Meloni soddisfatta su garanzie e asset dopo il summit di Berlino sull’Ucraina

Quando Giorgia Meloni arriva a Berlino, il dossier che ha tra le mani parla di forti spinte nei negoziati. “Mi aspetto passi in avanti”, dice entrare negli uffici della cancelleria, decisamente soddisfatta anche perché nell'impalcatura del piano di pace ci sono le garanzie di sicurezza mutuate dall'articolo 5 della Nato. Sa anche che il tema più critico, quello dei territori, resta aperto, ma su questo ritiene che la decisione sia tutta degli ucraini. In parallelo, gli europei ne devono prendere un'altra, sull'uso degli asset russi congelati per un prestito a Kiev. Roma ha chiesto che a Bruxelles si valutino altre ipotesi di sostegno finanziario, e giovedì al Consiglio Ue porrà un paletto: qualsiasi soluzione non deve incidere sui vincoli del Patto di stabilità. È una posizione messa in chiaro nella bozza della risoluzione che la maggioranza ha votato in Aula dopo le comunicazioni della Premier. Sui dettagli, la bozza rimanda ai partner europei per valutare insieme “le effettive esigenze di assistenza finanziaria dell'Ucraina per il 2026-2027”. Non ci sono riferimenti espliciti all'ulteriore invio di armi all'Ucraina, anche se Meloni ha già assicurato che la proroga dell'autorizzazione arriverà entro la fine dell'anno. Il partito di Matteo Salvini vorrebbe che il testo del decreto avesse una sorta di flessibilità, in modo da non risultare anacronistico quando si troverà un accordo. Per Meloni l'appuntamento in Germania serve a confermare la coesione tra europei, ucraini e americani. Fonti italiane spiegano che si sta definendo un quadro composto da un piano per la pace, accompagnato da credibili e robuste garanzie di sicurezza e da una prospettiva di medio-lungo termine per la ricostruzione e la rinascita economica dell'Ucraina

L'Ue decide il debito comune per l’Ucraina, salta l'uso degli asset russi

Hanno prevalso, nelle parole più utilizzate dai leader, il “buon senso”, il “pragmatismo” e la “stabilità” finanziaria. Ha prevalso la volontà di sostenere l'Ucraina ma a non prevalere, in maniera netta e clamorosa, è stata la linea che Ursula von der Leyen e Friedrich Merz avevano indicato da giorni, quella dell'uso degli asset russi. Al termine di uno dei vertici più lunghi e delicati degli ultimi tempi, l'Europa ha trovato una quadra nel segno dell'unanimità e ha scelto di sostenere Kiev per il 2026 e 2027 con un prestito da 90 miliardi, attraverso debito comune. Il vertice era stato preparato in modo tale che, mentre i capi di Stato e di governo dei 27 discutevano dei temi considerati attualmente meno centrali, le trattative sull'uso degli asset tra la Commissione Ue e il Belgio andassero avanti per cercare di trovare un punto di caduta sul grande nodo delle garanzie. Al momento della cena, tuttavia, è cominciato a emergere un dato: il binario degli asset russi non avrebbe portato a niente. Il premier belga Bart De Wever non aveva dato segni di cedimento e le perplessità di Paesi come Italia, Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca restavano intatte. Viktor Orban e Robert Fico, nel frattempo, non smettevano di lavorare ai fianchi per far saltare la soluzione che avrebbe scatenato l'ira di Mosca. Sul tavolo dei 27 ha acquistato forza il piano B, un prestito da 90 miliardi finanziato sul mercato dei capitali con la garanzia del Qfp, ovvero del bilancio pluriennale comunitario. Un simile accordo necessitava tuttavia dell'unanimità ed è lì che ha avuto luogo il secondo colpo di scena: PragaBratislava e Budapest si sono detti disponibili a votare l'accordo, a patto di avere la possibilità dell'opt-out, ovvero di non partecipare al prestito per Kiev. 

Il Governo è al lavoro sul nuovo decreto Ucraina, non saranno solo armi

Ruota attorno alle “modifiche” chieste dal partito di Matteo Salvini per dare l'ennesimo sì agli aiuti (anche) militari all'Ucraina il lavoro che il Governo sta facendo per portare in Cdm, il 29 dicembre o forse già nella riunione in programma il 22, il decreto-legge che rinnova la cornice per continuare a rifornire Kiev con tutto il necessario. Nell'attesa, e anche nella speranza, che si metta la parola fine alla guerra e si possa parlare, in modo concreto, di ricostruzione. Sul fronte specifico delle forniture, già da tempo l'Italia invia gruppi elettrogeni e generatori, finora sempre all'interno dei pacchetti secretati illustrati solamente al Copasir. Un impegno ulteriore proprio su questo fronte ha trovato il plauso dello stesso Volodymyr Zelensky nella sua ultima visita a Roma, qualche settimana fa. Ora queste forniture potrebbero essere meglio strutturate nel restyling del decreto, un prerequisito per la Lega per votare il nuovo provvedimento. Gli aiuti italiani hanno sempre contribuito alla protezione dei civili e su questo “non ci sono problemi per noi. È ciò che già facciamo, atteso che ci siamo sempre concentrati soprattutto sulla difesa aerea” ha sottolineato peraltro Guido Crosetto. Finora i decreti-legge successivi al primo del 2022 si sono limitati a spostare di un anno la scadenza della deroga per consentire l'invio di equipaggiamenti militari “previo atto di indirizzo delle Camere” e con relazione del Ministro della Difesa ogni tre mesi al Parlamento, demandando invece gli elenchi dei materiali a decreti ministeriali. Fino a qualche settimana fa si ipotizzava quel “decreto fotocopia” che ha trovato il no del leader leghista. 

A Bruxelles l’accordo sul Mercosur slitta a gennaio

Ursula von der Leyen ha informato i leader Ue della decisione di rinviare a gennaio la firma sull'accordo Ue-Mercosur. Già nel pomeriggio Palazzo Chigi aveva congelato l'intesa, suggellando un'inedita convergenza tra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni. Prima, è stata la linea ribadita dal Governo, servono “le risposte necessarie agli agricoltori”, garanzie di reciprocità e tempo. Fuori, le preoccupazioni condivise anche dagli agricoltori di BelgioPolonia e Irlanda hanno preso forma nell'odore acre delle proteste. A Bruxelles sono arrivati in massa: circa 8 mila manifestanti, quasi mille trattori, per contestare anche i tagli alla Pac nel prossimo bilancio Ue. L’assedio si è scontrato con l'urgenza sostenuta dalla Commissione Ue, insieme a Berlino e Madrid, di chiudere, dopo 26 anni di negoziati, una partnership considerata essenziale per diversificare i mercati e rispondere ai dazi di Donald Trump. Per Bruxelles le tutele sono già sul tavolo e hanno appena incassato un primo via libera dall'Europarlamento e dagli stessi Governi nazionali. Von der Leyen, affiancata da quattro commissari, ha difeso la posizione nel faccia a faccia con la componente più dialogante del settore. L'ipotesi che, come previsto, la presidente della Commissione salga sabato sull'aereo per Foz do Iguacu si è tuttavia via via affievolita, fino a spegnersi, nella consapevolezza che il rinvio a gennaio rappresenta comunque il male minore: la finestra successiva esiste ed è il passaggio della presidenza di turno del Mercosur dal Brasile al Paraguay, il 20 gennaio, lasciando ancora un mese di margine. 

Il Governo presenta il maxiemendamento alla manovra. Proseguono le votazioni

Dopo il nuovo maxiemendamento anticipato dal Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti su, tra gli alti, Transizione 4.0, rifinanziamento della Zes, stretta sulla pensione anticipataprevidenza complementare per i neoassunti, Tfriper e superammortamento e modifiche alle tabelle dei ministeri, con la rimodulazione dei fondi per il Ponte sullo Stretto e risorse ad hoc per il Piano Casa, arriva il dietrofront del Governo sulle pensioni. È la stessa premier Giorgia Meloni a mettere uno stop e ad annunciare in Aula che il Governo correggerà la stretta sulle pensioni. Il Mef sarebbe già al lavoro sulla modifica: via i tagli retroattivi sul riscatto della laurea; da capire, invece, se verrà toccata anche la stretta sulle finestre. Così chiede la Lega, che ha presentato un emendamento per cancellare entrambe le norme proponendo a clausola di salvaguardia, a partire dal 2033, un eventuale innalzamento dell'Irap. È anche FI a manifestare dubbi. “È una stretta che parte dal 2030” dice il portavoce azzurro Raffaele Nevi “ci ragioneremo con il Governo con calma, ci confronteremo”. Via libera invece per ora a una sessantina di emendamenti su questioni bipartisan, in particolare sugli enti locali. Tra le novità, più tempo per i Comuni per la presentazione dei piani finanziari sulla raccolta dei rifiuti e sulla Tari e lo stop al blocco dei trasferimenti per gli enti locali inadempienti. Arrivano inoltre 2,5 milioni per le case colpite dal sisma per le Marche e l'Umbria. Intanto sembra sfumare l'ipotesi di un innalzamento della soglia dei pagamenti in contante da 5mila a 10mila euro, così come sembra destinata a non dover andare avanti la tassazione dell'oro. Più chance avrebbero, invece, secondo quanto viene riferito nella maggioranza, gli emendamenti sui condoni

È ancora tensione sulle pensioni. Sono giorni cruciali per la manovra

Nonostante il chiarimento di Giorgia Meloni, la maggioranza continua a litigare sulle pensioni. La Lega, che da giorni si sfila e punta i piedi su diversi dossier continua a essere in sofferenza e va all'attacco sulla riformulazione della norma proposta dal Mef che prevede la modifica solo della stretta sul riscatto della laurea, non quella sulle finestre mobili. Così, mentre il Ministro Giancarlo Giorgetti, alla Camera, spiega e difende la misura, il suo collega di partito Claudio Borghi si scaglia contro il testo. Il cortocircuito, insomma, è tale che, dopo una sospensione dei lavori e un vertice di maggioranza, ancora la quadra è da trovare e si attende un nuovo testo. Tutto questo con conseguente rallentamento dei lavori e la tabella di marcia preventivata dal Governo che prosegue per stop and go

Via libera a una serie di interventi coperti con il fondo per le modifiche parlamentari: si va dalle risorse contro l'antisemitismoproposte da Iv al contributo al Cnr (Avs). Niente da fare invece per la norma sulle elezioni 2026 che il governo aveva provato a inserire in una riformulazione di un emendamento di FI. Spunta, poi, nel pacchetto dei riformulati una misura sul comparto dellearmi. La proposta di modifica prevede che per tutelare la sicurezza e “rafforzare le capacità industriali della difesa riferite alla produzione e al commercio di armi”, il Governo possa individuare “attività, aree, infrastrutture” tra l'altro per l'ampliamento e lo sviluppo delle capacità industriali della difesa”, questione che ha fatto salire sulle barricate le opposizioni. (Segui la legge di bilancio 2026 con Nomos)

I giudici liberano l'imam di Torino, forti critiche da Meloni e maggioranza

L'imam di Torino torna in libertà e, almeno per il momento, non potrà essere costretto a lasciare l'Italia. Nel giro di poche ore due provvedimenti della magistratura, da Nord a Sud, decretano lo stop al trattenimento di Mohamed Shahin nel Cpr di Caltanissetta e alla sua espulsione così come era stata decisa dal Ministero dell'interno guidato da Matteo Piantedosi. E il centrodestra insorge. Il fuoco di fila delle critiche parte dalla premier Giorgia Meloni e da Matteo Salvini, che ha parlato di “ennesima invasione di campo di certa magistratura ideologizzata e politicizzata”. La Corte d'appello del Piemonte ha ricordato che le frasi dell'imam, pronunciate lo scorso ottobre durante un corteo Pro Pal e interpretate come un sostegno ad Hamas, erano state segnalate dalla Digos alla procura di Torino, che però aveva archiviato quasi subito la pratica perché erano “espressione di pensiero che non integrava estremi di reato”. Non solo: nell'ordinanza ha messo nero su bianco che quelle parole “in uno Stato di diritto” di per sé non possono bastare “per formulare un giudizio di pericolosità”.

Dopo le polemiche il Pd cerca una sintesi condivisa sull’antisemitismo

Il Pd cerca di trovare una quadra sull'antisemitismo, dopo le polemiche dei giorni scorsi sul testo presentato al Senato da Graziano Delrio. All'assemblea dei parlamentari di Palazzo Madama “si parla di manovra”, glissa Elly Schlein in mattinata, ma dopo aver fatto il punto sulla legge di bilancio, la proposta sul fine vita ancora da approvare in Senato e la riforma della Corte dei conti, il dibattito entra nel vivo. L'idea è quella di partire dalla Dichiarazione di Gerusalemme sull'Antisemitismo e allargare il quadro ad altre forme di violenza. “Il come noi arriviamo a definire una proposta condivisa da tutti non è irrilevante. Abbiamo il dovere politico e morale di trasmettere la nostra consapevolezza su cosa significhi contrastare un crescente antisemitismo. Delrio si dice disponibile a discutere nel merito di quello che potrebbe essere il ddl del Gruppo, ma domanda ai colleghi perché non si possa partire dal suo testo, provando a fare chiarezza sui punti più controversi: spiega che non si assume la definizione dell’Ihra con forza di legge come invece avviene “nei disegni di legge della destra”, ricorda come questa definizione sia stata adottata da tanti Paesi e sia ampiamente diffusa e rivendica la scelta di non aver inserito nel ddl il reato penale

Matteo Salvini è stato assolto definitivamente sul caso Open Arms

Assolto in via definitiva per non aver commesso il fatto. I giudici della terza sezione penale della Corte di cassazione hanno rigettato il ricorso presentato dalla Procura di Palermo, confermando in via definitiva l’assoluzione del vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini nel processo Open Arms. Con la decisione della Suprema Corte si chiude una vicenda giudiziaria durata anni, che vedeva Salvini imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio in relazione alla gestione dello sbarco dei migranti soccorsi dalla nave dell’Ong spagnola nell’estate del 2019. Soddisfazione è stata espressa dal collegio difensivo: l’avvocato Giulia Bongiorno ha parlato di un processo che “non doveva nemmeno iniziare”, sottolineando come anche la Procura generale avesse concluso per l’assenza di responsabilità penali. Secondo la legale, la sentenza conferma la correttezza dell’operato dell’allora ministro dell’Interno e l’infondatezza del ricorso presentato dall’accusa. Immediata anche la reazione di Matteo Salvini, che sui social ha commentato con un messaggio secco: “Difendere i confini non è reato”. La stessa linea è stata ribadita da numerosi esponenti della maggioranza di governo. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito la definitiva assoluzione “una buona notizia” e la “conferma di un principio fondamentale”: un Ministro che difende i confini dell’Italia svolge il proprio dovere. Solidarietà internazionale è arrivata anche dal premier ungherese Viktor Orban, che ha definito Salvini vittima di una “caccia alle streghe politica”.

Tajani è pronto al congresso a inizio 2027. Intanto boom di iscritti a FI

congressi regionali a cavallo fra marzo e aprile, e poi quello nazionale a gennaio del 2027, a ridosso delle elezioni politiche: la strada con cui FI sceglierà la sua leadership è praticamente segnata e Antonio Tajani assicura di non temere il confronto, anche ora che il dibattito interno ha fatto un salto di qualità con la “scossa liberale” impressa da Roberto Occhiuto. Il segretario nazionale rivendica di aver “contribuito al rinnovamento” e si appresta a chiudere nelle prossime ore la campagna tesseramento 2025 con un “boom di iscritti”. I dati ufficiali arriveranno più avanti, ma dopo i 110mila iscritti del 2023 e i 140mila dell'anno successivo, in questi dodici “stiamo arrivando a circa duecentomila” annuncia Tajani, “dopo la morte di Berlusconi ne erano rimasti 6mila”. Lombardia e Sicilia sarebbero le regioni trainanti sul fronte delle iscrizioni. Nel giro di qualche mese i territori eleggeranno i coordinatori regionali, e quella sarà la prima vera rappresentazione dei rapporti di forza, si ragiona fra gli azzurri all'indomani dell'iniziativa con cui Occhiuto ha dato una spinta a “rafforzare l'ala liberale del centrodestra”. Non è nata alcuna corrente, la precisazione del vicesegretario e governatore della Calabria, durante il convegno “In libertà, pensieri liberali per l'Italia” cui ha partecipato almeno una dozzina di parlamentari di FI. 

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 15 dicembre, tra i partiti del centrodestra Fratelli d’Italia scende al 31,0%. In seconda battuta, il Partito Democratico guadagna 0,3 punti, attestandosi al 22,3%. Terza forza nazionale il Movimento 5 Stelle che scende al 12,8%. Tra le altre forze del centrodestra, la Lega sale all’8,4%, mentre Forza Italia si attesta all’8,1%. Nella galassia delle opposizioni, AVS sale al 6,8%. I centristi vengono rilevati singolarmente con Azione (3,0%)IV (2,3%)+Europa(1,4%) e Noi Moderati (1,1%)

sondaggi-partiti-19-12-25.jpeg

La stima di voto per la coalizione di centrodestra (FdI, Lega, FI, Noi Moderati) sale al 48,6%. Il centrosinistra (Pd, All. Verdi Sinistra) registra il 29,1% delle preferenze; fuori da ogni alleanza, il M5S si attesta al 12,8%. A chiudere il Centro che scende al6,7%.

 

sondaggi-coalizioni-19-12-25.png

 

  1. Meloni soddisfatta su garanzie e asset dopo il summit di Berlino sull’Ucraina
  2. L'Ue decide il debito comune per l’Ucraina, salta l'uso degli asset russi
  3. Il Governo è al lavoro sul nuovo decreto Ucraina, non saranno solo armi
  4. A Bruxelles l’accordo sul Mercosur slitta a gennaio
  5. Il Governo presenta il maxiemendamento alla manovra. Proseguono le votazioni
  6. È ancora tensione sulle pensioni. Sono giorni cruciali per la manovra
  7. I giudici liberano l'imam di Torino, forti critiche da Meloni e maggioranza
  8. Dopo le polemiche il Pd cerca una sintesi condivisa sull’antisemitismo
  9. Matteo Salvini è stato assolto definitivamente sul caso Open Arms
  10. Tajani è pronto al congresso a inizio 2027. Intanto boom di iscritti a FI
  11. I sondaggi della settimana