In questi ultimi anni, è cresciuto notevolmente l’impatto delle elezioni locali nel dibattito pubblico soprattutto alla luce della “valenza nazionale” che i vari leader dei partiti assegnano a questo tipo di consultazioni elettorali. Questo è accauto nelle recenti elezioni regionali in Lombardia e Lazio ma anche in quelle in Molise e in Friuli Venezia-Giulia. Questultime due, tenutesi rispettivamente il 22 e il 29 aprile 2018, hanno indirizzato il dibattito pubblico durante il periodo delle consultazioni per la formazione del nuovo governo. Alla luce di questa tendenza, oramai consolidata, è utile fare una panoramica dei prossimi appuntamenti elettorali che culmineranno con le elezioni europee della primavera 2019, al netto di un ritorno anticipato alle urne.
Le elezioni regionali 2018-2019
Nel giro di all’incirca un anno saranno otto le Regioni che andranno al voto per il rinnovo del Consiglio Regionale e l’elezione del Presidente di Regione. Tra queste, Valle d’Aosta e Basilicata nel 2018, mentre Abruzzo, Calabria, Emilia-Romagna, Piemonte, Sardegna e Trentino-Alto Adige nel 2019. Le giunte uscenti di tutte le regioni interessate sono sostenute da maggioranza di centrosinistra, con la parziale eccezione delle regioni a statuto speciale Valle d’Aosta e Trentino-Alto Adige che inglobano al loro interno una forte componente autonomista.
La prima regione che si recherà alle urne è la Valle d’Aosta il 20 maggio 2018. La riconferma del fronte autonomista progressista sembra la più scontata anche se permangono dei dubbi visto che le elezioni del 4 marzo hanno certificato la quasi perfetta tripolarità politica della regione, che si è sostanziata nelle vittorie di misura nei collegi uninominali sia alla Camera sia al Senato del candidato del M5S e di quello appoggiato dagli autonomisti dell’Union Valdôtaine e dal Pd.
In seconda battuta, sarà la Basilicata a recarsi alle urne. La regione lucana, nel corso della Seconda Repubblica, è sempre stata considerata un feudo rosso, una tradizione che è venuta meno alle ultime elezioni politiche quando il M5S si è classificato primo partito con più del 44% dei voti e la Lega è riuscita ad eleggere per la prima volta nella storia un senatore. Le prossime elezioni regionali, che si terranno nell’autunno 2018, saranno quindi un test molto importante per il centrosinistra che dovrà cercare la riconferma dell’attuale Presidente Marcello Pittella contro l’avanzata di centrodestra e M5S.
Alla luce del trend elettorale delle ultime elezioni politiche, il 2019 sarà interessante, oltre che per l’attesa della prima regione guidata dal Movimento 5 Stelle, soprattutto per quanto riguarda la strategia del centrodestra guidato da Matteo Salvini. Il leader milanese proverà a conquistare tutto il Nord puntando, per prima cosa, a riportare un leghista sullo scranno più alto del Palazzo della Regione di Torino per la prima volta dopo l’esperienza di Roberto Cota conclusasi anzitempo nel 2014.
Le elezioni amministrative 2018
Le elezioni comunali 2018 per l'elezione diretta dei sindaci, dei consigli comunali, e dei consigli circoscrizionali si terranno il 10 giugno nelle regioni a statuto ordinario, in Sardegna e in Sicilia, per il turno di ballottaggio si tornerà a votare il 24 giugno. Complessivamente, considerando tutte le regioni, sono interessati gli elettori di 772 comuni, di cui 110 sopra i 15.000 abitanti (per la provincia di Trento la soglia è data dai 3.000 abitanti) e 662 con una popolazione sotto questa soglia.
In Friuli Venezia Giulia si è votato il 29 aprile in concomitanza con le elezioni regionali. I comuni della Valle d'Aosta andranno invece al voto il 20 maggio in accoppiata con le regionali. Nei comuni del Trentino-Alto Adige si andrà alle urne il 27 maggio.
Tra i comuni al voto sono presenti 21 capoluoghi di provincia ed uno di regione: tra questi, diciassette sono retti da un’amministrazione di centrosinistra, mentre i restanti quattro sono governati rispettivamente dal centrodestra (Teramo e Trapani), da una coalizione di sinistra (Messina) e Movimento 5 Stelle (Ragusa).
In Friuli Venezia-Giulia il primo turno delle elezioni amministrative si è svolto in aprile in contemporanea alle Regionali che hanno visto la vittoria del centrodestra e l’elezione a Presidente di Massimilano Fedriga. In particolare ad Udine, amministrata negli ultimi dieci anni dal centrosinistra, il primo turno si è concluso con un nulla di fatto: servirà il ballottaggio del 13 maggio per scegliere il sindaco. Per il momento il candidato della Lega Pietro Fontanini, sostenuto da tutto il centrodestra, è in vantaggio con il 41,5% dei voti sul vicesindaco uscente Vincenzo Martines del Partito Democratico (35,9%), sostenuto da una vasta coalizione che prevede anche i partiti di sinistra.
Passando alle città al voto il 10 giugno, notiamo una differenza in base alla geografia del voto. Al Nord, la sfida sarà principalmente tra centrodestra e centrosinistra: in particolare in Veneto, il centrosinistra si trova davanti a due situazioni diverse: a Treviso punta alla riconferma di Giovanni Manildo, che cinque anni fa mise fine al regno di Giancarlo Gentilini, mentre a Vicenza sarà Otello Dalla Rosa il candidato del centrosinistra. Il centrodestra si presenta unito e risponde candidando Francesco Rucco a Vicenza e Mario Conte a Treviso con l’appoggio anche di una lista che fa riferimento diretto a Luca Zaia e Giancarlo Gentilini.
In Lombardia, infine, sarà importante vedere il risultato di Brescia, in cui il centrosinistra si presenta unito a sostegno di Emilio Del Bono che verrà sfidato dall’ex consigliera comunale leghista Paola Vilardi appoggiata da tutto il centrodestra. In uno scenario di questo tipo, è possibile che le elezioni locali vengano influenzate dalla probabile nascita di un governo Lega – M5S. Se, come sembra, il governo Salvini-Di Maio dovesse effettivamente concretizzarsi, è possibile che i candidati leghisti beneficino al secondo turno dell’appoggio di parte dei voti grillini.
Ritornando al Movimento 5 Stelle, non ci si aspetta una grossa affermazione, al netto di sorprese, a causa delle storiche sofferenze elettorali nelle competizioni elettorali a livello locale. Al Sud, dove alle elezioni politiche i pentastellati hanno ottuto risultati quasi sempre oltre il 35% dei voti, sarà interessare vedere la loro tenuta in Sardegna, Puglia, ma soprattutto in Sicilia ed in particolare a Ragusa dove il sindaco uscente Federico Piccitto non si è ricandidado, costringendo il M5S a virare sull’attuale presidente del Consiglio Comunale, Antonio Tringali.
Le elezioni amministrative 2019
Passando ai comuni che si recheranno alle urne nel 2019 per eleggere il nuovo sindaco, non è possibile avere ad oggi il numero definitivo degli enti interessati, però, è possibile fare delle previsioni a partire dagli enti che hanno rinnovato i loro organi politici nel 2014.
Si tratta di 25 capoluoghi, cui 7 di regione e 19 di provincia. La stragrande maggioranza delle amministrazioni interessate è retta da maggioranze di partiti e liste di centrosinistra (18), mentre i comuni amministrati dal centrodestra sono 6. Solo a Livorono il Movimento 5 Stelle esprime il primo cittadino.
Dei sette capoluoghi di regione 4 sono governati dal centrosinistra (L’Aquila, Campobasso, Bari e Firenze) e 3 dal centrodestra (Potenza, Catanzaro e Perugia).
Di particolare interesse saranno le elezioni comunali in Emilia Romagna dove bisognerà vedere la capacità di tenuta del centrosinistra nei 5 capolouoghi (Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Forlì e Cesena) nonostante la fortissima pressione della Lega e soprattutto del Movimento 5 Stelle.
Le elezioni europee 2019
Passando ai comuni che si recheranno alle urne nel 2019 per eleggere il nuovo sindaco, non è possibile avere ad oggi il numero definitivo degli enti interessati, però, è possibile fare delle previsioni a partire dagli enti che hanno rinnovato i loro organi politici nel 2014.
Si tratta di 25 capoluoghi, cui 7 di regione e 19 di provincia. La stragrande maggioranza delle amministrazioni interessate è retta da maggioranze di partiti e liste di centrosinistra (18), mentre i comuni amministrati dal centrodestra sono 6. Solo a Livorono il Movimento 5 Stelle esprime il primo cittadino.
Dei sette capoluoghi di regione 4 sono governati dal centrosinistra (L’Aquila, Campobasso, Bari e Firenze) e 3 dal centrodestra (Potenza, Catanzaro e Perugia).
Di particolare interesse saranno le elezioni comunali in Emilia Romagna dove bisognerà vedere la capacità di tenuta del centrosinistra nei 5 capoluoghi (Modena, Reggio Emilia, Ferrara, Forlì e Cesena) nonostante la fortissima pressione della Lega e soprattutto del Movimento 5 Stelle.
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