UE, i nomi dei futuri Commissari verso fine agosto

La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha inviato una lettera ai 27 Stati membri, chiedendo di presentare i candidati per il ruolo di commissario entro il 30 agosto. La richiesta include la proposta di un uomo e di una donna per garantire l’equilibrio di genere, tranne per i commissari uscenti destinati a rimanere. Garantire l’equilibro di genere è uno degli obiettivi fissati dalla leader tedesca, che già cinque anni fa riuscì a raggiungere. Tra il vincolo degli uscenti riconfermati e gli annunci già effettuati da alcuni Paesi, sta emergendo il nodo della rappresentanza femminile.

Ad oggi hanno indicato il candidato per la carica di commissario otto Stati membri, ai quali va aggiunta la Germania, che esprimerà la presidenza della Commissione, e l’Estonia, la cui premier uscente Kaja Kallas diventerà Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri. Al momento sono stati ufficializzati i seguenti nomi, con alcuni Stati che hanno riconfermato i nomi degli uscenti seppure scelti dai governi precedenti e di colore diverso: la Slovacchia ha candidato il vicepresidente uscente, il socialista Maros Sefcovic, la Lettonia il vicepresidente uscente Valdis Dombrovskis (Ppe), la Slovenia l’economista Tomaz Vesel, l’Irlanda l’ex-ministro delle Finanze, Michael McGrath, la Svezia la ministra per gli Affari europei, Jessika Roswall, e la Finlandia l’eurodeputata popolare Henna Virkkunen. L’Olanda ha deciso di riproporre l’uscente Wopke Hoekstra mentre la Repubblica Ceca ha indicato il ministro dell’industria e del commercio Jozef Sikela. In Spagna in pole position resta la ministra per la Transizione ecologica e vicepremier Teresa Ribera, che aspira a un portafoglio legato al Green Deal, che dovrebbe essere diviso tra più persone secondo i desiderata del Ppe. Non consideriamo nel computo la Francia, anche se il presidente Emmanuel Macron dovrebbe riconfermare Thierry Breton, ora al Mercato interno. 

Una volta che von der Leyen avrà scelto i nomi dei commissari, questi dovranno passare per le temute audizioni della commissione competente in materia del Parlamento europeo, che si svolgeranno tra settembre e ottobre. Il mandato dell’attuale Commissione scade il 31 ottobre ma viene automaticamente prorogato fino all’insediamento della nuova. Cinque anni fa iniziò il 1° dicembre. 

Per l’Italia ora si apre la partita più difficile con il governo che chiede un commissario di peso e una vicepresidenza. Il ministro agli Affari europei Raffaele Fitto rimane ancora la figura in pole position, vicina alla premier e con lunga esperienza a Bruxelles. E’ stato fatto anche il nome di Elisabetta Belloni, direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Il rebus maggiore che deve affrontare Giorgia Meloni è rappresentato dal trovare il sostituto in caso di nomina di Fitto, senza cambiare i pesi nella compagine di Governo date le crescenti fribilizzazioni dei partner di minoranza dell’Esecutivo. Probabilmente si andrà verso uno spacchettamento delle deleghe del Ministero affidato all’ex Presidente di Regione della Puglia, anche se sui papabili candidati a cui affidarle vi è ancora incertezza.

Meloni e Mattarella hanno incontrato il presidente di Israele Herzog

Lavorare per la soluzione ‘due popoli, due Stati’ e per la liberazione immediata degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, senza trascurare il rispetto del diritto umanitario a Gaza. Questi i temi principali discussi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dalla premier Giorgia Meloni negli incontri andati in scena prima al Quirinale e poi a Palazzo Chigi con il presidente dello Stato di Israele, Isaac Herzog. Al Colle, dove era presente anche il vicepremier e ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, Mattarella e Herzog hanno discusso anche della necessità di evitare rischi di allargamento del conflitto in Medioriente ed è stato confermato l’impegno umanitario italiano per Gaza e l’incremento degli aiuti. “E’ un gran piacere dare il benvenuto a lei e alla delegazione che l’accompagna, per riaffermare insieme la grande amicizia che lega Israele e Italia. Benvenuto a Roma, siamo legati da una forte amicizia” ha affermato Mattarella ricevendo il presidente israeliano, che poi su X ha ricambiato scrivendo: “Grazie, signor presidente della Repubblica, vero amico dello Stato d’Israele, per la calorosa accoglienza. Apprezziamo il rapporto unico tra Israele e Italia, soprattutto in questi giorni. Grazie per la conversazione aperta e onesta su una serie di tematiche. La ringrazio per la Sua chiarezza morale e per il Suo essere al nostro fianco, mentre ancora continuiamo ad affrontare gli artigli del terrorismo dell’impero del male mossi da Teheran, e mentre lavoriamo instancabilmente per far tornare le nostre care e i nostri cari rapiti dalla prigionia a Gaza”. 

Dopo la visita al Quirinale, Herzog è stato ricevuto da Meloni la quale, informa una nota di Palazzo Chigi, ha ribadito “la vicinanza del governo italiano ad Israele e la ferma condanna del terrorismo di Hamas”. La premier ha inoltre “rinnovato l’impegno italiano per la de-escalation a livello regionale, ricordando il ruolo svolto dal contingente italiano al confine con il Libano tramite Unifil e ribadendo la forte preoccupazione per la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza”. Nel sottolineare l’importanza di giungere al più presto ad un cessate il fuoco e alla liberazione degli ostaggi, lavorando nella prospettiva di una soluzione a due Stati, Meloni ha assicurato che “l’Italia continuerà a sostenere la mediazione Usa e a portare assistenza alla popolazione civile palestinese, attraverso l’iniziativa ‘Food for Gaza’”. Anche in questo caso, al termine del faccia a faccia, Herzog ha utilizzato i social per ringraziare la premier, “una leader all’avanguardia in Italia e in Europa e una vera e importante amica dello Stato di Israele”. “Come in ogni incontro politico che tengo – ha quindi aggiunto – abbiamo discusso del dovere supremo di liberare gli ostaggi che sono brutalmente tenuti prigionieri a Gaza nonché della lotta globale contro la minaccia rappresentata dall’Iran. Le ho raccontato dei cinque soldati e civili che sono stati assassinati e rapiti e portati a Gaza il 7 ottobre, i cui corpi sono stati recuperati ieri nel cuore di Khan Yunis. Una vera storia israeliana. Ho ribadito che non dimenticheremo mai la posizione dell’Italia al fianco di Israele in questo momento difficile”. 

Bilaterale tra Antonio Costa e Meloni: tentativi di pacificazione

A Palazzo Chigi c’è stato l’atteso incontro tra Giorgia Meloni e Antonio Costa, il presidente eletto del Consiglio Europeo, che ha scelto Roma quale prima tappa del suo giro di presentazione nelle capitali europee. A fine giugno la premier italiana, nella riunione in cui arrivò il via libera al pacchetto dei top jobs europei, era stata l'unica leader a votare contro la candidatura del portoghese alla presidenza, una posizione che non le ha impedito di ribadire i propri auguri di buon lavoro a Costa, esprimendo apprezzamento “per il proposito di assicurare una leadership condivisa e pragmatica del Consiglio europeo”. Per il Presidente “È stato un ottimo incontro di lavoro, per me adesso è importante valutare quali sono le prospettive e le priorità dei vari Paesi membri, ed essendo l'Italia un Paese fondatore dell'Ue è molto importante conoscere e prendere nota delle priorità della premier Meloni”. A salutare positivamente l'incontro è Paolo Gentiloni: “Ho visto che oggi Meloni ha accolto Antonio Costa, ha fatto molto bene”, sottolinea il Commissario Ue all'Economia dichiarandosi convinto che “avremo ciò che ci spetta, non credo nelle ripicche. Non penso ci saranno ripercussioni nei rapporti tra von der Leyen e Meloni. C'è stata però da parte di Meloni una scelta di campo”, scelta che anche a palazzo Chigi sono convinti non inciderà sulle trattative sull'asse Roma-Bruxelles nella formazione della futura Commissione europea

Le deleghe già cerchiate in rosso dalla Meloni sono quelle di carattere economico, e quindi principalmente industria, competitività e coesione; non viene presa in considerazione invece quella legata al Mediterraneo

A confermare il “grande interesse” di Palazzo Chigi per un portafoglio economico è il vicepremier Antonio Tajani ricordando che dovrà essere il Cdm a indicare il componente italiano della Commissione Ue, 

Sul fronte interno intanto sono continui i contatti tra Meloni e i due vice Antonio Tajani e Matteo Salvini, che nei giorni scorsi si sono reciprocamente attaccati dopo il voto di Strasburgo che ha portato all'Ursula-bis, un botta e risposta circoscritto però a normale dialettica tra alleati che in Europa sono su posizioni diverse appartenendo a famiglie politiche differenti. La situazione, tuttavia, avrebbe spinto la premier a richiamare all'ordine Lega e FI consigliando di abbassare i toni. 

Bruxelles bacchetta l'Italia su media e riforme. Il Governo fa muro 

Bruxelles torna a bacchettare l'Italia su indipendenza della Rai, tutela dei giornalisti, conflitto d’interessi e donazioni ai partiti; dubbi anche su premierato e riforma giustizia. È questa la sintesi del Rapporto sullo Stato di diritto 2024 pubblicato dalla Commissione Ue. Dal Governo fanno notare che 5 delle 6 raccomandazioni sono quelle di sempre: avanzare nella digitalizzazione della giustizia, adottare norme sul conflitto d’interesse e le donazioni ai partiti, introdurre garanzie per il regime sulla diffamazione, la protezione del segreto professionale e delle fonti giornalistiche, un'istituzione nazionale per i diritti umani tenendo conto dei principi di Parigi delle Nazioni Unite. Per molti “accenti critici” “si tratta di commenti non attribuibili direttamente alla Commissione europea ma a soggetti terzi (enti istituzionali non governativi, ONG, ecc.), alcuni dei quali apertamente polemici nei confronti del Governo. Quest'anno, tuttavia, l'Esecutivo Ue ha posto l'accento sulla necessità di “assicurarsi che siano in atto norme o meccanismi per fornire finanziamenti ai media di servizio pubblico adeguati” per garantirne l'indipendenza. In Italia, sebbene vi siano norme per garantire che i media pubblici forniscano informazioni indipendenti e pluralistiche, persistono sfide legate all'efficacia della sua governance e del suo sistema di finanziamento, scrive la Commissione. Per Bruxelles occorre che sia avviata una vera riforma della Rai. 

Dimissioni Presidente RAI: la partita delle nomine si infiamma

Si riaccende lo scontro nel centrodestra sulle nomine Rai dopo le dimissioni della presidente di viale Mazzini, Marinella Soldi (attive dal 10 agosto). Il duello a tutto campo che da settimane vede ingaggiati soprattutto la Lega e Forza Italia emerge con maggiore intensità con la richiesta formale da parte del partito di Matteo Salvini di un tavolo sulla nuova governance e sul futuro della tv pubblica. Un confronto a tutto campo reso più urgente Sullo sfondo la partita per il direttore generale della Rai, che i leghisti rivendicano quasi come ‘risarcimento’ per gli altri vertici coperti da Fratelli d’Italia e Forza Italia. Lo schema, in parte tracciato, vedrebbe infatti Giampaolo Rossi nel ruolo di amministratore delegato indicato dai meloniani e Simona Agnes come presidente in quota Forza Italia, e non prevederebbe la figura del direttore generale. 

Ma la Lega non ci sta e alza la voce non nascondendo anche mire sulla direzione del Tg1, dove non è scontato che resti Gian Marco Chiocci. O in alternativa per la testata Tgr. Di fronte alle resistenze degli alleati, la strategia offensiva del partito di Salvini - secondo quanto raccontano più fonti di maggioranza - includerebbe la minaccia di non sostenere la designazione di Agnes quando si arriverà al voto in commissione di Vigilanza, dove serve il quorum dei due terzi. “Meglio non tirare troppo la corda”, l’avvertimento che filtra da Fratelli d’Italia, che a quel punto potrebbe scavalcare i leghisti cercando un accordo con Pd e Italia viva, secondo i ragionamenti che si facevano in Transatlantico alla Camera dopo la richiesta di un tavolo lanciata dalla Lega. Si tratta di posizionamenti tattici, al momento, spia di rapporti tutt’altro che sereni nella coalizione di governo su dossier politicamente cruciali come la Rai, e lo dimostra plasticamente il ping pong tra Camera e Senato sul voto per i quattro componenti del cda dell’emittente pubblica. Dai capigruppo, riuniti a Montecitorio, emerge per la seconda volta la possibilità di votare nel giro di pochi giorni “previa interlocuzione con il Senato”. Una intesa che però a Palazzo Madama - secondo fonti di maggioranza e vicine alla presidenza - sembra ancora lontana. Da giorni si attende un confronto fra i tre leader del centrodestra. Un’occasione potrebbe essere nei primi giorni di agosto, al rientro di Giorgia Meloni dalla lunga missione internazionale in Cina e dal breve intermezzo in Francia, per le Olimpiadi. Una situazione che rende sempre più possibile un rinvio del dossier a settembre, quando le acque saranno più calme 

La Camera ha approvato definitivamente il decreto liste d’attesa

Via libera alle nuove misure sulle liste d'attesa. Il decreto, dopo una gestazione complessa e la contestazione da parte delle Regioni e delle opposizioni, incassa a Montecitorio 171 voti favorevoli e 122 contrari, diventando legge. L'opposizione ne critica i contenuti e la mancanza di risorse, tema quest'ultimo che aveva provocato una bocciatura da parte della Conferenza delle Regioni. “Dopo aver portato il fondo sanitario al suo livello più alto di sempre, compiamo oggi ulteriori passi avanti per garantire il diritto alla salute dei cittadini”, ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. “Siamo consapevoli che c'è ancora molto da fare, ma siamo convinti che la direzione intrapresa per costruire una sanità più efficiente e più vicina ai bisogni dei cittadini sia quella giusta. Avanti così”. “Il Pd continuerà a difendere la sanità da tagli e privatizzazione strisciante, lo faremo nel nome di chi ha pensato a un sistema universalistico, di donne come Tina Anselmi”, ha detto la leader del Pd, Elly Schlein

“Diamo risposte concrete ai cittadini e maggiore efficienza al Ssn. Dopo anni d’inerzia, questo Governo interviene in maniera strutturale con misure che affrontano tutti i fattori che hanno contribuito a un aumento intollerabile delle liste d'attesa”, è la risposta del Ministro della Salute Orazio Schillaci. Il testo prevede, tra l'altro, l'istituzione presso l'Agenas di una piattaforma nazionale per le liste d'attesa per monitorare i tempi di erogazione delle prestazioni. Le prestazioni andranno comunque garantite anche attraverso l'apertura a centri accreditati o convenzionati. Le visite diagnostiche e specialistiche vengono estese nel weekend con la possibilità anche di un ampliamento delle fasce orarie. Viene istituito un Cup unico regionale o intraregionale e si individua, ancora, una metodologia per il superamento del tetto di spesa per l'assunzione del personale sanitario a partire dal 2025. Viene prevista infine una flat tax al 15% delle prestazioni orarie aggiuntive dei professionisti sanitari impegnati nella riduzione delle liste d'attesa. 

Scoppia un altro caso nel CSM: il monito di Mattarella

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha discusso dell'incontro tra Natoli e la giudice catanese Maria Fascetto Sivillo, registrato di nascosto da quest'ultima, con il comitato di presidenza (composto dal vicepresidente Fabio Pinelli e dai vertici della Cassazione, Margherita Cassano e Luigi Salvato), ritenendolo troppo grave per essere risolto con il solo abbandono della carica al «tribunale dei giudici». 

Il caso fa riferimento a quanto avvenuto lo scorso novembre, quanto la Natoli aveva incontrato in privato la giudice di Catania Maria Fascetto Sivillo, sottoposta a un procedimento disciplinare, e le aveva dato dei consigli sul caso. Fascetto però aveva registrato l'incontro, e martedì scorso la chiavetta Usb contenente la registrazione – insieme alle 130 pagine di trascrizione – è consegnata al Csm. Nell'incontro, come riporta il fascicolo delle trascrizioni, Natoli avrebbe detto a Fascetto: "Guardi, mi sono presa ‘sto processo perché è amica dei miei amici". E ancora: "Questa situazione la vogliamo risolvere, e la dobbiamo risolvere, però lei ci deve dare una mano". Poi avrebbe ammesso apertamente: "Sto violando il segreto della camera di consiglio".

Tuttavia, Natoli non sembra intenzionata a dimettersi, supportata dalla sua parte politica, in particolare dal presidente del Senato Ignazio La Russa, suo principale sostenitore nella carriera politica. La resistenza di Natoli rischia di trasformarsi, nell'opinione pubblica, in un conflitto tra le prime due cariche dello Stato, danneggiando l'immagine delle istituzioni.

Natoli ha disertato la seduta del plenum, evitando di peggiorare ulteriormente il clima all’interno del Consiglio superiore della magistratura. La maggioranza dei togati, insieme a qualche membro laico, concorda con il vertice del Csm che la permanenza di Natoli non sia più sostenibile. Anche l’Associazione nazionale magistrati ha criticato l’«assoluta inadeguatezza» di Natoli nel suo ruolo.

Se e quando Natoli lascerà il Csm, il Parlamento in seduta comune dovrà eleggere un nuovo componente laico con la maggioranza qualificata dei 3/5, richiedendo un accordo tra maggioranza e opposizione. Nel frattempo, il Consiglio lavorerebbe con un membro in meno, alterando gli equilibri interni e indebolendo il blocco di maggioranza dei laici di centrodestra e della corrente di Magistratura indipendente, che già mostra segni di divisione.

Al Quirinale, queste speculazioni sono considerate fuorvianti: l’unica questione rilevante è se il comportamento di Natoli sia compatibile con il ruolo di membro del Csm. Il resto è visto come strumentalizzazioni politiche senza rilevanza istituzionale. Spetta alla politica colmare rapidamente l'eventuale vuoto, come sottolineato da Mattarella nel suo recente invito al Parlamento a risolvere la mancata elezione di un giudice costituzionale.

In Emilia-Romagna, il centrodestra sceglie Ugolini (Civ) contro De Pascale (PD)

In accordo con i rispettivi vertici nazionali”, i coordinatori regionali di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi Moderati e Udc hanno annunciato l’appoggio dei partiti del centrodestra alla candidatura civica di Elena Ugolini a presidente dell’Emilia-Romagna. Sarà dunque lei a sfidare a novembre il candidato del centrosinistra, il sindaco di Ravenna Michele De Pascale per ottenere la poltrona che per quasi dieci anni è stata del presidente del Pd Stefano Bonaccini. Il via libera alla candidatura di Ugolini è arrivato dopo una seconda riunione “su proposte e programmi”, tra la candidata civica e i coordinatori regionali del centrodestra dopo quella che si era svolta sabato.

“Apprezzo e sono grata per il sincero e convinto supporto che il centrodestra mi sta dimostrando. Sono una civica che ha lanciato una sfida che a tanti sembra impossibile, ma, credetemi, non è così. Dobbiamo parlare al cuore delle persone, rimettendole al centro dell’agire politico e dell’attenzione della nostra regione. Non ci dobbiamo accontentare: ci sono richieste e bisogni che sto ascoltando in queste settimane che mi confermano ciò che già sapevo: l’Emilia-Romagna ha bisogno di una svolta” ha commentato a caldo Ugolini. Mentre gli esponenti dei partiti - Michele Barcaiuolo (Fdi), Jacopo Morrone e Matteo Rancan (Lega), Rosaria Tassinari e Valentina Castaldini (Forza Italia), Francesco Coppi (Noi Moderati) e Riccardo Bizzarri (Udc) - hanno spiegato la loro scelta in una nota congiunta: “Dobbiamo andare oltre gli steccati ideologici per dare una nuova prospettiva a una regione, l’Emilia-Romagna, che da 50 anni vede al potere le stesse facce e lo stesso apparato. Elena Ugolini è la persona giusta per andare, appunto, oltre e liberare le migliori energie del nostro territorio, ponendo al centro la persona, senza guardare l’appartenenza a un certo partito o sistema”.

Il Presidente della Regione Liguria Toti si è dimesso, si va ad elezioni anticipate

Giovanni Toti ha rassegnato le dimissioni dalla carica di presidente della regione Liguria. La sua lettera di dimissioni, firmata di suo pugno, è stata consegnata stamattina all’ufficio protocollo della Regione dall’assessore della Lista Toti, Giacomo Giampedrone.

In una comunicazione, indirizzata al suo legale, l'avvocato Stefano Savi, e resa pubblica subito dopo le dimissioni ufficiali, Toti aggiunge: «Mi assumo tutta la responsabilità di chiamare alle urne, anticipatamente, nei prossimi tre mesi, gli elettori del nostro territorio che dovranno decidere del proprio futuro».

Toti continua: «Sento oggi come necessario che i cittadini tornino ad esprimersi per ridare alla politica, al più presto, quella forza, quell'autorevolezza, quello slancio, indispensabili ad affrontare le moltissime sfide che la Regione ha di fronte per continuare nel percorso di modernizzazione e crescita economica».

Toti si dice «certo» che la coalizione che lo ha sostenuto fino ad oggi saprà proseguire gli ambiziosi progetti «senza perdersi in egoismi e particolarismi». Ha inoltre affermato di aver lasciato «una Regione in ordine» e di non essersi dimesso prima per permettere al consiglio regionale di approvare l'assestamento di bilancio, avvenuto ieri.

L'ex governatore assicura che «si apre per tutti una fase nuova» mentre sarà compito dei «tribunali della Repubblica valutare le responsabilità chiamate in causa dall'inchiesta». Al Parlamento e all'opinione pubblica, afferma, spetta «il dovere di fare tesoro di questa esperienza per tracciare regole chiare e giuste per la convivenza tra giustizia e politica all'interno del nostro sistema democratico». Chiude affermando di tornare ad essere «un semplice, comune, cittadino della nostra bellissima Liguria».

Si apre dunque la partita delle Regionali nei prossimi mesi, insieme a quelle di Emilia Romagna e Umbria. Per il PD, da vedere se insieme agli alleati del campo largo compresa Italia Viva, dopo la svolta “bleariana” di Renzi, si parla di candidare l’ex Ministro della Giustizia Andrea Orlando, a cui dovrebbe contrapporsi Edoardo Rixi della Lega, viceministro ai trasporti e uomo di fiducia di Salvini

I sondaggi della settimana

Negli ultimi sondaggi realizzati dall’Istituto SWG il 23 luglio, tra i partiti del centrodestra si nota un balzo di Fratelli d’Italia con + 0,4%Il partito di Giorgia Meloni si conferma primo partito italiano con il 30,0%. In seconda battuta il PD, che perde terreno e vede il distacco da FdI ampliarsi al 7,2%. Terza forza nazionale in continua crescita il Movimento 5 Stelle (11,1%). Nella galassia delle opposizioni, la sorpresa delle europee AVS arretra al 6,9%, mentre i centristi sono rilevati singolarmente con Azione (3,4%) e +Europa (1,8%) e IV (2,4%). Chiudono il quadro settimanale le rilevazioni sul movimento di Michele Santoro Pace Terra e Dignità dato al 1,4% mentre il partito alleato di governo guidato da Maurizio Lupi Noi Moderati non è stato rilevato.

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La stima di voto per la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, Noi Moderati) per effetto della mancata rilevazione di Noi Moderati scende, rimanendo al comando, al 46,8%. Il centrosinistra in rallentamento con il 29,7%; fuori da ogni alleanza, il M5S, riguadagna 3 decimi di punti percentuale e registra un 11,1%. In risalita anche il Centro, che raggiunge il 7,6%.

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  1. UE, i nomi dei futuri Commissari verso fine agosto
  2. Meloni e Mattarella hanno incontrato il presidente di Israele Herzog
  3. Bilaterale tra Antonio Costa e Meloni: tentativi di pacificazione
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  5. Dimissioni Presidente RAI: la partita delle nomine si infiamma
  6. La Camera ha approvato definitivamente il decreto liste d’attesa
  7. Scoppia un altro caso nel CSM: il monito di Mattarella
  8. In Emilia-Romagna, il centrodestra sceglie Ugolini (Civ) contro De Pascale (PD)
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