Le elezioni regionali in Molise del 22 aprile 2018, contrariamente a quanto ci si potrebbe attendere, segneranno uno spartiacque nella vita politica del Paese: in accordo con la tendenza secondo la quale le elezioni locali e regionali vengono caricate di un “significato nazionale”, molti politici e analisti pensano che queste elezioni e quelle in Friuli Venezia-Giulia del 29 aprile daranno un’indicazione sul governo nazionale. Nella situazione politica italiana attuale, in cui non si è ancora riusciti a trovare una maggioranza parlamentare disposta a sostenere un governo, le prossime elezioni regionali serviranno a indicare se e come si sono modificati i rapporti di forza soprattutto tra centrodestra e M5S.

Della contesa elettorale non farà parte il presidente uscente, Paolo Frattura del PD, che ha deciso di non ricandidarsi per favorire l’unità della coaizione, dato che sia LeU sia Molise 2.0 hanno manifestato l’indisponibilità ad appoggiarlo; il centrosinistra è dunque rappresentato dall’assessore uscente allo sviluppo economico Carlo Veneziale, l’ultimo rimasto in campo dopo le defezioni di Antonio Di Pietro e dell’ex senatore Roberto Ruta (sinistra PD). Il centrodestra, invece, cercherà di riprendersi la Regione con Donato Toma (dopo il rifiuto del presidente del Tribunale di Isernia, Enzo Di Giacomo), mentre il M5S punta a conquistare la sua prima amministrazione regionale con Andrea Greco. Chiude il cerchio il candidato di Casapound, Agostino Di Giacomo.

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Il sistema elettorale

La Regione Molise ha approvato lo scorso 5 dicembre la nuova legge elettorale regionale le cui principali novità riguardano la presenza di un unico collegio elettorale, l’introduzione del premio di maggioranza a chi ha ottenuto più voti, in sostituzione del listino maggioritario, e l’eliminazione del voto disgiunto.

Si tratta di un sistema elettorale proporzionale a turno unico con soglie di sbarramento (8% per le coalizioni e 3% per le singole liste) e premio di maggioranza per la coalizione o la lista più votata che potranno ottenere tra i 12 e i 14 seggi. Alle opposizioni, di converso, sono destinati tra i 6 e gli 8 seggi compreso quello destinato al candidato presidente classificato secondo.

Il giorno del voto gli elettori potranno esprimere fino a due voti di preferenza con alternanza di genere per determinare l’elezione del consiglio regionale molisano composto da 20 consiglieri più il Presidente della Giunta. Infine, la legge prevede l’incompatibile della carica di assessore con quella di consigliere: a tal proposito è previsto l’istituto della supplenza da parte del primo dei non eletti.

Centrodestra

(Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Unione di Centro, Noi con l’Italia, Popolo della Famiglia, Movimento nazionale per la Sovranità, Popolari per l’Italia, Orgoglio Molise)

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Il centrodestra si presenta unito candidando come presidente Donato Toma, Presidente dell'Ordine dei commercialisti di Campobasso e docente di Management, Imprenditorialità e Innovazione presso l'Università del Molise. Toma, che si definisce un “tecnico moderato” ed è considerato vicino alle posizioni di Forza Italia, è stato assessore esterno nella giunta di centrodestra (Pdl, Udc, Udeur e Mpa) dell’ex sindaco di Campobasso, Gino Di Bartolomeo nel 2013 e, successivamente assessore esterno al comune di Boiano (Cb), retto dal centrosinistra.

In totale saranno nove le liste in suo appoggio, a partire dai partiti maggiori quali Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, UdC e Noi con l’Italia dell’ex presidente Michele Iorio fino a giungere a liste più piccole come i teocon del Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi, i Popolari per l’Italia di Mauro Mauro, il Movimento nazionale per la Sovranità di Gianni Alemanno e la civica Orgoglio Molise capeggiata dal presidente del Consiglio regionale uscente Vincenzo Cotugno che nella scorsa legislatura ha appoggiato la giunta di centrosinistra.

Movimento 5 Stelle

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Le votazioni online avvenute sulla piattaforma Rousseau hanno incoronato Andrea Greco come candidato governatore. Si tratta del più giovane candidato governatore della storia politica molisana. Nel 2013 è stato il primo dei non eletti in Consiglio regionale e negli ultimi 5 anni è stato consulente giuridico e collaboratore del gruppo consiliare pentastellato. Secondo quanto raccontato da Libero e il Fatto Quotidiano è il nipote di un camorrista, Sergio Bianchi, che però, il candidato del Movimento 5 Stelle non ha mai conosciuto, perché deceduto prima della sua nascita.

Centrosinistra

(Partito Democratico, Liberi e Uguali, Molise 2.0, Il Molise di tutti, Unione per il Molise)

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A differenza di quanto accaduto alle elezioni politiche, il centrosinistra si schiera unito riuscendo ad inglobare al proprio interno anche Liberi e Uguali. Il nome scelto per sfidare il centrodestra e il M5S richiama alla mente uno dei big della politica molisana: Carlo Veneziale, assessore regionale uscente alle Attività produttive nella giunta Frattura, già amministratore unico di FinMolise, è, infatti nipote di Marcello Veneziale, il primo presidente di centrosinistra della Regione Molise alla fine degli anni Novanta.

Oltre al PD e a Liberi Uguali, Carlo Veneziale ha l’appoggio di altre liste: Molise 2.0 guidato dalla dissidente dem Costanza Carriero e da diversi esponenti di Centro Democratico di Bruno Tabacci, il Molise di tutti capitanato dall’assessore uscente e segretario regionale Idv Pierpaolo Nagni e Unione per il Molise che annovera al proprio interno diversi consiglieri uscenti tra cui Cristiano Di Pietro, figlio di Antonio.

Il Commento di Nomos

risultati del 4 marzo sono stati estremamente positivi per il M5S in Molise che ha raggiunto il 44,8% dei voti, distanziando nettamente il centrodestra (29,8%) e il centrosinistra (18,1%), facendo l’en plein di seggi tra Camera e Senato con l’eccezione di un seggio finito a LeU a causa del meccanismo dei seggi eccedenti e deficitari.

A partire da questi risultati, sembrerebbe scontato pensare al Molise come la prima regione italiana ad essere amministrata da una giunta pentastellata. Gli ultimi sondaggi danno invece un testa a testa tra Donato Toma e Andrea Greco con il candidato di centrodestra leggermente favorito. Il recupero della coalizione di centrodestra sembra essere causata da due fattori, uno locale e l’altro nazionale: l’ampiezza della coalizione moderata che al suo interno presenta, oltre ai partiti d’area, anche alcuni transfughi dal centrosinistra (soprattutto provenienti dalla sanità privata e da alcuni sindaci vicini a Paolo Frattura) e il momentum positivo della Lega che punta anche a superare Forza Italia anche se il 4 marzo in Molise, Salvini ha preso l’8%, la metà dei voti di Berlusconi.

Oltre alla crescita del centrodestra, un fattore molto importante sarà constatare la persistenza o meno delle difficoltà del M5S nel ripetere gli strepitosi risultati nazionali anche nelle elezioni locali e regionali, in cui storicamente ha ottenuto sempre un risultato peggiore.

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Speciale Elezioni regionali in Molise