Domenica 21 gennaio è scaduto il termine per la presentazione, presso il Viminale, dei simboli elettorali in vista delle elezioni politiche del prossimo 4 marzo. Nel complesso, ne sono stati depositati 103 da parte di 98 partiti, un numero tutto sommato contenuto, visto che nel 2013 ne furono presentanti 219 e che nel 1993 furono addirittura 312.

Andando ad analizzare gli attori più importanti, sono due le principali coalizioni: quella di centro sinistra composta da cinque formazioni politiche: Partito Democratico, + Europa, Insieme, Civica Popolare e Svp-Patt e quella di centro destra composta da quattro partiti: Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia-Udc.

Tra gli altri partiti, che non si sono apparentati, è necessario ricordare il Movimento 5 Stelle guidato da Luigi Di Maio e Liberi e Uguali il cui candidato premier è Pietro Grasso.

Chiudono il cerchio quelle liste che, pur avendo un certo risalto mediatico, dovranno lottare fino alla fine per superare la fatidica soglia di sbarramento fissata al 3%: tra queste troviamo la lista di verdiniani Pri-Ala, la destra radicale di Casapound, la sinistra anticapitalista di Potere al popolo, il sempreverde Pensionati di Carlo Fatuzzo, il Popolo della Famiglia guidato da Mario Adinolfi, la lista Italia agli Italiani formata dall’alleanza tra Forza Nuova e Fiamma Tricolore e Energie per l’Italia di Stefano Parisi che non dovrà raccogliere le firme grazie al collegamento con Civici e Innovatori di Giovanni Monchiero.

Infine, come da tradizione, sono stati depositati alcuni simboli molto particolari che fanno riferimento a svariate tematiche. Tra i più interessanti troviamo: il Sacro Romano Impero Liberale Cattolico della giurista canonica ecclesiastica Mirella Cece, il “partito delle startup” 10 volte meglio, il movimento pro-scienza W la Fisica nato dall’idea del professor Marco Butta per raccogliere i voti degli italiani all’estero della circoscrizione Europa, il partito a vocazione “femminista” Partito delle Buone Maniere che punta a definire il “perimetro del corteggiamento” e il movimento mazziniano L’Italia di Mameli.

Centro Destra 

Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Noi con l’Italia

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Il centro destra si presenta alle elezioni 2018 con una coalizione formata da quattro liste: accanto ai tre partiti tradizionali, Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, si è aggiunta la cosiddetta “quarta gamba”, Noi con l’Italia.

All’interno della coalizione si prospetta, per la prima volta, una sfida per la leadership: da una parte, Forza Italia si presenta nel suo assetto classico, guidata da Silvio Berlusconi, dall’altra, Matteo Salvini ha addirittura cambiato nome al suo partito (Lega – Salvini Premier) per rilanciare la propria corsa alla leadership. Infatti, nonostante Berlusconi non sia candidabile (anche se in attesa della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che potrebbe rimetterlo in gioco come candidato premier), il Cavaliere sta conducendo la campagna elettorale da premier in pectore scatenando continue frizioni con Salvini che ambisce a diventare lui stesso premier. Stando ai patti, saranno gli elettori a risolvere la contesa: in caso di vittoria della coalizione di centro destra, sarà il partito più votato ad esprimere il Presidente del Consiglio.

I partner minori della coalizione di centro destra sono Fratelli d’Italia e Noi con l’Italia-Udc. Il partito guidato da Giorgia Meloni sta avendo un buon andamento nei sondaggi e, negli ultimi mesi, ha visto il “ritorno all’ovile” di Daniela Santanchè e, soprattutto, l’elezione di un proprio esponente, Nello Musumeci, come Governatore della Sicilia e la sempre più probabile candidatura unitaria di Fabio Rampelli alla guida di Regione Lazio.

SCENARIO: secondo gli ultimi sondaggi, la coalizione di centro destra è la sola ad avere la possibilità di raggiungere, in modo autonomo, la maggioranza assoluta dei seggi nelle due Camere. Il raggiungimento dell’obiettivo non è affatto scontato visto che, per ottenerlo, la coalizione dovrebbe superare il 40% dei voti.

Nel caso in cui la coalizione non vincesse, è probabile che le quattro liste seguano strade diverse. Sebbene non formalmente, Forza Italia sembra disponibile ad appoggiare un governo di larghe intese con il Pd, mentre Fratelli d’Italia e Lega sono fortemente contrarie.

Rimane sullo sfondo la possibilità di un appoggio della Lega ad un eventuale governo targato M5S, data la grande vicinanza dei due partiti su alcuni temi come Europa, pensioni e vaccini; mentre resta incerta la posizione di Noi con l’Italia-Udc soprattutto a causa dell’eterogeneità delle anime che la compongono.

Dal punto di vista della presenza in Parlamento, tutti i partiti sono dati sopra il 3%, quindi non dovrebbero avere problemi ad eleggere loro rappresentanti. 

Centro Sinistra 

Partito Democratico, +Europa, Civica Popolare, Insieme, Sudtiroler Volkspartei

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La coalizione di centro sinistra si presenta davanti al corpo elettorale con un’alleanza di cinque liste. Un ruolo centrale è giocato dal Partito Democratico che schiera in prima linea la stragrande maggioranza dei ministri degli ultimi due governi. Il leader della lista e candidato premier è Matteo Renzi. In appoggio al Pd, ci sono quattro liste: i liberal-europeisti di +Europa, i centristi di Civica Popolare, la lista di ispirazione ulivista Insieme e la lista unitaria formata dal Sudtiroler Volkspartei e dal Partito autonomista trentino tirolese.

Nel Partito Democratico sono diversi i nodi da sciogliere. Per prima cosa, le prossime elezioni politiche saranno il definitivo banco di prova della leadership di Matteo Renzi: in caso di un risultato negativo, al di sotto dei voti conquistati da Bersani nel 2013 (25,43%), l’ex sindaco di Firenze potrebbe perdere l’appoggio di alcune correnti, come AreaDem, con conseguenze imprevedibili che vanno dall’elezione di un nuovo segretario finanche alla dissoluzione del Pd.

Passando agli alleati minori, la lista +Europa, guidata da Emma Bonino e dal sottosegretario agli esteri Benedetto Della Vedova, nasce dall’alleanza tra Radicali Italiani, Forza Europa e Centro Democratico di Bruno Tabacci. Quest’ultimo ha avuto un ruolo decisivo nel permettere alla Bonino di presentarsi alle elezioni senza dover passare dalle forche caudine della raccolta firme.

Civica Popolare, guidata da Beatrice Lorenzin è la lista nata dalla confluenza di diversi partiti: una parte di Alternativa Popolare, Italia dei Valori di Ignazio Messina, Centristi per l’Europa di Pierferdinando Casini e del ministro Gian Luca Galletti, Italia è Popolare di De Mita, Democrazia Solidale del vice ministro Andrea Oliviero e diverse liste regionali come Unione per il Trentino di Lorenzo Dellai.

La lista ulivista Insieme nasce dall’accordo tra tre forze di centro sinistra, il Partito Socialista Italiano del viceministro Riccardo Nencini, i Verdi di Angelo Bonelli e Area Civica, formata dagli esponenti prodiani guidati da Giulio Santagata. Completa la coalizione la lista unitaria dei popolari sudtirolesi e degli autonomisti trentini formata dai partiti Svp e Patt. La lista si presenterà solamente in Trentino-Alto Adige con l’obiettivo di conquistare il maggior numero di collegi, soprattutto quelli uninominali (6 per la Camera e 6 per il Senato).

SCENARIO: la coalizione di centro sinistra è molto sbilanciata nei rapporti di forza. Secondo i sondaggi, il Pd potrebbe raccoglie il 24-27% delle preferenze, mentre non è certo che le altre formazioni (ad eccezione di Svp e Patt) riescano tutte a superare la soglia di sbarramento del 3%. Quindi, l’obiettivo primario è superare l’1% per far sì che i loro voti possano contribuire al risultato della coalizione. In questo scenario, diventano centrali, per la tenuta della coalizione, gli accordi sui candidati comuni nei collegi uninominali.

Una situazione non facile per il Pd che, complice l’atteso calo elettorale, la scomparsa del premio di maggioranza, unita alla necessità di tenere unita la coalizione, subirà una netta diminuzione dei propri parlamentari eletti. In casa dem è già partita la lotta per la ricandidatura in collegi sicuri e come capolista nei listini proporzionali. Candidature che dovranno essere suddivisi tra maggioranza, minoranza interna e nuovi candidati espressione della società civile e del territorio.

Al momento sembra difficile che il centro sinistra possa vincere le prossime elezioni. Ma, a differenza del centro destra, i partiti che lo compongono sembrano tutti disponibili a sostenere un Governo di larghe intese, magari, guidato nuovamente da Paolo Gentiloni.

Movimento 5 Stelle 

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Come accaduto alle elezioni politiche del 2013, il Movimento 5 Stelle non si è alleato con nessun altro partito. Nonostante ciò, ci sono alcuni fattori di novità: per prima cosa, è stato incoronato, tramite un voto on-line, Luigi Di Maio come leader politico del partito e candidato premier del movimento. Inoltre, anche grazie al nuovo regolamento interno, il non statuto, i pentastellati hanno aperto le proprie parlamentarie a candidati simpatizzanti ma non iscritti al partito.

Questa apertura ha portato ad oltre 10mila candidati alle Parlamentarie 2018 per la composizione dei listini bloccati nei collegi plurinominali. Oltre a questo, restano sullo sfondo le decisioni di Beppe Grillo e Alessandro Di Battista. Il ruolo del comico genovese non è ben chiaro, ma sembra diretto a disimpegnarsi sempre di più delle attività politiche del movimento, fungendo, più che altro, da garante.

SCENARIO: il Movimento 5 Stelle punta direttamente a vincere le elezioni. Un obiettivo ambizioso che, al momento, sembra difficile da raggiungere. Quello che è certo è che i pentastellati puntino a divenire il primo partito del Paese e soprattutto il gruppo parlamentare più numeroso in entrambe le Camere.

Un risultato che potrebbe spingere il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad affidare il mandato esplorativo a Luigi Di Maio, al quale poi sarà demandata la responsabilità di trovare una maggioranza in Parlamento.

Nel caso in cui si presentasse una simile eventualità, il Movimento 5 Stelle ha già dichiarato che non si alleerà con nessun’altro partito e che proporrà direttamente in Parlamento agli altri partiti di condividere il proprio programma. Una possibilità che tiene aperti i rapporti con la Lega e Liberi e Uguali. Entrambi i partiti, nelle scorse settimane, si sono dimostrati molto dialoganti con il partito di Grillo.

Liberi e Uguali 

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I partiti a sinistra del Partito Democratico e critici verso la leadership di Matteo Renzi si sono organizzati dando vita ad un nuovo soggetto politico chiamato Liberi e Uguali. Il cartello elettorale è formato da Articolo Uno – Movimento Democratico e Progressista costituito dai fuoriusciti del Pd e diretto da Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema e Roberto Speranza, Possibile che fa capo Pippo Civati e Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni e Loredana De Petris.

A LeU hanno aderito a titolo personale, l’ex Pd Antonio Bassolino e i presidenti delle Camere, Laura Boldrini e Piero Grasso. Ed è proprio sul nome della seconda carica dello Stato e Procuratore nazionale antimafia Grasso che le varie anime del partito hanno trovato la quadra, indicandolo come leader politico e candidato premier. 

SCENARIO: la decisione di non allearsi alla coalizione di centro sinistra, guidata dal Partito Democratico di Matteo Renzi, sembra dettata da una fortissima inconciliabilità di vedute e da rapporti personali ormai profondamenti logorati. Una decisione che rende impossibile al nuovo partito di poter vincere le elezioni ma anche di risultare determinante per un buon risultato del centro sinistra.

Ad oggi, i sondaggi danno Liberi e Uguali stabilmente sopra il 5%. Le prospettive più rosee riguardano la vittoria in qualche collegio uninominale, soprattutto nella Zona Rossa a discapito del Pd.

Nelle intenzioni di Grasso, LeU potrebbe essere disponibile ad appoggiare un esecutivo pentastellato guidato da Luigi Di Maio, mentre, sicuramente, non ci sarà un’alleanza post elettorale con il Pd salvo il caso in cui a guidarlo non sia Matteo Renzi.

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Nota Elezioni 2018 le principali liste e coalizioni - 23 gennaio 2018