d’Italia resta stabile al 30,8%. In seconda battuta, il Partito Democratico perde 0,1 punti, attestandosi al 21,8%. Terza forza nazionale il Movimento 5 Stelle che perde 0,2 punti e si attesta al 13,4%. Tra le altre forze del centrodestra, la Lega scende all’8,7%, mentre Forza Italia scende al 7,8%. Nella galassia delle opposizioni, AVS rimane al 6,8%. I centristi vengono rilevati singolarmente con Azione (3,1%)IV (2,4%)+Europa (1,9%) e Noi Moderati (1,0%)

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La stima di voto per la coalizione di centrodestra (FdI, Lega, FI, Noi Moderati) segna -0,3% rispetto all’ultima rilevazione, scendendo al 48,3%. Il centrosinistra (Pd, All. Verdi Sinistra) registra il 28,6% delle preferenze; fuori da ogni alleanza, il M5S, perde 0,2 punti e si attesta al 13,4%. A chiudere il Centro che registra un risultato con segno positivo di 0,4 punti, salendo al 7,4%.

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  1. Il Pd apre su Gaza e Meloni chiede un vertice sulla ricostruzione
  2. L’Italia c’è per la ricostruzione e per l’invio di militari a Gaza 
  3. Intesa del centrodestra sulle banche. Verso il Cdm per il varo della manovra
  4. Il Campo largo conferma la Toscana. Giani vince con il 54%
  5. Dopo il flop della in Toscana Vannacci è sotto accusa
  6. Appendino minaccia le dimissioni. Conte chiude: mai ricevute
  7. Salvini apre la campagna di Stefani in Veneto, Zaia capolista
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  9. Meloni ha presieduto con il re di Giordania la riunione del Processo di Aqaba
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