Meloni attacca in Parlamento: scontro con Schlein e Conte in aula

Sostegno a Kiev “fermo e determinato” fino al raggiungimento di una pace “giusta” ma nessun soldato italiano sul territorio ucraino. Volodymyr Zelensky “non è solo”, è peraltro il messaggio che i leader europei, premier compresa, hanno voluto mandare con la nota congiunta dopo la visita del presidente ucraino alla Casa Bianca. Maggiore pressione sulla Russia, ma cautela sugli asset russi congelati. Sì al riconoscimento dello Stato palestinese, ma solo quando Hamas sarà disarmata ed esclusa da ruoli di governo. Nelle comunicazioni alle Camere alla vigilia del Consiglio europeo e in vista del vertice dei Volenterosi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ribadisce e fissa la linea del Governo. In Aula ricorda i tre anni compiuti dal suo esecutivo e rivendica: “L'Italia è forte di un ritrovato protagonismo internazionale”. Poi snocciola le questioni al centro del tavolo europeo, dalle crisi internazionali agli investimenti in difesa, fino agli interventi sul clima sui cui la premier non risparmia critiche e riserva anche un no all'Europa. Prima al Senato e poi alla Camera non si sottrae al duello con le opposizioni, che attacca sia sulle piazze pro-Pal che sulle scelte economiche del passato. In particolare, a Montecitorio, è serrato il botta e risposta con i leader dei principali partiti di opposizione, Giuseppe Conte ed Elly Schlein: al primo ricorda che “le banche hanno accumulato crediti fiscali per effetto del superbonus”; alla seconda ricorda di aver “detto che in Italia sono a rischio la libertà e la democrazia a causa di un Governo di estrema destra”, che “l'Italia rischia di pagare”. 

Le opposizioni si dividono, la maggioranza approva la sua risoluzione sulle comunicazioni di Meloni

La triade Pd-M5S-Avs, che era riuscita ad allearsi su Gaza, torna a dividersi sulle politiche europee. Le comunicazioni della premier Giorgia Meloni prima del Consiglio europeo fotografano, prima al Senato e poi alla Camera, la spaccatura delle opposizioni, che si presentano in Aula ognuna con una sua risoluzione, mentre la maggioranza fa asse con Carlo Calenda. La risoluzione di Azione viene accolta dal Governo con alcune modifiche e ottiene il via libera del centrodestra, che incassa l'ok dei calendiani al suo testo. Tra i punti qualificanti, il sostegno all'Ucraina, la ricostruzione della Striscia di Gaza, l'impegno per il progressivo innalzamento della spesa per la difesa e la sicurezza fino al 5% del Pil entro il 2035. I tre alleati del fronte progressista, invece, si dividono in particolare sul riarmo e sul sostegno militare all'Ucraina. Il M5S presenta una risoluzione centrata sulla necessità della pace, il no al riarmo europeo, il riconoscimento della Palestina e l'immediata interruzione della “fornitura di materiali d'armamento alle autorità governative ucraine”. Il Pd, invece, ribadisce il “no al riarmo degli eserciti nazionali privo di coordinamento” e la contrarietà all'utilizzo dei fondi di coesione europei e del Next generation Eu per l'aumento delle spese militari. Sull'Ucraina i dem mettono nero su bianco la volontà di garantire pieno sostegno all’Ucraina. Quanto ad Avs, la richiesta su Kiev è di “prospettare la fine della fornitura nazionale di equipaggiamento militare” nell'ottica di una conferenza multilaterale per la pace; sul MO inseriscono un passaggio sulla liberazione di Marwan Barghouti

La maggioranza riesce a elaborare una risoluzione unica che passa prima a Palazzo Madama e poi alla Camera.  Impegna il Governo a mantenere un ruolo di prim’ordine nel sostegno al piano di pace di Trump” e ad “agire in coordinamento con i partner internazionali affinché l'Iran riprenda la cooperazione con l'Aiea”. Sul conflitto Mosca-Kiev sottolinea la necessità di un coinvolgimento europeo nella ricostruzione dell’Ucraina e, sulle politiche della difesa, sposa la linea di “contribuire, in linea con l'obiettivo di costruire un solido pilastro europeo all'interno della Nato”.

La manovra arriva in Senato con qualche modifica 

Cambia, di poco, la tassa sugli affitti brevi, con la cedolare secca al 21% solo se non ci si affida a portali online. Dall’aumento il Governo si attende a regime 102,4 milioni ma in maggioranza nessuno vuole intestarsi la norma. In particolare, a Forza Italia la tassa continua a non piacere e chiede che la norma sia cassata del tutto. Ma il Ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti è stato chiaro: la crescita degli affitti brevi ha reso più difficile trovare casa, soprattutto nelle grandi città. È confermato l'intervento su banche e assicurazioni, così come la rottamazione con gli interessi al 4% per chi rateizza. Sulle pensioni l'aumento di 12 euro delle minime riguarderà 1,1 milioni di beneficiari, non solo gli over 70; viene prorogata l'Ape sociale, ma non Opzione donna e Quota 103. Ci sono meno tagli per il cinema, 150 e non 190 milioni. La manovra è stata bollinata dalla Ragioneria di Stato e poi è toccato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella firmare la legge di bilancio per poi trasmetterla al Senato. Nel complesso si compone di 154 articoli in totale che confermano l'impianto, con (pochi) ritocchi alle norme più discusse. Nel nuovo testo sono stati aggiunti i capitoli relativi ai ministeri: la nuova spending review si aggira intorno ai 7 miliardi in 3 anni. Della manovra la premier Giorgia Meloni, parlando alla Camera, si dice “fiera”. Giorgetti ha rivendicato che “sono state redistribuite risorse per 8,1 mld nel 2023, 16,3 mld nel 2024, 18 miliardi a partire dal 2025”. La legge di bilancio per il 2026 proseguirà nella riduzione del prelievo fiscale sulle famiglie, con benefici ai contribuenti a redditi medi. Il taglio dell'Irpef di due punti dal 35% al 33%, si legge nella relazione tecnica che accompagna la Manovra, riguarderà 13,6 milioni di persone, con un minore incasso per lo Stato di 2,9 miliardi. Viene confermato l'impianto dell'intervento su banche e assicurazioni, con l'aumento di 2 punti dell'Irap e l'anticipo sui crediti d'imposta. Quanto alle pensioni, per le minime, l'intervento riguarda i pensionati in condizioni di disagio effettivo e non solo i pensionati con più di 70 anni. Come da prassi, il governo deve anche comunicare le nuove norme alla Bce che dovrà passarle al vaglio. Francoforte si prenderà qualche giorno per emettere un parere. Nell'attesa la maggioranza torna a spaccarsi. La Lega non molla il pressing sulle banche e alza il tiro. Non si fa attendere la risposta piccata di Fi. “A parte che non c'è un solo partito al governo, ce ne sono tre”, dice Antonio Tajani. Prova ad arginare il pressing leghista anche FdI, con il capogruppo alla Camera Galeazzo Bignami, che allontana l'ipotesi di prelievi sugli extraprofitti alla Robin tax.

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Il Consiglio Ue è al bivio su fondi per Ucraina e Green Deal

Il Consiglio europeo di ottobre, per Giorgia Meloni, è un vertice a suo modo spartiacque. È arrivato dopo il summit informale di Copenaghen dove, sostanzialmente, i 27 hanno scelto di temporeggiare. Da qui a fine anno sopraggiungerà il tempo delle scelte su due dossier cruciali, l'uso degli asset russi e la revisione delle norme sulle auto. Il nodo dell'utilizzo dei beni russi non riguarda solo l'Italia ma sulla percorribilità giuridica dello strumento da Roma è arrivato più di un dubbio. I timori, per Meloni, sono diversi: si va dalle ricadute finanziarie sui conti al pericolo di ritorsioni da parte di un Vladimir Putin. Tutti dovrebbero dare garanzie sui prestiti di riparazione se Mosca, come in molti temono, non risarcirà mai l'Ucraina. La preoccupazione del Belgio è simile a quella dell'Italia. Un dato è certo: le risorse di Kiev si stanno esaurendo, da gennaio sarà quasi allarme rosso. Incontrando Meloni a margine del vertice Volodymyr Zelensky le ha ricordato quanto la questione sia “cruciale” e sul sostegno all'Ucraina la linea dell'Italia non lascia spazio ad alcuna perplessità. Sul contesto dell'altro dossier caldo, quello della competitività, Antonio Costa ha provato a smussare gli angoli annunciando, per il 12 febbraio, un vertice ad hoc, in cui i leader, potranno esprimersi con franchezza, senza alcun testo da limare. Le conclusioni del Consiglio Ue hanno certificato l'inserimento di una “clausola di revisione” nei target del 2040 e un “riesame”, già quest'anno e nel segno della “neutralità tecnologica”, delle norme sulle auto a benzina e diesel. 

Meloni e Tajani hanno posizioni diverse sull’unanimità in Ue

Un tema non all'ordine del giorno del Consiglio Ue attrae l'attenzione all'Europa Building: la posizione italiana sull'ipotesi di una limitazione del voto all'unanimità con il passaggio, per molte più materie, al voto a maggioranza. È una questione di cui si parla da tempo, resa più attuale dalle difficoltà che sempre più spesso, in particolare sul sostegno all'Ucraina. La questione del superamento dell'unanimità riguarda anche il futuro. Per la premier non è saggio per un Paese rinunciare al potere di veto, anche a costo di tenere “ingessata” la capacità decisionale e la rapidità di decisione di Bruxelles. Una linea totalmente opposta è stata invece espressa, a margine del pre-summit Ppe, dal suo vice e ministro degli Esteri Antonio Tajani: “La mia posizione è sempre stata la posizione di FI per allargare il confine” del voto a maggioranza qualificata in Consiglio Ue. 

È polemica per un post di Trump. Il Pd: la Meloni chiarisca su dazi e Ucraina

Un video fake, rilanciato sui social da Donald Trump, con un finto servizio giornalistico sulle intenzioni di Giorgia Meloni di strappare con l'Ue sui dazi e ridurre l'impegno dell'Italia per Kiev. Gli affondi del Pd che ha chiesto chiarimenti alla premier. E Palazzo Chigi che prova a smorzare le polemiche: i negoziati sui dazi sono una prerogativa di Bruxelles. Se era un cortocircuito comunicativo, quello proveniente dagli Usa ha creato non poche tensioni in Italia e qualche imbarazzo nel governo, nel giorno in cui l'esecutivo è diventato il terzo più longevo della storia della Repubblica. Sulla vicenda per ore dal governo non arriva nessuna censura esplicita. Così le opposizioni attaccano. Il Pd a più voci chiede a Meloni di fare luce. “Noi abbiamo sempre lavorato con l'Ue e grazie all'Italia si è potuto fare qualche importante passo in avanti” ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani. E poco dopo fonti di Palazzo Chigi sono intervenute per chiarire che “le trattative commerciali sono guidate dalla Commissione Ue”. Anche sull’Ucraina Roma resta allineata ai partner europei. 

Nel campo largo nasce il Progetto civico Italia dei sindaci riformisti 

La rete dei sindaci riformisti a sostegno del campo largo si chiama Progetto civico Italia e nasce dall'ispirazione di Alessandro Onorato, assessore civico della giunta romana di Gualtieri. Al fianco di Onorato, c’erano la sindaca di Genova Silvia Salis e il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Obiettivo, battere la destra alle politiche. Strategia, unire il fronte progressista e allargarne il consenso con l'impegno degli amministratori. Ad ascoltare con attenzione, siedono in prima fila il dem Goffredo Bettini, il presidente del Pd Stefano Bonaccini e il presidente del M5S Giuseppe Conte. Insomma, quella che qualcuno chiama la gamba centrista del centrosinistra, muove il suo primo passo. E lo fa con decisione, raccogliendo il favore dei due principali partiti della coalizione: Pd e M5S. In sala, c'è anche il consigliere laziale di Italia Viva Luciano Nobili. Mancano invece gli esponenti di Avs. 

Salvini cerca di sminare il caso Vannacci al Consiglio federale della Lega

La Lega riparte dal tonfo elettorale in Toscana e dai malumori per l'effetto Vannacci al rovescio, e mette un freno all'attività politica del suo team. L'associazione “Il mondo al contrario”, nata a sostegno del generale promosso a vicesegretario del Carroccio, non potrà fare politica alternativa o in rotta con il Carroccio. Il confronto nel partito torna alle origini: il “capitano” raduna i suoi di nuovo in via Bellerio, storica sede del Carroccio. La riunione si apre con applausi a Luca Zaia e Alberto Stefani: sono loro gli alfieri della rivalsa del partito al voto del 23 e 24 novembre. Nessun collegamento al telefono, invece, per Vannacci. A Milano a tirarlo in ballo è il governatore lombardo Attilio Fontana. Del resto fra i leghisti un chiarimento, da parte di Salvini, sul ruolo del suo vice e le sue responsabilità era più che sentito, soprattutto tra i “nordisti”. E ha alimentato, nei giorni scorsi, i timori all'interno del partito di uno scontro frontale. Timori che il vicepremier ha cercato subito di allontanare. Salvini sul voto toscano ammette gli errori con la precisazione che non sono “di un singolo ma della squadra”. In ballo c'è pure la rivendicazione sulla Lombardia che è il coordinatore lombardo Massimiliano Romeo a rammentargli, citando il voto unanime del direttivo regionale di lunedì sera che gli ha dato mandato di continuare il pressing perché il candidato alla presidenza della regione resti al Carroccio. Salvini prova a rassicurare. Roberto Vannacci non vede nessuno stop nelle decisioni prese dal Consiglio federale della Lega. Si muove sul filo sottile dell'ovvio, ma non arretra, forte anche dell'ultima vulgata del partito che aveva definito i team Vannacci “non alternativi alla Lega” e quindi nessuno scandalo a candidarsi, purché nel perimetro del partito. Tant'è che 4 leghisti e contemporaneamente iscritti di team del militare sono già in corsa in Veneto alle regionali di novembre. 

Il Campo largo va in piazza per Ranucci, spunta FdI

Su invito del M5S, il campo largo si è trovato in pazza Santi Apostoli a Roma a sostegno della libertà di stampa, dopo l'attentato al giornalista di Report Sigfrido Ranucci. Una manifestazione aperta e senza bandiere a cui, a sorpresa, si è presentata anche una delegazione di FdI, con i capigruppo Lucio Malan e Galeazzo Bignami e col responsabile organizzazione Giovanni Donzelli. Nessun incontro da larghe intese, però. Lo scontro in Santi Apostoli a Roma è stato a distanza, fra la piazza, dove si sono intrattenuti gli esponenti di Fdi, e palco con retropalco, dove si trovavano Giuseppe Conte e gli altri leader di centrosinistra, Elly SchleinAngelo BonelliNicola Fratoianni e Riccardo Magi.  Ci sono poi gli appuntamenti a margine come il minivertice di campo largo: sotto un gazebo, Conte, Schlein, Fratoianni e Bonelli si sono intrattenuti a discutere delle prossime regionali,CampaniaPuglia e Veneto, a novembre. Intanto in piazza hanno parlato a lungo Paola Taverna e Chiara Appendino, la prima una vicepresidente del M5S fedele a Conte, la seconda una vicepresidente dimissionaria in polemica con Conte. 

Per Meloni il Sud è la locomotiva della nazione

Il Sud è pronto ad agganciare il “volano” della zona economica speciale e ad approfittare del nuovo ordine mondiale per fare da ponte fra l'Europa e l'Africa col piano Mattei. C'è mezzo Governo a intervenire a “Cambio di Paradigma”, la conferenza organizzata da Il Mattino a Napoli. Rimbalzano le considerazioni sui dazi, sul potere di veto dei singoli Paesi in un'Europa paralizzata a livello decisionale, e quelle su Donald Trump che gioca a dividere l'Europa. Ma domina il Sud fra gli argomenti dei panel: molti i presenti, da Antonio Tajani ad Adolfo Urso fino a Francesco Lollobrigida, e quelli che intervengono in videoconferenza, come la premier Giorgia MeloniGiancarlo Giorgetti e Matteo Salvini, con un occhio alle prossime elezioni regionali proprio in Campania a fine novembre e in Puglia. La premier rivendica “una scelta di campo: credere e investire nel protagonismo e nell'orgoglio del Sud”, ad esempio con il Fondo di sviluppo e coesione, “destinato per l'80% alle Regioni del Mezzogiorno” e con gli Accordi di coesione “che finanziano progetti strategici”. Giorgetti ipotizza un paragone: “Si discute di come aiutare l'Ucraina, con tante risorse, forse varrebbe la pena valutare anche il fronte Sud” dell'Europa. È sicuro che “il Sud potrebbe approfittare delle dinamiche del nuovo ordine mondiale” con il Mediterraneo “tornato centrale per tanti motivi” e con la Zes motore che “dobbiamo far girare al massimo”.

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 20 ottobre, tra i partiti del centrodestra Fratelli d’Italia sale al 31,0%. In seconda battuta, il Partito Democratico guadagna 0,3 punti, attestandosi al 22,1%. Terza forza nazionale il Movimento 5 Stelle che perde 0,2 punti e si attesta al 13,2%. Tra le altre forze del centrodestra, la Lega scende all’8,5%, mentre Forza Italia sale al 7,9%. Nella galassia delle opposizioni, AVS scende al 6,6%. I centristi vengono rilevati singolarmente con Azione (2,9%)IV(2,3%)+Europa (1,8%) e Noi Moderati (1,0%)

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La stima di voto per la coalizione di centrodestra (FdI, Lega, FI, Noi Moderati) segna +0,1% rispetto all’ultima rilevazione, salendo al 48,4%. Il centrosinistra (Pd, All. Verdi Sinistra) registra il 28,7% delle preferenze; fuori da ogni alleanza, il M5S, perde 0,2 punti e si attesta al 13,2%. A chiudere il Centro che registra un risultato con segno negativo di 0,4 punti, scendendo al 7,0%.

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  1. Meloni attacca in Parlamento: scontro con Schlein e Conte in aula
  2. Le opposizioni si dividono, la maggioranza approva la sua risoluzione sulle comunicazioni di Meloni
  3. La manovra arriva in Senato con qualche modifica 
  4. Il Consiglio Ue è al bivio su fondi per Ucraina e Green Deal
  5. Meloni e Tajani hanno posizioni diverse sull’unanimità in Ue
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  8. Salvini cerca di sminare il caso Vannacci al Consiglio federale della Lega
  9. Il Campo largo va in piazza per Ranucci, spunta FdI
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  11. I sondaggi della settimana