La conclusione della XVII legislatura
Con la fine del 2017 è arrivata anche la conclusione della XVII legislatura, che contrariamente alle previsioni, è durata cinque anni e si è contraddistinta per l’avvicendamento di tre differenti Presidenti del Consiglio e per un Referendum costituzionale bocciato da oltre il 60% degli elettori. I cinque anni sono stati caratterizzati dall’uscita dalla crisi economica e il Pil è passato dal -2,8% del 2013 all'1,5% nel 2017.
Dopo la decisione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di sciogliere le Camere, il 2018 si è aperto nel pieno di una nuova e più che complessa campagna elettorale. Le prossime elezioni politiche si terranno domenica 4 marzo assieme a quelle regionali di Lazio e Lombardia.
Mancano poco meno di 8 settimane al voto e i partiti sono già all’opera per la costruzione delle alleanze. I macro scenari sembrano ormai delineati: il Centro Destra, costituito da FI, Lega, Fratelli d’Italia e Noi per l’Italia, sfiderà una coalizione di Centro Sinistra il cui perno principale è rappresentato dal PD guidato da Matteo Renzi, il M5S e il neo partito Liberi e Uguali. Il cammino per la formazione delle coalizioni è ancora lungo e sono ancora molti i partiti, partitini e movimenti in cerca di una collocazione o di un apparentamento.
La Road Map
Quello che è certo è che i simboli dei partiti andranno depositati al Viminale tra il 19 e il 21 gennaio. Le liste dovranno essere presentate tra il 28 e il 29 gennaio. Dal trentesimo giorno prima della data delle elezioni potranno svolgersi i comizi e le riunioni di propaganda elettorale. Nei 15 giorni precedenti il voto è vietata la diffusione dei sondaggi.
All’indomani del voto
Dopo il voto, la prima seduta delle nuove Camere sarà convocata a venti giorni dalle elezioni, quindi il 23 marzo. Solo dopo l'elezione dei due presidenti di Camera e Senato e la costituzione dei gruppi parlamentari, sarà possibile, per il capo dello Stato, avviare le consultazioni per formare il nuovo Governo. L’attuale, guidato dal presidente del Consiglio uscente, Paolo Gentiloni, rimarrà in carica per il disbrigo degli affari correnti fino al giuramento di quello nuovo che, in caso di risultato chiaro alle elezioni, non potrà comunque entrare in carica prima di inizio aprile.
Sono in molti a sostenere che sarà una campagna elettorale molto complessa e che, difficilmente, si concluderà consegnando al Paese un vincitore in grado di governare autonomamente.
I meccanismi tendenzialmente proporzionali del nuovo sistema elettorale, il processo di frammentazione del sistema politico (in particolare dei partiti di centro sinistra), l’indisponibilità alle alleanze del M5S e l’accentuarsi del dualismo fra Berlusconi e Salvini saranno fattori determinanti per l’evolversi della prossima fase politica: quella della formazione di un nuovo Governo.
Secondo gli ultimi sondaggi, è probabile che il prossimo Esecutivo non sarà il frutto dell’esito del voto ma di un accordo post elettorale fra partiti prima contrapposti. Una fase che si annuncia complessa ma, soprattutto, non breve. All’indomani del voto, il Presidente della Repubblica dovrà decidere a chi affidare il mandato esplorativo per formare il nuovo Governo. Una decisione non scontata che potrebbe ricadere sul partito più votato o sulla coalizione di maggior successo.
Oggi appare difficile immaginare chi sarà il prossimo Presidente del Consiglio. Nel dibattito politico c’è già chi parla, in caso di fallimento, della possibilità di nuove elezioni prima della prossima legge di Bilancio. Nel frattempo, Paolo Gentiloni rimarrebbe in carica per gli affari correnti.
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Nota Road Map - 10 gennaio 2018