Le elezioni amministrative che si terranno domenica 3 ottobre dalle 7 alle 12 e lunedì 4 dalle 7 alle 15 presentano un grande elemento di novità rispetto alle scorse tornate elettorali comunali: per la prima volta, da molto tempo, l’esito delle votazioni probabilmente non avrà dirette ripercussioni sulla tenuta del Governo. Infatti, alla luce della composizione ampia ed eterogenea della maggioranza che appoggia Mario Draghi e delle qualità personali del Presidente del Consiglio riconosciute da tutti, i partiti non hanno interesse a giocare la carta della tenuta della maggioranza come spauracchio per mobilitare i propri elettori. 

amministrative-1.pngCiò non toglie che, dal momento che ben sei capoluoghi di regione rinnoveranno i propri vertici elettivi, la competizione elettorale abbia assunto una valenza nazionale. In particolare, i partiti stanno sfruttando queste elezioni per mettere alla prova nuove e vecchie alchimie politiche che potrebbero tornare utili in vista delle prossime elezioni politiche.

In questo contesto, l’elemento più interessante è la tendenza alla ricomposizione della competizione elettorale bipolare: da una parte il centrodestra presenta candidati civici d’area e quasi ovunque punta sulla classica formula a quattro punte (Lega, FdI, FI e quarta gamba centrista) con la sfida interna tra Salvini e Meloni per la leadership della coalizione; dall’altra, PD e M5S stanno scommettendo sulla riproposizione dell’alleanza che ha sostenuto il Governo Conte II con l’esclusione in diversi comuni di Italia Viva. Il partito di Renzi, infatti, si sta calando sempre di più nella parte dell’ago della bilancia della politica italiana alleandosi, in base alle circostanze, o con il PD o con il centrodestra (come a Benevento) oppure puntando alla costituzione di un terzo polo centrista.

In questa tornata elettorale di Comunali, in cui si voterà in contemporanea con le Regionali in Calabria e le Suppletive a Siena e Roma, si recheranno alle urne poco più di 13 milioni di elettori: 11 milioni e 770 mila nei 1.154 comuni delle regioni a statuto ordinario, e più di 1 milione di cittadini residenti nei 188 comuni di regioni a statuto speciale. In quest’ultimo caso, l’election day varrà per i cittadini del Friuli-Venezia Giulia, mentre in Sicilia e Sardegna si voterà il 10 e 11 ottobre e in Trentino-Alto Adige esclusivamente il 10 ottobre

Tra i 1342 comuni al voto sono 20 i comuni capoluogo di provincia (di cui 6 di regione) che dovranno rinnovare i loro organi elettivi (Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Trieste, Benevento, Caserta, Salerno, Varese, Latina, Novara, Cosenza, Ravenna, Rimini, Pordenone, Savona, Isernia, Carbonia, Grosseto).

SISTEMA ELETTORALE E MODALITA’ DI VOTO PER I COMUNI CON PIÙ DI 15.000 ABITANTI

  • Il sistema elettorale è proporzionale a doppio turno con premio di maggioranza

  • È proclamato eletto sindaco il candidato che ottiene il 50% +1 dei voti validi. In caso contrario, i due candidati più votati accedono al ballottaggio due settimane dopo il primo turno. Tra primo e secondo turno (ma al massimo entro sette giorni dal primo turno) è possibile stringere alleanze (i cosiddetti apparentamenti) con le liste escluse dal secondo turno. Dopo il secondo turno, è eletto sindaco il candidato che ha ottenuto il maggior numero di voti. 

  • Se le liste collegate al candidato vincente hanno superato il 40% dei voti (e nessuna altra coalizione di liste, o lista, ha superato il 50% dei voti), ottengono un premio di maggioranza pari al 60% dei seggi. Gli altri seggi vengono distribuiti tra le altre liste (che hanno superato il 3%) in proporzione ai voti ottenuti.

  • Per ogni lista andata a seggio, sono proclamati eletti i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze.

  • La scheda per l'elezione del sindaco è la stessa per l'elezione del consiglio comunale. La scheda riporta i nomi dei candidati sindaco e i contrassegni della lista o delle liste a cui il candidato è collegato. 

  • Modalità di voto: l’elettore può, con un unico voto, votare per un candidato sindaco e per una delle liste ad esso collegate; ma può anche votare per un candidato sindaco, non collegato alla lista prescelta (voto disgiunto). L’elettore può attribuire un voto soltanto al candidato sindaco oppure soltanto per una delle liste. 

  • L’elettore può esprimere fino a due voti di preferenza per i candidati al consiglio comunale, purché di sesso diverso pena l’annullamento della seconda scelta.

I capoluoghi di Regione al voto amministrative-2.pngRoma, il nuovo sindaco si deciderà al ballottaggio. Michetti e Gualtieri i favoriti

Dopo cinque anni di amministrazione di Virginia Raggi (M5S), costellati da difficoltà e defezioni interne alla Giunta comunale, più di 2 milioni di elettori sceglieranno il nuovo primo cittadino della Capitale. La battaglia si preannuncia serrata, con il quasi certo ballottaggio tra il candidato di centrosinistra e di centrodestra e con i candidati sconfitti al primo turno che potrebbero avere un peso non indifferente al secondo turno. In corsa ci sono 21 candidati sindaco, ma la sfida è sostanzialmente a quattro: Enrico Michetti per il centrodestra, Roberto Gualtieri per il centrosinistra, Virginia Raggi per il M5S e Carlo Calenda per Azione. 

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Dopo mesi di incertezze, a inizio giugno il centrodestra è uscito dall’impasse e ha scelto l’avvocato amministrativista e speaker radiofonico Enrico Michetti come candidato sindaco, in ticket con il magistrato Simonetta Matone, capolista della Lega. Fino alla fine, Lega e FI hanno fatto pressing su Guido Bertolaso, ex direttore della Protezione civile e sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel Berlusconi III che ha rifiutato per dedicarsi al suo ruolo di consulente in Lombardia per l’emergenza Covid-19. Michetti è espressione della società civile ed è stato proposto da FdI, superando la concorrenza di due politici come Maurizio Gasparri, senatore e coordinatore romano di FI e di Giulia Bongiorno, senatrice della Lega ed ex ministro per la PA nel Conte I, e del manager Andrea Abodi, direttore dell’Istituto per il credito sportivo in quota FdI, giudicato poco popolare per la carica di sindaco. 

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Michetti è sostenuto dal centrodestra unito esteso a Rinascimento di Vittorio Sgarbi, lista in cui è confluito tra gli altri anche Cambiamo di Toti e al Partito Liberale Europeo, che alle suppletive di Roma corre con il suo tesoriere Giovanni Cocco contro il candidato di centrodestra. A sostegno della candidatura di Michetti nella lista di Forza Italia, c’è la deputata Maria Spena come capolista, Marcello De Vito, presidente uscente dell'Assemblea capitolina eletto con il M5S da cui si è allontanato a causa delle “capriole ideologiche” dei grillini, mentre in quota Udc corre l’ex deputato Pd Marco di Stefano

Per la Lega sono scesi in campo le deputate Barbara Saltamartini e Sara De Angelis, l’europarlamentare Simona Baldassarre e i consiglieri comunali uscenti Davide Bordoni, ex Forza Nuova e Maurizio Politi ex FdI. 

Per il partito di Giorgia Meloni, il capolista è l’attuale capogruppo Andrea De Priamo, mentre si ripresentano il vicepresidente dell’Assemblea Capitolina Francesco Figliomeni e le consigliere uscenti Rachele Mussolini e Lavinia Mennuni. Nella lista di Giorgia Meloni è candidato anche Dario Antoniozzi, nipote del celebre esponente democristiano e il tatuatore ultras della SS Lazio Francesco Cuomo. 

Per il centrosinistra corre Roberto Gualtieri, dopo aver vinto le primarie del Pd con il 60%, ma la strada per la scelta del candidato è stata in salita. Gualtieri proviene dall’ala dalemiana del Pd e rappresenta un nome autorevole essendo stato europarlamentare per due mandati e poi ministro dell’Economia nel Governo Conte II. In un primo momento si era pensato a Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio ed ex Segretario del Pd fino alle dimissioni nel febbraio 2021; sostenuto anche dal Segretario Letta, il governatore era considerato come l’unica figura in grado di unire il PD e di garantire l’alleanza con il M5S, visto lo stretto rapporto con Giuseppe Conte, oltre al fatto che nella sua giunta siedono due assessore grilline. Anche la senatrice del Pd Monica Cirinnà, nota per le sue battaglie per le unioni civili, era scesa in campo candidandosi per le primarie, salvo poi ritirarsi e appoggiare Gualtieri. gualtieri.jpg

A sostegno del candidato di centrosinistra si sono schierati il Pd che vede come capolista la minisindaca del I Municipio Sabrina Alfonsi, il Psi di Bobo Craxi, Europa Verde che presenta l’ex assessore alla Cultura di Tivoli (RM) il principe Urbano Barberini e Sinistra civica ecologista a cui hanno aderito alcune sigle della galassia della sinistra, tra cui Articolo 1 che schiera l’ex deputata Roberta Agostini come capolista e Liberare Roma di Amedeo Ciaccheri. Altre liste che hanno appoggiato Gualtieri sono Demos, guidata dal consigliere regionale Paolo Ciani e Roma Futura creata dal presidente del III Municipio Giovanni Caudo, candidato sconfitto alle primarie del centrosinistra, che raccoglie varie realtà politiche come Volt, Radicali, POP, Possibile e Green Italia

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A rovinare i piani per l’alleanza giallorossa a Roma ci ha pensato Virginia Raggi, la sindaca uscente che ci riprova anche in queste elezioni, dopo che nel 2016 era stata eletta con il M5S sconfiggendo Roberto Giachetti (all’epoca PD oggi in IV) e intercettando un alto numero di voti nella periferia romana. Già consigliera comunale all’opposizione dal 2013, è stata la prima donna e la più giovane a ricoprire il ruolo di sindaco a Roma. Durante questi anni, ha subito un forte calo di consensi ma ad agosto 2020 ha deciso di ricandidarsi, ottenendo l’appoggio del M5S soltanto a maggio 2021, dopo i tentativi falliti di convergenza con il Pd. 

Ciononostante, alcuni fedelissimi della sindaca a Roma, tra cui l’ex Vicesindaco Luca Bergamo, il Presidente della Commissione Mobilità Enrico Stefàno, e altri consiglieri usciti dal M5S in dissenso con la scelta della sindaca di ricandidarsi, hanno deciso di sostenere Gualtieri. È sostenuta dal M5S, che tra i suoi candidati ha molti consiglieri uscenti, e cinque civiche: la lista femminista Con le donne per Roma in cui ci riprova l’ex Miss Italia Nadia Bengala, dopo la parentesi con La Destra di Francesco Storace; Sportivi per Roma di sole persone provenienti dal mondo dello sport, Roma decide che rappresenta il mondo dei professionisti; Lista civica Virginia Raggi e Roma Ecologista voluta dall’ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio e capitanata dall’ex ministro dei Trasporti nel Governo Prodi II Alessandro Bianchi

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Il leader di Azione Carlo Calenda è l’outsider e si presenta con una sola lista ma con l’appoggio di IV, +Europa e i Repubblicani. Le chance di vittoria risiedono nella capacità di intercettare i voti moderati di destra (ha anche ricevuto l’endorsement del leghista Giancarlo Giorgetti) e di sinistra. Sceso in campo a ottobre 2020 con la speranza di essere appoggiato dal Pd, è stato Viceministro dello sviluppo economico nei Governi Letta e Renzi e poi Ministro dello sviluppo economico nel Governo Gentiloni e attualmente è europarlamentare. Nel 2019 ha abbandonando il Pd in dissenso con l’alleanza giallorossa che ha prodotto il Governo Conte II, fondando un suo partito, Azione.  

Si sono presentati anche Monica Lozzi, presidente dal 2016 del VII Municipio, dissidente del M5S; l’ex Assessore all’Urbanistica nella Giunta Raggi Paolo Berdini, dimessosi per contrasti sul progetto dello stadio dell’As Roma a Tor di Valle, per Roma ti riguarda; la senatrice eletta con il M5S, ora al Gruppo Misto perché espulsa per non aver votato la fiducia al Governo Draghi, Margherita Corrado per Attiva Roma; Andrea Bernaudo, broker immobiliare, leader dei Liberisti italiani; Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori fino al 2017, per Italia dei Valori.

Si presentano anche il giornalista anti-euro Gilberto Trombetta per Riconquistare l’Italia, sostenuto da Vox e Italexit; Fabiola Cenciotti per il Popolo della Famiglia, pilota d’aereo con una lunga militanza nell’Udr di Mastella; Fabrizio Marrazzo, presidente di Arcigay Roma per il Partito Gay; l’ex sindacalista Micaela Quintavalle, per il Partito Comunista di Marco Rizzo; il medico Elisabetta Canitano, da sempre combattente per i diritti delle donne, per Potere al Popolo; Sergio Iacomoni per Lista Nerone che punta a rievocare la tradizione culturale romana; il sociologo Francesco Grisolia che si candida con Sinistra rivoluzionaria; Gian Luca Gismondi per il MSI.

Infine, a completare la lista dei candidati, troviamo: Luca Teodori, segretario nazionale del Movimento 3V; la segretaria romana del PCI, Cristina Cirillo; lo psicologo Giuseppe Cirillo per il Partito delle buone maniere; Paolo Oronzo Magli, industriale edile ex democristiano della corrente andreottiana che si presenta con Libertas. 

La situazione nei Municipi

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Si voterà anche nei 15 municipi in cui Roma è divisa, in quanto gli elettori romani saranno chiamati a eleggere i presidenti municipali, i c.d. “minisindaci”. Nel 2016 Virginia Raggi si impose al ballottaggio quasi dovunque (in alcuni casi con percentuali bulgare) perdendo soltanto nel I e II municipio (Centro storico e Nom entano/Parioli) in cui si impose il centrosinistra. Va detto, però, che nel 2018 quando si è votato nei Municipi III e VIII, dopo la sfiducia alla giunta pentastellata, il centrosinistra ha conquistato entrambi i municipi e il M5S ha racimolato la metà dei voti ottenuti nel 2016. Una débâcle che rischia di ripetersi anche in questa tornata. 

Nel I municipio, governato dal 2016 dalla giunta piddina di Sabrina Alfonsi, ora capolista del Pd al Comune, il centrosinistra tenta il bis, e ha scelto un nome autorevole: l’ex sottosegretaria al Ministero della cultura nel Governo Conte II Lorenza Bonaccorsi entrata in corsa poco tempo prima della chiusura della campagna elettorale, provocando il ritiro dell’Assessore al Sociale del I municipio Emiliano Monteverde, che era inizialmente il candidato dem. 

Per provare a conquistare lo scranno di minisindaco, il centrodestra ha schierato il consigliere uscente di FdI Lorenzo Santonocito, che alle elezioni del 2016 aveva preso il maggior numero di voti preferenza del centrodestra mentre il M5S, che nel centro storico non ha mai brillato, ha scelto l’operatrice sociale Federica Festa. Il Pd ha ampie possibilità di vittoria.  

Il Commento di Nomos

I sondaggi delle ultime settimane certificano che nessuno dei quattro candidati principali ha un vantaggio tale da potersi sentire al sicuro. Al momento, al primo posto dovrebbe esserci Michetti, il quale, nonostante alcune incertezze durante la campagna elettorale, gode del fatto di avere l’appoggio di tutta la coalizione. Stessa cosa non si può dire per Roberto Gualtieri che sconta la concorrenza da destra di Carlo Calenda e da sinistra di Virginia Raggi. L’ex ministro del Governo Conte II è dato al secondo posto ma con un vantaggio non rassicurante rispetto agli altri due sfidanti che, in caso di sorprese, potrebbero soffiargli la seconda piazza e quindi l’accesso al ballottaggio. 

Permangono incertezze anche sull’esito del ballottaggio: Michetti è favorito in caso di scontro con la Raggi (la maggioranza degli elettori romani non giudica positivamente gli ultimi cinque anni), mentre avrebbe più problemi con Gualtieri e Calenda: nel primo caso, la partita sarebbe dura ma ancora aperta in quanto gli elettori di Calenda potrebbero finire sia da una parte sia dall’altra; nel secondo caso, l’ex ministro dello sviluppo economico avrebbe molte possibilità sfruttando l’effetto super partes che investì la Raggi cinque anni fa.  

In ogni caso, la vittoria passerà principalmente dalle periferie dove c’è il maggior bacino di voti come nel quadrante Sud-est, dove municipi come il IV, V e VI mettono insieme circa 700mila abitanti: chi vince qui, di solito, vince anche in Comune.  In questa specifica area, Gualtieri è dato come favorito mentre alle scorse Politiche ed Europee Lega e soprattutto FdI la fecero da padrone. 

A Milano sembra certa la riconferma di Sala già al primo turno

Nella città simbolo dello sviluppo economico e finanziario italiano, più di un milione di cittadini milanesi esprimeranno il nuovo primo cittadino, dopo l’amministrazione di Beppe Sala, indipendente di centrosinistra che si ricandida anche in questa tornata elettorale. Dato come favorito e con possibilità molto alte di vittoria al primo turno, se la vedrà principalmente con il candidato di centrodestra Luca Bernardo. In totale sono 13 i candidati che aspirano alla carica di sindaco, di cui due donne, la stragrande maggioranza dei quali senza reali possibilità di vittoria.

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Dopo cinque anni di amministrazione in cui ha riscosso molti consensi nonostante il Covid, Beppe Sala ha sciolto le riserve sulla sua candidatura il 7 dicembre 2020, nel giorno di Sant’Ambrogio, ricevendo l’appoggio di tutto il centrosinistra senza dover ricorrere alle primarie. Prima di entrare in politica, Sala è stato direttore generale di Telecom Italia, e poi amministratore delegato di Expo 2015, riportando un notevole successo che gli ha aperto le porte della politica meneghina. Considerato un volto di punta del Pd pur non essendo mai stato iscritto al partito, a marzo ha aderito ai Verdi europei, in polemica con la crisi interna creatasi dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti. 

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A queste elezioni, corre con il sostegno di 8 liste: PD, con capolista l’assessore all’urbanistica e verde uscente Pierfrancesco Maran e la vicesindaca uscente Anna Scavuzzo; Europa Verde, che schiera tra i candidati l’ex co-portavoce nazionale dei Verdi Elena Grandi; Volt, il movimento paneuropeo progressista; Riformisti – Lavoriamo per Milano, lista civica ideata dal deputato di IV Gianfranco Librandi, che al suo interno raccoglie rappresentanti di Italia Viva, Azione, +Europa, tra cui Lisa Noja, deputata di IV e delegata di Sala alla disabilità negli ultimi cinque anni, e Giulia Pastorella, membro della direzione nazionale di Azione. 

A chiudere il cerchio la lista Beppe Sala sindaco, civica del candidato che conta numerosi giovani tra le sue fila, Milano Radicale, guidata dall’assessore comunale uscente alla partecipazione, open data e cittadinanza attiva Lorenzo Lipparini, Milano in salute, che schiera tra i candidati numerosi medici, e Milano unita, sostenuta da Sinistra Italiana e con capolista la segretaria regionale della Cgil Elena Lattuada. Anche a Milano si era cercato di trasferire a livello locale l’alleanza a livello nazionale, con Giuseppe Conte che ha spinto per un accordo già al primo turno, mentre il Pd ha mantenuto un atteggiamento più freddo e lo stesso Beppe Sala si è rifiutato di allearsi, non escludendo però un avvicinamento al ballottaggio. 

L’unico che potrebbe infilarsi tra Sala e la vittoria al primo turno porta il nome di Luca Bernardo, candidato del centrodestra unito, Primario di Pediatria del Fatebenefratelli, ha una lunga esperienza nelle istituzioni politiche, avendo ricoperto il ruolo di consigliere del Ministro delle Politiche agricole per l’educazione alimentare dal 2012 al 2016 e facendo parte attualmente dell’Osservatorio nazionale per l’Infanzia. In extremis il centrodestra è confluito su Bernardo, che si era autocandidato, dichiarandosi disponibile a correre per le comunali, dopo aver vagliato molti nomi e aver ricevuto vari rifiuti.

 

bernardo.pngDal giornalista Paolo del Debbio al manager Oscar Di Montigny, passando per il deputato di Noi con l’Italia ed ex ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, proposto da Forza Italia mentre Lega e Fratelli d’Italia avevano pensato a Gabriele Albertini, ex sindaco di Milano dal 1997 al 2006, che ha declinato per dedicarsi alla famiglia, anche se si è poi proposto come vicesindaco. A supporto della candidatura del pediatra ci saranno: Lega, con capolista la presidente di Federfarma Lombardia Annarosa Racca; FdI, al centro dell’inchiesta di fanpage.it per le relazioni con l’estrema destra e che candida Vittorio Feltri che ha deciso di iscriversi al partito in concomitanza con questa tornata elettore; FI, che punta forte sui consiglieri uscenti Fabrizio De Pasquale e Gianluca Comazzi e il presidente uscente del Municipio 7, Marco Bestetti; Noi con l’Italia, capitanata dal consigliere comunale uscente Matteo Forte; Partito Liberale Europeo, che si presenta per la prima volta ad una tornata elettorale; Rinascimento, il movimento di Vittorio Sgarbi.

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Dopo la mancata intesa con Beppe Sala, Giuseppe Conte ha virato verso un candidato appartenente alle società civile per cercare di aumentare i consensi nella città da sempre ostica con i pentastellati. La scelta è ricaduta sulla manager Layla Pavone a scapito di Elena Sironi, avvocato e consigliera in Municipio 4, sostenuta dagli attivisti milanesi, che corre come capolista al Consiglio Comunale e della senatrice Simona Nocerino. La “pioniera di internet”, come si è autodefinita, è amministratore delegato di Digital Magics e consigliera di Italia Startup, associazione che rappresenta il mondo delle startup italiane, oltre ad aver fatto parte del Cda del Fatto Quotidiano ed è sostenuta solamente dalla lista del M5S. 

Saranno della partita anche Gianluigi Paragone, ex senatore pentastellato, espulso nel 2019 dopo aver votato contro la legge di bilancio del Governo Conte II e leader di ItalExit, sostenuto dalla lista Milano Paragone Sindaco, che al suo interno contiene anche esponenti del Popolo della Famiglia e di Grande Nord, il partito fondato da Roberto Bernardelli e da altri leghisti della prima ora in opposizione alla svolta nazionale intrapresa dalla Lega.

A sinistra di Beppe Sala troviamo ben 4 candidati: l’insegnante in pensione e ex militante nel Gruppo bolscevico leninista Natale Azzaretto per il Partito Comunista dei lavoratori; il chirurgo plastico Marco Muggiani per il Partito comunista italiano; l’insegnante di storia e filosofia, ex di Rifondazione, Alessandro Pascale per il Partito comunista e Bianca Tedone, militante di Potere al Popolo. Nella stessa area si presentano Gabriele Mariani per Milano in Comune e Civica e Ambientalista, già presidente della Commissione urbanistica del Municipio 3 con il Pd; e Giorgio Goggi, socialista dagli anni ’70 ed ex assessore ai Trasporti dal 1998 al 2006 per i Socialisti di Milano e Milano Liberale. Altri candidati sono l’avvocato Mauro Festa per il Partito Gay; l’imprenditore Bryant Biavaschi per il movimento post-ideologico Milano inizia qui e Teodosio De Bonis per Movimento 3V

La situazione nei Municipi

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Si voterà anche per la presidenza dei 9 municipi a elezione diretta e con una novità: nel caso in cui nessun candidato presidente raggiungesse almeno il 50% dei voti, sarebbe previsto il ballottaggio. Cinque anni fa, invece, per vincere al primo turno bastava il 40% e nessun municipio andò al ballottaggio. Ora, invece, ci sono alte possibilità che si vada al secondo turno in quasi tutti i municipi. 

Le presidenze dei municipi saranno utili per capire gli equilibri e gli eventuali mutamenti politici della città: basti pensare che Pisapia nel 2011 li conquistò tutti; Sala, invece, nel 2016 soltanto quattro su nove. La mappa attuale vede 5 municipi governati dal centrodestra (municipi: 2, 4, 5, 7 e 9) e 4 dal centrosinistra (municipi: 1, 3, 6 e 8). Pertanto, la sfida sarà principalmente tra centrodestra e centrosinistra che, in caso di ballottaggio, potrebbe avvalersi al secondo turno del possibile sostegno del M5S e delle altre liste civiche. 

Il Commento di Nomos 

Beppe Sala viene dato come favorito per vincere già al primo turno: giocano a suo favore l’alto consenso che il Pd ha a Milano, città storicamente di sinistra, e il gradimento che è riuscito a guadagnarsi in questi anni. È bene ricordare però che alle elezioni comunali del 2016, la sfida tra Sala e il candidato di centrodestra Stefano Parisi si concluse al ballottaggio con due punti di distacco e con il centrodestra che conquistò 5 municipi su 9. Dall’altra parte, nelle ultime settimane il centrodestra ha avuto delle difficoltà legate alla mancanza di fondi per la campagna elettorale, tanto che Bernardo ha minacciato di ritirarsi dalla corsa elettorale. Il pericolo è rientrato, ma il centrodestra non dorme sonni tranquilli anche a causa della partita interna tra Fratelli d’Italia e Lega sulla leadership della coalizione, oltre a Forza Italia che alle elezioni del 2016 con il 20% aveva doppiato la Lega. Il M5S è destinato a rimanere nelle retrovie, continuando la parabola discendente iniziata alle europee 2019, con il rischio di essere irrilevante in un eventuale ballottaggio Sala-Bernardo. 

In ogni caso, se Bernardo vuole avere qualche chance dovrà cercare di sfondare in centro, mantenendo l’elettorato delle periferie che alle elezioni europee del 2019 hanno premiato il centrodestra; dall’altra parte Sala, forte del consenso nel centro storico (Municipio 1), dal 2011 governato da una giunta di centrosinistra, punta a riconquistare le periferie che sono cruciali per ritornare a Palazzo Marino.

Napoli, Manfredi, il candidato dell’alleanza PD-M5S, è favorito su Maresca (Cdx)

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Saranno oltre 770.000 i cittadini napoletani che andranno al voto per eleggere il successore del sindaco uscente Luigi De Magistris che, dopo due mandati consecutivi a Palazzo San Giacomo, ha deciso di candidarsi alle Regionali in Calabria. A sfidarsi saranno sette candidati, ma la partita si giocherà principalmente tra il candidato di centrodestra e quello di centrosinistra.

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Gaetano Manfredi è il nome su cui PD e M5S hanno alla fine trovato la convergenza nel “Patto per Napoli”, allargato anche a LeU e con l’appoggio di Italia Viva, dopo che da più parti si era cercato di presentare come candidato sindaco il Presidente della Camera Roberto Fico. Fondatore e rappresentante della sinistra del M5S, Fico aveva dato la sua disponibilità a guidare il rassemblement di centrosinistra, pur essendo osteggiato dal Presidente della Campania Vincenzo De Luca (Pd) da sempre contrario all’alleanza giallorossa. Tuttavia, per evitare lo stallo istituzionale provocato dalle dimissioni della terza carica dello Stato, si è preferito virare sull’ex ministro dell’Università nel Governo Conte II Gaetano Manfredi apprezzato da Pd, M5S, IV e molto vicino sia a Giuseppe Conte sia a Enrico Letta. È sostenuto da 13 liste, tra cui anche la Sinistra e i moderati fuoriusciti da Forza Italia, riuniti nella lista “Azzurri per Napoli”. 

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Dall’altra, il candidato del centrodestra è Catello Maresca, magistrato, ha lavorato prima alla Direzione distrettuale antimafia, occupandosi della lotta alla criminalità organizzata, tanto che dal 2008 è sotto scorta, e poi alla Procura di Napoli come Sostituto Procuratore. È sceso in campo da indipendente ma ha incassato il sostegno del centrodestra unito dopo iniziali frizioni dovute alla volontà di Maresca di correre senza simboli di partito tra le liste: la Lega di Matteo Salvini è stato il suo primo sponsor, che lo riteneva una personalità di livello per la rinascita di Napoli mentre Forza Italia e Fratelli d’Italia avrebbero preferito Sergio Rastrelli, responsabile di FdI a Napoli e figlio dell’ex presidente della Campania Antonio Rastrelli, tanto che le tensioni si sono ricucite soltanto grazie alle nomine incrociate per le altre grandi città. 

Ritorna nell’agone politico l’ex sindaco di Napoli, Antonio Bassolino, volto noto del panorama istituzionale italiano. Prima di fondare il PD nel 2007, è stato segretario regionale del PCI, deputato, ministro del Lavoro nel Governo D’Alema I e infine presidente della Regione Campania dal 2000 al 2010. Uscito dal Pd nel 2017, si è presentato da indipendente, con il sogno di andare al secondo turno e sfidare il candidato del Pd, ricevendo il sostegno di Azione di Carlo Calenda oltre a tre liste civiche e il Partito Gay, e anche l’endorsement del fondatore di Forza Italia e ministro degli affari regionali prima e dei beni culturali poi, Giuliano Urbani.  

Correrà per il ruolo di sindaco anche Alessandra Clemente, candidata lanciata dal sindaco uscente De Magistris che però non ha presentato liste a suo sostegno. Avvocato, ha fondato la Silva Ruotolo Onlus in ricordo della madre vittima innocente della camorra. Dal 2013 fa parte della giunta comunale di Napoli, prima come Assessore alle politiche giovanili, e successivamente si è occupata anche di sicurezza urbana e lavori pubblici. È sostenuta da tre liste, tra cui Potere al Popolo

Gli altri candidati sono Matteo Brambilla, già candidato sindaco del M5S alle elezioni amministrative del 2016 e poi Consigliere Comunale, ha lasciato il partito dopo l’alleanza tra M5S e PD per il sostegno a Manfredi ed è sostenuto da dissidenti del M5S. Ci sono anche Rossella Solombrino, manager finanziario per il Movimento 24 agosto per l’equità Territoriale di Pino Aprile, il partito neoborbonico e meridionalista che si batte contro le disparità economiche e sociali tra Nord e Sud e Giovanni Moscarella, biologo per il Movimento 3V, il movimento no vax. 

Il Commento di Nomos

Secondo le previsioni, Gaetano Manfredi sarebbe ampiamente in vantaggio su Catello Maresca. Ciononostante, è molto probabile che si vada al ballottaggio. I riflettori sono puntati sui risultati che usciranno dalle urne, in quanto Napoli è una delle poche città, insieme a Bologna, in cui il Pd e il M5S hanno trovato la quadra su un nome comune; di conseguenza, l’obiettivo è testare la tenuta della loro alleanza a livello locale, in vista delle elezioni nazionali del 2023. 

Dall’altra parte della barricata, il centrodestra è concentrato più sui rapporti di forza interni tra Fratelli d’Italia e Lega, che però potrebbero risentire dell’esclusione dalla tornata elettorale della lista espressione della Lega (Prima Napoli) da parte del Consiglio di Stato per ritardi nella presentazione. Bassolino rappresenta l’underdog, ma potrebbe approfittare delle difficoltà di Maresca e approdare al secondo turno.

Torino, Damilano (Cdx) in vantaggio su Lo Russo (Csx) ma la sfida è aperta

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Il 3 e 4 ottobre i cittadini di Torino saranno chiamati a rinnovare il Consiglio comunale e ad eleggere il nuovo sindaco dopo i cinque anni di mandato della grillina Chiara Appendino che ha deciso di non ricandidarsi. Saranno in 13 a contendersi la carica di primo cittadino del capoluogo piemontese, anche se la partita decisiva si giocherà molto probabilmente al secondo turno tra il candidato di centrodestra e di centrosinistra, con gli sconfitti al primo turno che potrebbero giocare un ruolo fondamentale in termini di canalizzazione del consenso elettorale.

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Per la coalizione di centrodestra correrà Paolo Damilano, imprenditore del food & beverage al debutto in politica, in ottimi rapporti con il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e per questo già entrato nel radar della Lega in occasione delle elezioni regionali del 2019 come possibile alternativa all’attuale governatore Alberto Cirio. La sua candidatura, inizialmente ufficializzata da indipendente nel dicembre scorso, è stata poi fortemente sostenuta da Matteo Salvini che ha però dovuto superare la resistenza di Forza Italia, con Silvio Berlusconi che aveva espresso il nome della deputata ed ex assessore regionale al lavoro con la giunta Cota Claudia Porchietto fattasi poi da parte. 

A supporto della corsa verso Palazzo Civico dell’ex presidente della Film Commission Torino, nominato a suo tempo dall’ex governatore di centrosinistra Sergio Chiamparino, ci saranno sette liste: Lega, che oltre ad esponenti politici come le parlamentari Elena Maccanti e Marzia Casolati schiera alcune candidature civiche di rilievo tra cui il vicepresidente di Federfarma Torino Stefano Rossi; Forza Italia, con capolista l’assessore al bilancio della Giunta Cirio Andrea Tronzano; Fratelli d’Italia, che ha registrato recentemente l’adesione del senatore ex forzista torinese Lucio Malan; Torino Bellissima, inizialmente unica lista a sostegno di Damilano che schiera professionisti e imprenditori tra cui Massimiliano Vallarino Gancia, noto imprenditore del settore vitivinicolo; Sì Tav Sì lavoro di cui è capolista l’ex sottosegretario ai trasporti del Governo Berlusconi IV Mino Giachino; Progresso Torino, lista che accoglie al suo interno alcuni ex esponenti di Italia Viva e Azione in disaccordo con i vertici regionali che invece appoggeranno Lo Russo; la lista d’ispirazione cattolica del Popolo della Famiglia

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Il candidato del centrosinistra sarà l’attuale capogruppo del Pd al consiglio comunale Stefano Lo Russo, dopo un turno di primarie molto combattuto. Il candidato vincitore ha ricevuto l’appoggio dai senatori Mauro Laus e Stefano Lepri (PD) e si è imposto con il 37,5% dei voti sorpassando di poco Francesco Tresso, candidato civico appoggiato da Sinistra Ecologista che si rifà all’esperienza di dieci anni fa dei sindaci arancioni come Pisapia a Milano (34,9%). A seguire, il 25,4% del vicepresidente del consiglio comunale, Enzo Lavolta esponente della sinistra dem ma che aveva incassato l’appoggio del deputato cattolico Davide Gariglio e della vicepresidente del Senato Anna Rossomando, e il rappresentante di +Europa radicale, Igor Boni (2,3%). 

In appoggio alla candidatura dell’esponente dem ci saranno sei liste a partire dal PD che schiera l’ex giornalista RAI Paolo Volpato e come capolista Gianna Pentenero, ex assessore al Lavoro della Giunta regionale di Sergio Chiamparino e da Articolo Uno che candida il segretario provinciale Suad Omar con l’appoggia anche del Psi. Non faranno mancare il loro appoggio i centristi de I Moderati di Giacomo Portas e la civica Sinistra Ecologista con l’ex assessora all’istruzione Federica Patti e Beppe Piras, architetto e anima del “Bike Pride” per la mobilità sostenibile. Chiudono il cerchio, la lista civica Torino Domani guidata dall’ex consigliere Francesco Tresso, che candida il chitarrista dei Subsonica Max Casacci e la civica Lo Russo Sindaco formata dal Presidente dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Torino e consigliere regionale Mario Giaccone, che raccoglie le candidature delle altre forze politiche di centrosinistra: Italia Viva con l’ex consigliera regionale Valentina Caputo, Azione, +Europa con il ginecologo radicale Silvio Viale, Demos e Italia dei Valori.

Il Movimento 5 Stelle dopo aver incassato l’indisponibilità del sindaco uscente Chiara Appendino a ricandidarsi per un secondo mandato, ha puntato forte su Valentina Sganga che ha incassato il 54% dei voti degli iscritti sulla piattaforma SkyVote superando il radiologo trentanovenne Andrea Russi, presidente della Commissione, Commercio e Turismo del comune di Torino. Record di preferenze nel 2016, è stata Capogruppo in Sala Rossa, rappresenta la continuità con la gestione Appendino degli ultimi cinque anni. Oltre che dal M5S, è appoggiata anche dagli ambientalisti di Europa Verde Torino che candidano Fabrizio Biolè, grillino della prima ora, già consigliere regionale dal 2010 al 2014 e poi sindaco di Gaiola (CN) e Sara Recanati, co-founder di Cannabis For Future. 

A correre per la carica di primo cittadino del capoluogo piemontese ci saranno anche: per l’area della sinistra radicale Angelo D’Orsi, storico e docente universitario sostenuto da Potere al Popolo, Sinistra in Comune e dal Partito Comunista Italiano, Giusi Greta di Cristina, insegnate di lingua inglese con origini siciliane appoggiata dal Partito Comunista e dalla civica Torino Città futura e il sindacalista Massimo Chiesi del Partito comunista dei lavoratori; l’ex deputato con Alleanza Nazionale nella XV legislatura Roberto Salerno che correrà con il Movimento Ambientalista; il docente di diritto civile all’Università di Torino Ugo Mattei, con la sua civica Futura Torino; Ivano Verra, architetto e membro dell’ANCI, candidato di Italexit; Paolo Alonge, ingegnere e consulente manageriale presentatosi con la lista 3V per la libertà vaccinale; il già candidato sindaco civico nel 2006 e nel 2011 Lorenzo Varaldo con la lista Divieto di Licenziare; Emilio Mazza con la lista Torino Capitale d’Europa Basta Isee; Davide Betti Balducci sostenuto dal Partito Gay e dal Partito Animalista. 

Il Commento di Nomos 

Anche se i pronostici sembrano essere leggermente a favore di Damilano, a Torino si prospetta un testa a testa molto serrato tra il candidato di centrodestra e quello di centrosinistra Stefano Lo Russo. I due, molto probabilmente, si scontreranno al ballottaggio, dove a rappresentare l’ago della bilancia della competizione saranno gli elettori del M5S, che al momento non sembrano voler restituire i voti ricevuti in massa dal centrodestra in occasione del secondo turno del 2016, quando proprio grazie a questi ultimi la grillina Chiara Appendino riuscì ad imporsi su Piero Fassino.  

La mancata convergenza tra il Movimento e il Partito Democratico su Lo Russo, figlia della strenua opposizione alla giunta grillina uscente in consiglio comunale dell’esponente dem, è sintomo di un’intesa tanto cercata dai vertici nazionali ma che ancora stenta a decollare a livello territoriale.  

Bologna, si prospetta una vittoria larga per Lepore (Csx) al primo turno 

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Nella città feudo della sinistra, 305.000 elettori bolognesi andranno al voto per eleggere il successore di Virginio Merola (PD), sindaco dal 2011.  

Dopo una dura battaglia per la scelta del candidato durata alcuni mesi, Matteo Lepore (PD) ha vinto le primarie del centrosinistra contro Isabella Conti (IV), sindaca di San Lazzaro di Savena (BO) ed è il candidato del centrosinistra, appoggiato anche da M5S e Italia Viva. Già assessore a Bologna dal 2011 con deleghe a Lavoro e relazioni internazionali, nel 2016 ottiene, invece, le deleghe alla Cultura e al turismo. 

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Le primarie hanno visto un acceso scontro tra i due candidati, in quanto Lepore rappresenta l’ala più vicina all’ex segretario del Pd, Nicola Zingaretti ed è stato spesso critico nei confronti di Matteo Renzi; dall’altra parte, Isabella Conti ha iniziato la sua carriera politica nel Pd per poi passare ad Italia Viva, presentandosi però alle primarie come indipendente, ed è stata appoggiata all’interno del Pd dagli ex-renziani di Base Riformista, suscitando polemiche e spaccature. L’establishment del partito, tra cui il Segretario Enrico Letta, il Presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, ma anche l’ex premier Romano Prodi hanno sostenuto Matteo Lepore

Isabella Conti ha invece ricevuto l’endorsement di alcuni Assessori della Giunta comunale presieduta da Virginio Merola, tra cui quello alla sicurezza, Alberto Aitini che in un primo momento aveva deciso di candidarsi per poi convergere sulla sindaca di San Lazzaro di Savena, dell’Assessore al Lavoro Marco Lombardo e dell’Assessora alla Casa Virginia Gieri, oltre alla ex-vicepresidente dell’Emilia-Romagna e europarlamentare Elisabetta Gualmini. Alla fine, Matteo Lepore ha vinto con il 59,6% contro il 40,4% di Isabella Conti. 

Le primarie hanno avuto ripercussioni anche a livello nazionale, venendosi così a delineare una coalizione variabile, con il leader del M5S, Giuseppe Conte che aveva esplicitato la sua preferenza per Lepore come candidato sindaco di Bologna, nell’ambito dell’alleanza con il Pd, mentre Italia Viva si era schierata a favore di Isabella Conti. In definitiva, entrambi i partiti hanno deciso di sostenere Lepore.

Il centrodestra non ha approfittato delle diatribe interne al centrosinistra e ha scelto il candidato sindaco a luglio, convergendo sull’imprenditore cattolico Fabio Battistini, battistini.jpgproposto dalla Lega. È proprietario di un’azienda operante nel settore dell’intermediazione della componentistica dell’industria ed è stato presidente della Consulta delle associazioni familiari di Bologna

Per la tornata delle amministrative del 2021, il centrodestra ha escluso candidature di partito, cercando una figura cattolica e centrista che potesse pescare tra gli elettori riformisti e moderati del centrosinistra, data la scelta di Lepore come candidato sindaco. In questo senso, erano circolati i nomi di Andrea Cangini, già direttore del Resto del Carlino e del Quotidiano Nazionale, che però dal 2018 è senatore di Forza Italia, di Gianluca Galletti, ex ministro dell’Ambiente nei Governi Renzi e Gentiloni, leader di Bologna Civica, una formazione moderata di centro, fondata insieme a Giancarlo Tonelli, già direttore generale di Confcommercio Ascom Bologna, di cui si era paventata la candidatura. 

A sinistra si sono presentate anche Marta Collot, portavoce nazionale di Potere al Popolo, già candidata alle regionali dell’Emilia-Romagna nel 2020 e Dora Palumbo, consigliera comunale a Bologna eletta nel 2016 con il M5S, da cui è uscita dopo l’alleanza con la Lega nel 2018, che corre per Sinistra Unita, lista alla quale hanno aderito anche Rifondazione comunista e PCI. Altri candidati sono Stefano Sermenghi, renziano della prima ora, poi uscito dal Pd nel 2018, per Bologna Forum civico (BFC), sostenuto anche da Italexit; Andrea Tosatto per Movimento 3V, psicologo e già candidato alle regionali in Emilia-Romagna nel 2020; Luca Labanti, avvocato noto per le battaglie per le cure ai malati terminali per Movimento 24 agosto per l’equità territoriale, il partito neoborbonico fondato dal giornalista Pino Aprile e Federico Bacchiocchi per il Partito comunista dei lavoratori, veterano del partito, veterinario e dipendente del Ministero della Salute. 

Il Commento di Nomos

L’esito sembra scontato con il candidato di centrosinistra che dovrebbe vincere già al primo turno, con una percentuale che si aggira intorno al 60%, stando alle ultime previsioni. Il dato delle urne dovrebbe essere rassicurante, tanto che Pd-M5S mirano a riproporre il modello Bologna alle politiche del 2023, con il M5S che spera di togliersi di dosso il ruolo di partner di minoranza, dal momento che a Bologna ha sostenuto un candidato scelto dal Pd.  

Nel centrodestra, Fabio Battistini nelle migliori delle ipotesi si attesterebbe al 39%, dato anche soddisfacente se si considera l’alleanza giallorossa e la buona amministrazione Merola (Pd) che farebbe da traino per Lepore, tanto che gli occhi sono puntati soltanto sui voti di Lega e FdI per definire la supremazia sul resto della coalizione.  

Trieste, Dipiazza avanti ma attenzione a possibili sorprese al ballottaggio

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Sono dieci i candidati in corsa a Trieste, con il sindaco uscente di centrodestra Roberto Dipiazza che, forte dei sondaggi, correrà per cercare di ottenere quello che per lui sarebbe il quarto mandato dopo i dieci anni dal 2001 al 2011 e la vittoria nel 2016. 

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L’imprenditore Roberto Dipiazza cercherà dunque di riconfermarsi come primo cittadino sostenuto da un centrodestra compatto, come già accaduto cinque anni fa, quando si è imposto al ballottaggio contro l’allora primo cittadino uscente di centrosinistra Roberto Consolini. Negli anni Novanta, Dipiazza ha aderito a Forza Italia da cui è fuoriuscito nel 2013 (per confluire in NCD) per poi rientrarci nel 2016 e oggi concorre alla carica di sindaco a capo di una lista civica che porta il suo nome sostenuto da Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia, Noi con l’Italia e Cambiamo Trieste. 

Il mancato accordo con il Movimento 5 Stelle e la presenza di diversi candidati minori nell'area di sinistra potrebbe essere fatale già al primo turno per il centrosinistra che ha franco.pngindicato l’ex senatore del Pd Francesco Russo come proprio candidato Sindaco. Attualmente vicepresidente del Consiglio Regionale del Friuli-Venezia Giulia e molto vicino al segretario dem Enrico Letta, Russo, dopo aver ottenuto l’appoggio di Italia Viva ha allargato la coalizione a Punto Franco, Trieste 21-26, Slovenska Skupnost, Uniti per un’Altra Città, Socialisti, Cittadini, Partito Pensionati e Partito Animalista Italiano.  

Il Movimento 5 Stelle concorrerà dunque da solo con Alessandra Richetti, attualmente presidente della sesta circoscrizione e tecnico informatico presso l'Università di Trieste, che nel 2016 riuscì a prendere il 19%. In virtù degli accordi nazionali tra il Movimento e il Partito Democratico, un successivo appoggio al candidato del centrosinistra Russo in caso di ballottaggio, tuttavia, non sarebbe da escludere. 

Nell’area di centrosinistra si sono candidati il ricercatore universitario Riccardo Laterza con la lista civica Adesso Trieste (e appoggiato dalla Sinistra Italiana), la dottoressa Tiziana Cimolino candidata dei Verdi e di Sinistra in Comune (da sempre impegnata con movimenti ambientalisti a tutela del territorio) e Aurora Marconi, già consigliera ambientalista della settima circoscrizione, che concorre con la lista civica Trieste Verde.

Tra i candidati civici nell'area di centrodestra ritroviamo invece l’imprenditore Franco Bandelli, storico esponente di Alleanza Nazionale con cui è diventato consigliere comunale nel 2001 e successivamente assessore con delega ai Lavori pubblici nel Dipiazza bis, dimettendosi poi e fondando Un'altra Trieste. 

Altri candidati sono il designer industriale Arlon Stok con la lista civica Podemo, l’indipendentista Giorgio Marchesich con la lista Federazione per l’Indipendenza del Territorio Libero di Trieste e l’ingegnere specializzato in materia ambientale Ugo Rossi, sostenuto dal partito no vax Movimento 3V.  

Il Commento di Nomos

Gli ultimi sondaggi realizzati da Opinio Italia danno un’idea chiara della situazione: il sindaco uscente di centrodestra Dipiazza ha buone possibilità di imporsi già al primo turno staccando il competitor di centrosinistra di più di dieci punti percentuali. 

La frammentazione all’interno del centrosinistra non aiuta ma potrebbe non essere un problema insormontabile nel caso in cui a Dipiazza non riesca il colpaccio: in quel caso, al ballottaggio Russo potrebbe ricevere i voti di chi al primo turno ha votato Richetti (M5S), Laterza (civico ma appoggiato da SI) e Cimolino (Verdi) mentre Dipiazza potrebbe scontare la oramai storica tendenza dell’elettorato moderato a disertare le urne al secondo turno. 

I comuni superiori a 40.000 abitanti al voto

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Nord: la Lega prova a riprendersi Varese. Il M5S non pervenuto in Lombardia. A Pordenone volti noti in campo

In Piemonte, il sindaco uscente leghista di Novara Alessandro Canelli si ripresenta, sostenuto nuovamente dalla coalizione di centrodestra (questa volta anche con FI) mentre il Pd e M5S hanno scelto la corsa solitaria: il dem con l’ex vicesindaco e attuale consigliere comunale Nicola Fonzo, sostenuto anche dal responsabile sicurezza e deputato Enrico Borghi; i grillini con il consigliere di opposizione Mario Iacopino. Dalle previsioni, il sindaco uscente potrebbe vincere già al primo turno, con la Lega primo partito. Rimane, comunque, la possibilità che Canelli debba vedersela al ballottaggio con Fonzo.

In Lombardia le elezioni si svolgeranno in provincia di Varese nel capoluogo, a Busto Arsizio, a Gallarate e a Rho nell’hinterland milanese. A Varese la campagna elettorale si è accesa tra i due candidati più forti, in una città da sempre fortino della Lega. Davide Galimberti, attuale sindaco di centrosinistra e primo sindaco non leghista di Varese dal 1993, ha a suo favore un’ampia coalizione che comprende anche il M5S, oltre a Psi, Volt, Europa Verde; il centrodestra ha invece schierato il deputato della Lega e ex sindaco di Morazzone (VA) Matteo Bianchi, dopo il ritiro last-minute dell’ex leader della Lega Roberto Maroni per motivi di salute. Per i sondaggi, il candidato di centrodestra è avanti al primo turno, ma al ballottaggio la sfida si preannuncia serrata. 

A Busto Arsizio, il sindaco di FdI Emanuele Antonelli punta alla riconferma, presentandosi con il centrodestra unito ma a dargli battaglia ci sarà il candidato di centrosinistra, Maurizio Maggioni, ex consigliere comunale e regionale PD, che ha stretto un’alleanza anche con i pentastellati. Da segnalare la presenza dell’ex sindaco e militante di Forza Italia della prima ora, Gigi Farioli, in rotta con il partito che si presenta con due liste, contando anche sulla presenza di esponenti di IV. 

A Gallarate l’attuale sindaco di centrodestra Andrea Cassani cerca il colpaccio già al primo turno, tra le difficoltà della sua amministrazione indebolita dalle inchieste mentre la candidata del centrosinistra, attuale consigliera di opposizione, Margherita Silvestrini, punta ad arrivare al ballottaggio. Anche nella città del varesotto il M5S non ha presentato liste per la terza volta consecutiva, dando appoggio esterno al candidato del centrosinistra. 

Sarà sfida tra l’attuale vicesindaco Andrea Orlandi (Pd) e Daniele Paggiaro (centrodestra) per la carica di sindaco di Rho (MI). Il primo è sostenuto dal sindaco uscente Pietro Romano (Pd) che non si candida dopo due mandati consecutivi e ha ricevuto l’appoggio di Pd e IV. Il centrodestra ha scelto il civico Daniele Paggiaro, manager nel settore dell’aviazione e del trasporto aereo mentre il M5S non si presenterà alle elezioni, avendo ritirato in extremis il suo candidato sindaco, Mirko Venchiarutti.

In Liguria le elezioni si tengono soltanto a Savona, città amministrata per cinque anni da Ilaria Caprioglio, indipendente di centrodestra che ha deciso di non ripresentarsi. Al suo posto per il centrodestra corre l’ex primario di chirurgia all’Ospedale San Paolo di Savona Angelo Schirru, che si scontra con l’avvocato Marco Russo per il Pd, sostenuto anche da IV e Azione e Manuel Meles, attuale capogruppo in Consiglio comunale per il M5S. Si preannuncia uno scontro al ballottaggio tra il candidato di centrodestra e di centrosinistra che negli ultimi sondaggi sono distanziati solo di qualche punto percentuale.

A Pordenone la sfida è tra volti noti: da una parte, l’attuale sindaco indipendente di centrodestra ed ex presidente della Provincia, Alessandro Ciriani, che dopo aver vinto al ballottaggio nel 2016, prova a ottenere il secondo mandato; dall’altra, il docente e scrittore, veterano della politica pordenonese Gianni Zanolin, sostenuto dalla coalizione di centrosinistra allargata anche al M5S. Il sindaco uscente è dato come favorito, approfittando del forte appoggio di FdI, vista la parentela con il capogruppo al Senato del partito, Luca Ciriani

A Chioggia si fronteggeranno sei candidati ma il sindaco uscente Daniele Ferro non si presenterà per un secondo mandato e dunque il M5S proverà a riconfermarsi con Daniele Stecco, appoggiato anche dalla civica “Chioggia Sempre!”. Un centrodestra compatto schiera invece Mauro Armelao, uomo della Polizia di Stato e militante della Lega, mentre per il centrosinistra scende in campo Lucio Tozzo, ex consigliere regionale PD (nel 2005 e nel 2010) e già sindaco di Chioggia nel lontano 1988.

Centro e Isole: in Romagna, il PD dovrà sudarsi la vittoria. Il centrodestra tornerà a guidare Latina?

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Undici i candidati a sindaco per la città di Ravenna, che vede il suo primo cittadino uscente Michele De Pascale (PD) in cerca del secondo mandato, forte anche del sostegno del Movimento 5 Stelle. Divisioni invece nel centrodestra dove Lega e FdI sosterranno Filippo Donati, mentre Forza Italia sosterrà Alberto Ancarani. De Pascale è dunque il favorito di queste elezioni grazie al sostengo del Movimento 5 Stelle e la frammentazione all’interno del centrodestra.

Cambio di marcia per il comune di Rimini. Il sindaco uscente Andrea Gnassi (PD) termina la sua esperienza a Palazzo Garampi dopo dieci anni lanciando la candidatura dell’assessore alla sicurezza Jamil Sadegholvaad per il centrosinistra. Non ci sarà una coalizione giallorossa, in quanto non è stato raggiunto un accordo con il Movimento 5 Stelle che ha deciso di sostenere la candidatura di Gloria Lisi. Il centrodestra, che stando agli ultimi sondaggi sarebbe davanti al centrosinistra, schiera Enzo Ceccarelli, già sindaco di Bellaria-Igea Marina.

A Grosseto il sindaco uscente di centrodestra Antonfrancesco Vivarelli Colonna proverà a prolungare la sua esperienza da primo cittadino sostenuto da Lega, FdI, FI e la sua lista civica. PD e M5S sono riusciti a convergere sulla candidatura del segretario comunale dem Leonardo Culicchi, appoggiato anche da Sinistra Italiana e alcune civiche. Prenderà parte alla competizione elettorale anche il medico Valerio Pizzuti, sostenuto da un terzo polo composto da Azione, PSI e Italia Viva.

Il sindaco civico di sinistra uscente di Latina Damiano Coletta cercherà di ottenere il suo secondo mandato, forte questa volta anche del sostegno del Partito Democratico. Il centrodestra unito (Lega, FdI, FI, UdC e Cambiamo!), che cercherà di riprendersi il suo feudo elettorale laziale, sosterrà Vincenzo Zaccheo, già sindaco dal 2002 al 2010, quando si è dimesso dopo essere stato sfiduciato dal consiglio comunale. A chiudere il cerchio il luogotenente della Marina Militare Gianluca Bono, appoggiato esclusivamente dal Movimento 5 Stelle che ha deciso di non fare accordi elettorali. 

A Carbonia, dopo la decisione della sindaca grillina uscente Paola Massidda di non ricandidarsi, il Movimento ha deciso di appoggiare il segretario regionale di Articolo Uno Luca Pizzuto. Coalizione sperimentale quella tra PD, Partito Sardo d’Azione e Udc a supporto di Pietro Morittu, mentre Lega, FdI e FI hanno trovato l’accordo sulla candidatura della consigliera comunale di minoranza uscente Daniela Garau.

Sud: Mastella tenta il bis a Benevento. A Salerno sembra scontata la conferma dei deluchiani. La sfida tra omonimi infiamma Cosenza

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Le elezioni amministrative in Campania non interesseranno soltanto Napoli, ma ad essere chiamati al voto saranno anche i cittadini di Benevento, Caserta, Salerno e Battipaglia (SA). Partendo dal Nord della Regione, sono sette i candidati a Caserta, ma la partita si gioca tra il sindaco uscente Carlo Marino (Pd) candidato del centrosinistra e il candidato del centrodestra Gianpiero Zinzi, capogruppo della Lega in Consiglio regionale. Il M5S non ha presentato candidati, né ha presentato liste a sostegno di Carlo Marino. Dalle ultime proiezioni è certo il ballottaggio tra i due candidati più quotati, con il centrodestra avanti. 

A Benevento il sindaco uscente ed ex ministro Clemente Mastella si ricandida, provocando una spaccatura nel centrodestra: FI ha deciso di sostenerlo insieme a IV e alcuni civici, tra cui Essere Democratici, con candidati dell’area del Pd vicini al Presidente della Campania Vincenzo De Luca; Lega e FdI puntano invece sull’ex consigliere regionale Rosetta De Stasio. A correre per il centrosinistra ci sarà l’ex consigliere comunale di Benevento Luigi Diego Perifano. Grande assente il M5S che ha deciso di non scendere in campo. Stando ai sondaggi, Clemente Mastella resta il favorito per vincere al primo turno, ma il distacco con Luigi Diego Perifano è basso, quindi potrebbero esserci sorprese.

A Salerno saranno nove i candidati in corsa, tra cui il sindaco uscente Vincenzo Napoli (Pd), fedelissimo di Vincenzo De Luca che corre per un secondo mandato appoggiato dal centrosinistra. Il centrodestra si è unito intorno al nome di Michele Sarno in quota FdI, presidente emerito della Camera Penale mentre il M5S sostiene Elisabetta Barone, preside del liceo Alfano I (SA), sostenuta anche da una lista di consiglieri dissidenti di centrosinistra. Il candidato di centrosinistra è in vantaggio sugli altri sfidanti, mentre tra Elisabetta Barone e Michele Sarno è sfida per il secondo posto. 

Anche a Battipaglia (SA), la sindaca uscente Cecilia Francese, spera di ottenere un secondo mandato e se la vedrà con sei avversari. Il centrodestra si presenta separato, con il vicesindaco uscente Ugo Tozzi per FdI e l’architetto Bruno di Cunzolo per FI. Il rischio è quello di avvantaggiare il candidato civico del centrosinistra, il presidente dell’Asi Salerno Antonio Visconti, appoggiato anche dall’Udc e quello del M5S, lo psicologo Enrico Farina.

Tra i comuni del Molise al voto ci sarà anche Isernia, dove il sindaco uscente di FdI Giacomo D’Apollonio ha deciso di non ripresentarsi. Proprio questo passo indietro ha provocato una frattura nel centrodestra, che ha portato FI, UdC e Lega a sostenere Gabriele Melogli, già sindaco dal 2002 al 2012, e FdI ad appoggiare il consigliere comunale Cosmo Tedeschi, supportato in particolare dell’ex governatore regionale Michele Iorio. A chiudere il cerchio il già assessore con De Vivo Piero Castrataro, su cui sono riusciti a trovare l’accordo PD e M5S

Oltre alle elezioni regionali, in Calabria si andrà al voto anche a Cosenza, con il sindaco uscente Mario Occhiuto (FI) che, dopo due mandati consecutivi, ha deciso di lanciare la candidatura del vicesindaco Francesco Caruso, appoggiato dal centrodestra unito. A differenza delle regionali, M5S e Pd sono andati separati con i pentastellati che sostengono Bianca Rende e il Pd che ha scelto l’avvocato penalista e socialista Franz Caruso. La sfida sarà tra Franz Caruso e Francesco Caruso, con il primo che è dato in testa, e la candidata del M5S a fare da terzo incomodo

Ci saranno le elezioni anche a Lamezia Terme (CZ) ma con una particolarità: si voterà soltanto nelle 4 sezioni in cui il voto è stato annullato dal Tar per brogli elettorali. Il sindaco eletto nel 2019, l’avvocato Paolo Mascaro si scontrerà ovviamente con gli stessi candidati del 2019 tra cui il candidato del centrodestra che era andato al ballottaggio, Ruggero Pegna, e il candidato del Pd Eugenio Garascio ma la vittoria sembra scontata. 

In Puglia ad andare al voto saranno soltanto gli elettori di Cerignola (FG), città che dall’ottobre del 2019 è commissariata, dopo che il Consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. Si ripresenta Franco Motta, il sindaco che nel 2015 aveva vinto al ballottaggio, scontrandosi con Antonio Giannatempo, due volte sindaco di Cerignola, che ha messo d’accordo il centrodestra classico (Lega, FdI, FI e UdC) e con Francesco Bonito, magistrato della Corte di Cassazione ed ex deputato, sostenuto dal Pd e su cui è confluito anche il M5S

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Speciali Elezioni amministrative 3-4 ottobre 2021