Domenica 21 ottobre, i cittadini del Trentino-Alto Adige si recheranno alle urne per il rinnovo dei consigli provinciali delle due province autonome. Si tratta dell’ultima tornata elettorale del 2018, in quanto dopo le elezioni politiche del 4 marzo, le comunali di giugno e le regionali in Lombardia, Lazio, Molise, Friuli-Venezia Giulia e Valle d’Aosta, le data delle consultazioni in Basilicata quasi sicuramente slitterà al 2019 a causa dei problemi giudiziari del governatore Marcello Pittella.
La peculiarità di questa tornata elettorale è che non si tratta di una vera e propria elezione regionale, in quanto gli elettori voteranno per eleggere i consigli provinciali di Trento e Bolzano (35 consiglieri per ciascuno) i quali congiuntamente formeranno il consiglio regionale. Il Presidente della Regione viene eletto dal consiglio regionale e, per i primi due anni e mezzo sarà scelto tra i consiglieri di lingua italiana e per la seconda parte della legislatura tra quelli di lingua tedesca.
Come ampiamente descritto dalla stampa, il voto di domenica potrebbe segnare un punto di svolta negli equilibri locali, solitamente molto consolidati e non correlati ai fatti accaduti nel resto del paese. Per la prima volta, a Trento, i partiti autonomisti potrebbero finire all’opposizione e il centrodestra conquistare un’altra roccaforte “rossa”; a Bolzano, l’SVP, per avere la maggioranza, potrebbe cambiare la propria politica di alleanze abbandonando il centrosinistra a favore del centrodestra.
Elezioni in Trentino
Il sistema elettorale trentino è simile al modello usato nei comuni, il quale prevede l’elezione diretta del Sindaco (del Presidente in questo caso) e un premio maggioranza alla lista o coalizione che totalizza la maggioranza dei voti (nello specifico, 18 seggi su 35 se il vincitore ottiene meno del 40% dei voti, 21 su 35 se supera tale soglia).
L’offerta politica è molto variegata e consta di 11 candidati presidente appoggiati in totale da 22 liste. Il favorito per la vittoria è il sottosegretario alla Salute della Lega, Maurizio Fugatti che guida una coalizione di centrodestra che va dai quattro partiti presenti in Parlamento (Lega, Fi, FdI Udc) e alle civiche espressione di movimenti locali e autonomisti. Il principale sfidante è il senatore dem Giorgio Tonini, appoggiato dal Pd, dalla civica Futura 2018 guidata dall’ex direttore de L’Adige, Paolo Ghezzi e dal movimento Unione per il Trentino fondato dall’ex Presidente provinciale Lorenzo Dellai. Le chance di vittoria del centrosinistra a trazione autonomista si infrangono tuttavia contro la frammentazione dell’area in quanto i partiti di sinistra hanno candidato Antonella Valer e, soprattutto, il Partito autonomista trentino tirolese (PATT), a fronte dell’indisponibilità degli altri partiti alla ricandidatura unitaria del proprio esponente Ugo Rossi, presidente provinciale uscente, ha deciso di tentare la corsa autonoma. Altro candidato molto quotato è il pentastellato Filippo Degasperi, già consigliere regionale e provinciale che dovrà cercare di mantenere il 20% conquistato dal M5S il 4 marzo. Concludono la lista di candidati una serie di politici più conosciuti a livello locale (Paolo Primon, candidato per la lista Popoli Liberi, erede del partito che negli anni Novanta lottò per la ricostituzione del Tirolo; per la lista Tre-Territorio Responsabilità Economia, l’ex consigliere comunale a Trento di An Roberto De Laurentis, ex presidente dell’Associazione Artigiani; per Autonomia dinamica, l’ex deputato Mauro Ottobre) e matricole come Filippo Castaldini di Casa Pound e Federico Monegaglia, candidato dalla lista sovranista Riconquistare l'Italia e il difensore della minoranza ladina, Ferruccio Chenetti.
Elezioni in Alto Adige
Il sistema elettorale per l’elezione del Presidente della provincia di Bolzano, invece, ricalca quello in vigore durante la Prima Repubblica, trattandosi di un proporzionale puro in cui ogni lista si presenta autonomamente e solo dopo il voto iniziano le trattative per designare il Presidente a maggioranza assoluta.
I residenti nella provincia di Bolzano potranno quindi votare per diversi partiti (per l’esattezza quattordici), a partire da quelli attivi a livello nazionale come il Movimento 5 Stelle, Forza Italia che fa capo localmente alla bolzanina Micaela Biancofiore, il Partito Democratico (per l’occasione alleato con diverse liste civiche), Fratelli d’Italia che si presenta congiuntamente alla civica L’Alto Adige nel cuore e Casa Pound.Un grande ruolo lo avranno i partiti attivi a livello locale come l’Svp, il partito che ha sempre espresso il Presidente della provincia, il Team Köllensperger guidato dall’ex consigliere pentastellato Köllensperger, gli autonomisti di destra già alleati della Lega Die Freiheitlichen guidati da Pius Leitner, gli indipendentisti di destra del Süd-Tiroler Freiheit di Eva Klotz e del Bürgerunion für Südtirol fondato dallo scissionista SDF Andreas Pöder. Chiudono il quadro, le due liste progressite denominate Sinistra unita e i Verdi e la civica formata da amministratori locali trasversali di lingua italiana, Noi Alto Adige Südtirol.
Il Commento di Nomos centro Studi Parlamentari
Le elezioni provinciali a Trento e Bolzano, molto probabilmente, saranno l’ennesimo capitolo dello spostamento delle preferenze politiche in atto negli ultimi anni in Italia, ma anche in Europa. In un territorio, che per decenni è stato precluso all’avanzata dei partiti di centrodestra, considerato la roccaforte rossa del Nordest in virtù dell’alleanza tra autonomisti e partiti di centrosinistra, potrebbe avvenire un clamoroso ribaltone.
Nella provincia di Trento, è sempre più probabile la débâcle della formula del centrosinistra autonomista a favore del successo del centrodestra a trazione salviniana che molto probabilmente vedrà il leghista Maurizio Fugatti come nuovo presidente della Provincia.
A Bolzano, non è invece in discussione il primato dell’Svp, anche se in termini meno perentori rispetto alle elezioni provinciali del 2013 in cui da solo sfiorò la maggioranza assoluta dei seggi. In questa tornata elettorale, in virtù del quasi certo arretramento del partito di Arno Kompatscher, sembra improbabile che gli storici alleati del Pd riescano ad andare in soccorso dei popolari sudtirolesi a causa dello scarso appeal dei dem. Sembra quindi profilarsi, un’inedita alleanza tra l’Svp e la Lega (obiettivo dichiarato di Matteo Salvini), data in grande crescita nei sondaggi, che potrebbe entrare per la prima volta a Palazzo Widmann dalla porta principale.
Una soluzione che, peraltro, potrebbe avere interessanti ripercussioni anche a livello nazionale, dato che al Senato i numeri traballanti della maggioranza potrebbero essere incrementati da qualche senatore eletto nelle liste autonomiste.
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